PersonAtelier
Contattaci
  • Home
  • Vision & dintorni
    • Mission
    • Manifesto
    • A chi è rivolto
  • Servizi
    • Conosci te stesso
    • Dai Forma e Colore al tuo Stile®
    • Sfodera la tua immagine
  • Negozio
    • Gli spazi
    • I Capi PersonAtelier
    • Il Pronto Moda
    • Bijoux e Pochette
    • Borse e zaini
    • Quaderni
  • Chi sono
  • Blog
  • Sperimentiamo!
  • Archivio iniziative
  • New
  • Foto Gallery
  • Dicono... Diciamo
  • Contatti
  • Materiale

Fatti di parole

5/6/2020

0 Commenti

 
Foto
In un articolo di Paolo Borzacchiello «Comunicazione interpersonale dopo la pandemia» sul Sole 24 ore ho trovato interessanti riflessioni sul ruolo delle parole che usiamo e dell'abbigliamento nelle nostre interazioni, ai tempi della pandemia, e di come l' embodied cognition e l'enclothed cognition possano aiutarci da un lato a spiegare determinati fenomeni, dall'altro a gestirli.
Ad esempio l'autore cita la comunicazione capo collaboratore, oggi così mediata dal mezzo digitale, e la possibilità di migliorarla attraverso le metafore della cognizione incarnata che ci insegna che il nostro cervello trasforma le parole in sensazioni.
Nell’articolo l’autore riporta la seguente casistica “dire a un collaboratore, ad esempio, che noi lo accompagneremo passo-passo in questo percorso di ripresa e che gli saremo vicini, sempre pronti a tendergli la mano, attiva nel suo cervello specifiche aree e altrettanto specifiche reazioni fisiologiche, proprio come se quella mano noi gliela tendessimo davvero”.

Da questo ragionamento ne deriva, seguendo gli spunti della cognizione incarnata, che per il grande uso che stiamo facendo del lavoro da casa, dove visivamente quello che abbiamo costantemente sotto gli occhi sono monitor e devices e per il fatto che quando andiamo nei negozi o presso uffici abbiamo sotto gli occhi divisori, pannelli, totem di sanificatori, abbiamo bisogno di oggetti e di metafore linguistiche che facciano da alter ego e bilancino la situazione.
A proposito di parole l’autore nell’articolo suggerisce termini quali: solide fondamenta, caloroso benvenuto, stabilità, duraturo, consistente.  
A proposito di oggetti, un’amica e collega mi ha segnalato un’azienda, Flowmarket, che ha creato dei prodotti con stampata una specifica parola, per materializzare i nostri bisogni più intangibili e servire da ispirazione per la riflessione e il miglioramento, per i proprietari e l'ambiente circostante.
Durante la pandemia ha creato una speciale collezione con parole ad hoc per stimolare un clima più favorevole, la trovi qui.

Ma non sono solo monitor, pannelli, sanificatori i protagonisti del nostro ambiente, noi stessi quotidianamente indossiamo mascherine e guanti. Sempre nell’articolo del Sole 24 ore, l’autore porta a riflettere sulle sensazioni di diffidenza, insicurezza e sui ricordi di strutture sanitarie e di malattia che attivano con effetti sulle relazioni sociali.
Questo fenomeno ormai iniziamo a conoscerlo ha il nome di enclothed cognition e riguarda l'effetto degli abiti sul nostro comportamento ed è per questo la utilizzo come logica nel confezionamento degli abiti (ne parlo anche qui).
A giudicare dalla larga diffusione di mascherine di diverse fogge e colori mi viene da dire che il commercio dell’abbigliamento contribuisca a riequilibrare la situazione rendendo più leggero, giocoso e anche un po’ fashion l’obbligo imposto.
​
Per concludere ritengo che lo strumento che possa sostenerci nel prosieguo di questo periodo, e che per me è lo stesso che rende la mia qualità della vita migliore riguarda le parole, da scegliere consapevolmente e con cura per dar voce ai pensieri, agli oggetti dei propri ambienti e ai vestiti del proprio guardaroba.

