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Progettarsi: futuro-Presente a/r

28/8/2019

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Ormai è risaputo settembre è il mese che fa da spartiacque tra la prima metà dell'anno e la seconda che già strizza l'occhio all'anno successivo, per questo è periodo di pianificazione, organizzazione e nuovi inizi.
É un momento propizio per pensare al proprio futuro ma non tanto in termini, secondo me, di pianificazione, quanto di progettazione.
Ti chiederai dove stia la differenza. Ecco quella che vedo: progettare presuppone l'azione di proiettarsi, l'etimologia della parola deriva dal “gettare avanti”, mentre pianificare presuppone l'azione del discernimento, l'etimologia deriva da “fare piano”, “ponderare con calma il da farsi futuro”.
La pianificazione dunque viene dopo la progettazione e se questa manca, ci precludiamo la possibilità di sintonizzarci con quello che realmente vogliamo, ragionando più o meno intorno a quanto riteniamo realistico e fattibile senza addentrarci in quella zona del desiderio e del sogno che potrebbe aprire a scenari poco noti.
Nel coaching questo vuol dire lavorare sulla propria visione personale: chi voglio essere? Per fare cosa? Per ottenere?
Tuttavia da adulti questo lavoro non è così semplice per noi, i condizionamenti interni ed esterni ci portano ad essere concreti, oggettivi, realistici e il fantasticare diventa una perdita di tempo.
Ma se hai voglia di prenderti un po' di tempo per proiettarti nel tuo futuro secondo me avrai solo da guadagnarci, alla peggio sarà stata una piccola evasione, nel migliore dei casi potrai portati a casa delle informazioni utili da usare nel presente.
Prima però voglio condividere una lettura tratta dal settimanale “F”, di Benedetta Sangirardi, che titolava: “Come vivremo nel 2050”, perché credo possa dare buoni spunti per preparare la tua proiezione.
L'autrice dell'articolo ha intervistato Cristina Pozzi, studiosa del futuro, che nel suo libro “Benvenuti nel 2050” regala una visione in rosa e parla di un nuovo umanesimo.
Ed ecco qualche stralcio tratto dall'intervista: un DNA ottimizzato, con medicine su misura che consentiranno di vivere di più, cibo più salutare prodotto in laboratorio nel rispetto del pianeta, con diete personalizzate. Intelligenza e realtà virtuale saranno parte integrante della nostra vita con droni che andranno in giro a fare commissioni e robottini con i quali interagire. Quanto ai vestiti indosseremo “intelligenza” che interagirà con il corpo misurando la temperatura, le calorie bruciate e il battito cardiaco. L'ingrediente segreto sarà l'umanità: empatia, capacità di comunicazione, gentilezza, saranno all'ordine del giorno, riscopriremo i rapporti veri.
Difficile vedere il futuro così soprattutto in questi giorni in cui siamo immersi in una crisi di Governo e il Pianeta è in sofferenza come mai prima. Questa è stata la mia prima reazione alla lettura, la seconda è stata quella di cercare il libro e acquistarlo per approfondire, e mi sono detta che la visione ha fatto il suo compito: mi ha fatto vedere qualcosa che mai avrei immaginato, non tutto è in sintonia con il mio modo di vedere e sentire ma è comunque interessante e mi ha fatto dire: “voglio pensare a delle situazioni desiderabili per me e per quello che mi circonda”.


Se anche tu hai questo desiderio ho un regalo per te, scrivimi e ti invierò un'attività per proiettarti nel tuo futuro e definire delle prime azioni per il tuo presente.
Troverai spunti per vederti dentro&fuori, dal look all'atteggiamento alle attività che ti coinvolgono per progettarti dal futuro al presente, andata e ritorno!

Approfondimenti
Come vivremo nel 2050 Benedetta Sangirardi – "F" n. 32 settimanale 13 agosto 2019. A questo link l'articolo.
Benvenuti nel 2050, Cristina Pozzi, Egea.


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L'estate addosso (cit. Jovanotti)

31/7/2019

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Il titolo della canzone di Lorenzo Jovanotti mi è sembrato perfetto per proseguire il discorso delle stagioni interne iniziato qui e per darti qualche spunto per indossarla (l'estate) nel caso ne avessi bisogno.

Come ti accennavo nel precedente post, dal lessico dell'abbigliamento (in particolare dall'associazione dei simboli di forme e colori) sono nati gli outfit di quelle che ho chiamato le stagioni interne con suggerimenti per poterle indossare al fine di completare il proprio sé.
Se le stagioni interne sono il punto di arrivo il punto di partenza è stato lo spunto di una teoria chiamata dei “sé possibili” secondo la quale nel definire chi siamo concorrono sia le idee di chi riteniamo di essere (sé attuale), sia di chi siamo stati (sé passato) e anche quelle di chi potremmo essere (sé possibile).
Quando entriamo nella dimensione del possibile, ad esempio lavorando sulla nostra visione personale, per dar corpo e radicare a terra il nostro immaginario possiamo intervenire con l'uso di simboli che segnalano a noi stessi e agli altri la nuova identità in fase di costruzione operando un “completamento simbolico”.