Approfondimento
Comunicazione interpersonale dopo la pandemia di Paolo Borzacchiello su Il Sole 24 ore
0 Commenti

L'algebra cognitiva e la rivincita della ciabatta

1/5/2020

0 Commenti

 
Foto
Mai come in questo periodo abbiamo sperimentato il lavoro da casa, ci viene richiesto di adattare le nostre abitazioni e i nostri abiti a nuove routine.
Ci si alza la mattina non più preparandosi per varcare la soglia di casa, bensì per varcare altri ambienti connettendosi tramite conference call facendo arrivare la propria immagine a blocchi e rare volte nella sua completezza.
Mi sono chiesta allora come ci viene naturale comportarci nella scelta dell’abbigliamento e se ci curiamo da capo a piedi.
Alcuni di noi avranno bisogno di vestirsi di tutto punto per iniziare la giornata, indipendentemente che siano previste o meno attività di interazione via web, altri cureranno eventualmente solo la porzione visibile in caso di contatto web, poi a seconda del livello di confidenza, della relazione, della tipologia di attività sarà curato il grado di formalità dell’abbigliamento.
Quello che mi colpisce è che anche quando ci vestiamo di tutto punto, c’è un confine che pochi varcano: la scarpa!
In pubblico, in generale, facciamo fatica a togliercele e a casa, parlo sempre in generale, facciamo fatica a metterle.
Credo che sia di molti la sensazione di stranezza nell’indossare giacca (o comunque un abbigliamento formale) e ciabatta insieme.
C’è una spiegazione neuro-scientifica per questo, si chiama algebra cognitiva che è quel particolare modo di funzionare del nostro cervello che: somma tutte le informazioni che creano coerenza con una situazione e sottrae i segnali contraddittori per arrivare ad una visione complessiva.
Di solito ci vestiamo “per uscire” e teniamo le ciabatte il tempo necessario per prepararci, il nostro cervello si aspetta che dopo esserci prepararti per benino, magari mettendo anche il make-up, i bijoux e un po’ di profumo arrivi il momento della scarpa, invece, in questo periodo, lei sfugge a questa logica.
Spinta dalla curiosità mi sono confrontata con amici e colleghi e ho posto questa domanda a una quindicina di persone chiedendo: “durante i collegamenti web che fai in questi giorni quando ti vesti in modo più formale hai le scarpe o le ciabatte”? Le risposte arrivavano una dopo l’altra: ciabatte, ciabatte, ciabatte….
Come è presumibile che sia la risposta è stata: beh nessuno vede se ho le scarpe o le ciabatte…. certamente lo comprendo e poi è una questione di igiene hanno detto in molti, comprendo anche questo.
In questi giorni anche io lavoro parecchio via web ma il contesto è informale, non ho la necessità di mettere la “giacca”, una blusa, un pullover, un paio di jeans vanno benissimo e il fatto di stare scalza non mi crea problemi, mentre devo dire che se indosso le mie pantofolone morbide verdi, noto che quando sono connessa e abbasso gli occhi mi viene da ritrarre i piedi, quasi a nasconderli, lo so non le vede nessuno ma il mio cervello reagisce.
Ho allora fatto una piccolo esperimento tenendo per  un’intera giornata le scarpe, una specie di mocassino comodo, la sensazione principale è stata di stranezza a muovermi in casa con le scarpe, forse un po’ per l’igiene, un po’ il sentire il piede chiuso, nella pausa pranzo mi sono sorpresa a mettermi le ciabattone verdi  e quando abbassavo gli occhi  ed ero collegata e indossavo i mocassini non ritraevo i piedi, arrivata a fine giornata mi sono tolta le scarpe e la sensazione è stata come se davvero avessi finito di lavorare, di essere in un altro spazio.
In definitiva usare le scarpe mi ha permesso di “rientrare” a casa dopo una giornata di lavoro.
Questi fenomeni vanno sotto il nome di embodied cognition (cognizione incarnata - ne ho parlato anche qui) che ci spiega come il corpo pensi, tragga delle conclusioni, ci faccia agire e ci condizioni.
Nel fatto di non mettere le scarpe in casa oltre ai fattori igienici che fanno la loro parte, vince secondo me la coerenza nell’algebra cognitiva che vede la casa come il privato, come il luogo di espressione di sé, di libertà, relax e comfort, che ci fa dire: ok posso arrivare fino ad un certo punto ma questo è troppo e non serve.
L’esperimento mi ha fatto capire che forse invece a qualcosa serve, ad esempio a creare una coerenza diversa, dando più spessore alla sfera lavorativa, a creare un confine tra dentro e fuori che diversamente, in questi giorni che siamo sempre dentro a lavorare, è precluso, a creare dei break intermedi godendone di più (l’esempio della pausa pranzo).
In definitiva c’è qualcosa di giusto o sbagliato in tutto questo, naturalmente no, ci sono diverse modalità di funzionamento che hanno priorità diverse e come sempre secondo me l’importante è conoscere le proprie di momento in momento.
0 Commenti

Sotto l’influsso del corpo tra profumi, ambienti e Colori

27/3/2020

0 Commenti

 
Foto
In una concezione classica (Cartesio docet) siamo stati abituati a pensare che mente e corpo siano due entità distinte e che i pensieri siano formulati dalla mente in totale indipendenza dal nostro corpo.
La teoria dell’embodied cognition (cognizione incarnata) ci spiega invece che il cervello non è l’unica nostra risorsa cognitiva, anche il corpo pensa, trae delle conclusioni e ci fa agire.
Questa teoria promuove l’idea che le sensazioni fisiche percepite dal corpo (temperatura, consistenza, peso, suono, sapore, odore) ci influenzino facendoci comportare in modi che a livello consapevole spesso non ci sappiamo spiegare.
Qui di seguito racconto alcuni di questi meccanismi per utilizzarli a nostro vantaggio in un periodo come questo nel quale gli stimoli sono ridotti e le nostre esperienze sono tutte vissute in unico ambiente.

Gli aromi che stimolano benessere ed efficacia
Numerosi studi hanno dimostrato che in presenza di odori gradevoli le persone erano più inclini a soffermarsi nei luoghi e dimostravano un atteggiamento più conciliante valutando l’esperienza come più piacevole.
Tips per la tua quotidianità:
  • Se vuoi rendere più piacevole lo stare in casa utilizza nei tuoi ambienti aromi che ti piacciono.
  • Se devi lavorare o studiare considera che diversi studi hanno dimostrato che sono in particolare menta e cannella a stimolare memoria, attenzione, riducono la percezione di difficoltà di un compito e aumentano la performance.
  • Se vuoi creare un ambiente positivo e collaborativo elevando gli animi il profumo di prodotti appena sfornati ha questo tipo di effetto.
  • Se vuoi stimolare a mantenere l’ambiente pulito utilizza aromi agrumati che esortano verso comportamenti di pulizia.
 
Gli spazi abitativi per la tua performance
La disposizione degli spazi e la nostra occupazione degli stessi influisce sulla concentrazione e sulla produttività, in generale gli studi sul tema hanno dimostrato che rimanere nello stesso ambiente durante lo svolgimento di un compito aumenta la nostra efficacia, questo si spiega con il fatto che percepiamo un certo spazio come un “evento” e fin quando siamo all’interno di quel perimetro le idee e le attività che compiamo sono collegate tra loro, quando invece ci spostiamo, ad esempio passando attraverso una porta o superando i confini tra una stanza e un’altra tendiamo a ridurre la concentrazione la capacità di memoria e in generale l’efficacia.
Tips per la tua quotidianità:
  • Se lavori o studi, scegli un ambiente nel quale fermarti (potendoti comunque muovere all’interno) per l’intera durata dell’attività questo favorirà il tuo stare immerso nel tuo lavoro/studio.
 
Strategie di distacco dalle tue preoccupazioni
Alcuni studiosi hanno dimostrato che se i pensieri che ci preoccupano sono vissuti come oggetti e sensazioni fisiche allora si può agire concretamente su di essi. Questi studiosi hanno chiesto a degli studenti di scrivere le proprie preoccupazioni su un foglio, ad un gruppo fu chiesto poi di cestinarlo e ad un altro di tenerlo con sé, chi l’aveva buttato sentiva le preoccupazioni più lontane.
Tips per la tua quotidianità:
  • Metti per scritto, su un foglio, le tue preoccupazioni, dopo di che butta il foglio o brucialo, il fatto di spostare le preoccupazioni verso l'esterno su un foglio ti aiuterà a renderle simili ad oggetti con la possibilità di disfartene.
  • Metti per scritto ciò che ti fa stare bene: possono essere pensieri positivi, progetti, idee e conservali in un posto che ti consenta di averli sotto lo sguardo per trarne beneficio tramite il richiamo del ricordo.
 
 Colori e profumi e la beauty routine ti rende felice
Il make-up sul viso si vede nel riflesso (di uno specchio o del feedback di qualcun altro), i suoi effetti di benessere sono quindi indiretti. Della cura delle mani, con uno smalto, si può invece godere direttamente, semplicemente abbassando lo sguardo, lo stesso dicasi dell’utilizzo di un profumo, si tratta in entrambe i casi di situazioni che offrono stimoli visivi (colore) e olfattivi (profumo) costanti al nostro cervello: spostando lo sguardo per un momento potrai trovare una piacevole distrazione.
Tips per la tua quotidianità:
  • Privilegia l’utilizzo di creme, profumi e smalto nella tua beauty routine quotidiana che producono effetti tattili, visivi e olfattivi di cui puoi beneficiare direttamente.
  • A seconda del tuo bisogno e del tuo gusto scegli colori più brillanti, pastellosi o neutri nella manicure e profumi più freschi o legnosi.
 
Se l’argomento ti interessa e vuoi approfondire, ti consiglio queste letture:
Perché Einstein non portava i calzini, C. Ankowitsh, Vallardi.
I segreti dell’intelligenza corporea, M. Pacori, Sperling & Kupfer.
0 Commenti

L’evoluzione (biologica) non guarda all’estetica: riflessioni sul rapporto mente e corpo

27/6/2019

0 Commenti

 
Foto
Qualche giorno fa sul canale youtube di Repubblica ho visto un video, a cura di Sofia Gadici, che mi ha molto colpito, che titolava così “L'uomo nel 2100: come la tecnologia cambierà il nostro corpo”.
Sulla base di alcuni studi, l'azienda Maple Holistics ha ideato dei modelli che rappresentano una possibile evoluzione fisica degli uomini causata dall'uso prolungato dei dispositivi tecnologici. In questo filmato il cambiamento viene descritto nei termini di: schiena curva, con muscoli del collo più sviluppati per compensare la cattiva postura data dalle spalle piegate, mani ad artiglio e gomiti piegati a causa dei lunghi periodi trascorsi usando lo smartphone, ma il cambiamento più incredibile potrebbe riguardare i nostri occhi occhi dotati di una seconda palpebra per filtrare la luce eccessiva emessa dai dispositivi tecnologici, a questo link puoi vedere il contributo video.

Mi sono chiesta se questa possa dirsi evoluzione? E mi sono risposta, che in un certo senso sì lo è, perché la natura fa il suo corso, il suo compito è quello di renderci più efficaci ed armonici nell’ambiente in cui ci muoviamo, la sua indole adattiva la porta a modificarsi e modificarci per consentire protezione, resistenza e performance ragionando in un’ottica di funzionalità più che di estetica. Quindi dal punto di vista adattivo se questo è il mondo che stiamo costruendo la natura ci renderà più adatti.
Il punto allora secondo me diventa: come garantirci la possibilità che il nostro cambiamento sia “evolutivo” nel senso di modificarsi in meglio in accordo con diverse sfere, non solo quella adattiva, ma quella estetica, spirituale, culturale, etc.
Beh qui il discorso si fa interessante e molto complesso, ma credo si possa convergere nel pensare che la mente abbia un ruolo fondamentale, insieme allo spirito e alle nostre emozioni. Se queste dimensioni ci orientassero in maniera intensa e profonda anziché a chiuderci in una relazione con un dispositivo tecnologico, ad aprirci ad una relazione con la natura e con gli altri come reagirebbe e si modificherebbe il nostro corpo?

Ne deriva che le nostre menti cambiano i nostri corpi, la tecnologia, che è un derivato dell’ideatività delle nostre menti, cambia i nostri corpi, ma il nostro corpo può cambiare le nostre menti?
Da quest’ultima domanda partì A. Cuddy per sviluppare i suoi studi diventando famosa per le sue power pose  per accrescere l’autostima, la sicurezza e affrontare così sfide difficili.
Questa disciplina prende il nome di “embodied cognition”, in italiano cognizione incarnata, che restituisce al corpo un ruolo da protagonista o almeno co-protagonista insieme alla mente nella costruzione della conoscenza del mondo e nell’interazione con esso.
Il corpo non è quindi da considerarsi in balia dei pensieri ma può modificarli attivamente. Ad esempio si è constatato, attraverso numerosi esperimenti, che: camminare con una falcata ampia, energica e con mento sollevato infonde orgoglio, caparbietà, stoicismo (mentre la postura curva porta a scoraggiarsi, cattivo umore e basso livello di energia); contrarre la muscolatura influenza la volontà, ad esempio stringere i pugni aumenta la tenacia, aprire le braccia in segno di vittoria, stimola la produzione di testosterone e riduce i livelli di cortisolo dando maggiore sicurezza e forza.

In definitiva credo che sia molto utile ragionare nei termini proposti nel filmato da cui sono partita, vale a dire: come la tecnologia/la mente cambia il nostro corpo, e allo stesso tempo è molto utile chiederci come possiamo usare il nostro corpo per rendere più efficace ed “ecologica” (adatta alla nostra vita e al nostro benessere) la mente?
La risposta è secondo me trovando nella quotidianità abitudini che ci sostengano e ci rinforzino a partire dalla scelta delle parole che usiamo, delle posture che adottiamo e degli abiti che indossiamo, in questo post trovi qualche spunto per trovare nuove abitudini per la tua evoluzione.

Buon lavoro!

Se ti va di approfondire il tema dell’evoluzione e della cognizione incarnata  qui trovi alcuni testi/link utili:
Mindy, How Technology Affects Our Bodies
Il potere emotivo dei gesti Sperling & Kupfer
Ted Amy Cuddy
Perché Einstein non portava i calzini
I segreti dell’intelligenza corporea












0 Commenti

    Archivi

    Gennaio 2021
    Dicembre 2020
    Novembre 2020
    Ottobre 2020
    Settembre 2020
    Agosto 2020
    Luglio 2020
    Giugno 2020
    Maggio 2020
    Aprile 2020
    Marzo 2020
    Febbraio 2020
    Gennaio 2020
    Dicembre 2019
    Novembre 2019
    Ottobre 2019
    Settembre 2019
    Agosto 2019
    Luglio 2019
    Giugno 2019
    Maggio 2019
    Aprile 2019
    Marzo 2019
    Febbraio 2019

    Categorie

    Tutto
    3 R Poteri Dell'abito
    Abbigliamento
    Abito
    Armadio
    Armocromia
    Autunno
    Brand Abbigliamento
    Brand Moda
    Cambiamento
    Colore
    Comunicazione
    Corpo
    Dai Forma E Colore Al Tuo Stile
    Daimon
    Decluttering
    Embodied Cognition
    Enclothed Cognition
    Estate
    Fashion Week
    Forme
    Futuro
    Guardaroba
    Habitus
    Identità
    Immaginazione
    Intelligenza Artificiale
    Inverno
    Lessico Dell'Abbigliamento
    Linguaggio Positivo
    Mente
    Mettersi Addosso
    Moda
    Pensiero
    Poteri Dell'abito
    Primavera
    Psicologia Colore
    Psicologia Dell'Abbigliamento
    Psicologia E Abbigliamento
    Psicologia E Moda
    Psicologia Moda
    Sé
    Serendipity
    Stagioni Interne
    Stile
    Swap Party
    Talenti
    Talento
    Vestirsi
    Vision

    Feed RSS

Fornito da Crea il tuo sito web unico con modelli personalizzabili.