Ti faccio un esempio, poniamo che tu abbia lavorato sulla tua visione personale e ti sei immaginata nel tuo futuro essere più libera e grintosa di quanto non lo sia nella situazione attuale, questo è un tuo sé possibile, per dargli corpo e renderlo operativo puoi iniziare a introdurre elementi che rendano visibili a te e agli altri queste nuove dimensioni nella tua identità e il modo più immediato per farlo è con le forme ed i colori degli abiti e degli accessori. Potrai così iniziare ad usare forme astratte nelle stampe dei tuoi capi per dar corpo alla libertà e colori nelle tonalità del rosso e del porpora per dare energia alla tua grinta.
Seguendo questo ragionamento possiamo usare diversi simboli per “completarci” e le stagioni interne sono un piccolo aiuto in questo senso.
Per esempio l'estate, il cui significato è, dalla radice indoeuropea “aidh”, ardere, infiammare, bruciare, in relazione all'intenso calore, simboleggia gli elementi di forza, sicurezza, determinazione, energia, focalizzazione sugli obiettivi, azione, successo, ambizione; la puoi utilizzare se il tuo sé possibile prevede qualcuna di queste dimensioni.
In questo caso vestirti d'estate può esserti d'aiuto ed ecco come: privilegia f
orme grintose e lineari (es. righe verticali), con punte, triangoli, rombi e forme angolari che rappresentino dei fendenti; adotta colori “statement” quali il blu, il nero, il grigio, o colori energici come l'azzurro-blu, il turchese, il verde e il rosso.
I simboli diventano così preziosi alleati nella comunicazione e nella definizione di chi sei e di chi vuoi diventare.
Se l'argomento ti interessa ne parlo nel prossimo workshop, ti aspetto!

Approfondimenti
La teoria dei sé possibili è delle ricercatrici Hazel Markus e Paula Nurius, trovi qui qualche info
​La teoria del completamento simbolico è di Wicklund & Gollwitzer , trovi qui qualche info

Le altre stagioni le trovi qui
Autunno
Inverno
Primavera


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L’evoluzione (biologica) non guarda all’estetica: riflessioni sul rapporto mente e corpo

27/6/2019

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Qualche giorno fa sul canale youtube di Repubblica ho visto un video, a cura di Sofia Gadici, che mi ha molto colpito, che titolava così “L'uomo nel 2100: come la tecnologia cambierà il nostro corpo”.
Sulla base di alcuni studi, l'azienda Maple Holistics ha ideato dei modelli che rappresentano una possibile evoluzione fisica degli uomini causata dall'uso prolungato dei dispositivi tecnologici. In questo filmato il cambiamento viene descritto nei termini di: schiena curva, con muscoli del collo più sviluppati per compensare la cattiva postura data dalle spalle piegate, mani ad artiglio e gomiti piegati a causa dei lunghi periodi trascorsi usando lo smartphone, ma il cambiamento più incredibile potrebbe riguardare i nostri occhi occhi dotati di una seconda palpebra per filtrare la luce eccessiva emessa dai dispositivi tecnologici, a questo link puoi vedere il contributo video.

Mi sono chiesta se questa possa dirsi evoluzione? E mi sono risposta, che in un certo senso sì lo è, perché la natura fa il suo corso, il suo compito è quello di renderci più efficaci ed armonici nell’ambiente in cui ci muoviamo, la sua indole adattiva la porta a modificarsi e modificarci per consentire protezione, resistenza e performance ragionando in un’ottica di funzionalità più che di estetica. Quindi dal punto di vista adattivo se questo è il mondo che stiamo costruendo la natura ci renderà più adatti.
Il punto allora secondo me diventa: come garantirci la possibilità che il nostro cambiamento sia “evolutivo” nel senso di modificarsi in meglio in accordo con diverse sfere, non solo quella adattiva, ma quella estetica, spirituale, culturale, etc.
Beh qui il discorso si fa interessante e molto complesso, ma credo si possa convergere nel pensare che la mente abbia un ruolo fondamentale, insieme allo spirito e alle nostre emozioni. Se queste dimensioni ci orientassero in maniera intensa e profonda anziché a chiuderci in una relazione con un dispositivo tecnologico, ad aprirci ad una relazione con la natura e con gli altri come reagirebbe e si modificherebbe il nostro corpo?

Ne deriva che le nostre menti cambiano i nostri corpi, la tecnologia, che è un derivato dell’ideatività delle nostre menti, cambia i nostri corpi, ma il nostro corpo può cambiare le nostre menti?
Da quest’ultima domanda partì A. Cuddy per sviluppare i suoi studi diventando famosa per le sue power pose  per accrescere l’autostima, la sicurezza e affrontare così sfide difficili.
Questa disciplina prende il nome di “embodied cognition”, in italiano cognizione incarnata, che restituisce al corpo un ruolo da protagonista o almeno co-protagonista insieme alla mente nella costruzione della conoscenza del mondo e nell’interazione con esso.
Il corpo non è quindi da considerarsi in balia dei pensieri ma può modificarli attivamente. Ad esempio si è constatato, attraverso numerosi esperimenti, che: camminare con una falcata ampia, energica e con mento sollevato infonde orgoglio, caparbietà, stoicismo (mentre la postura curva porta a scoraggiarsi, cattivo umore e basso livello di energia); contrarre la muscolatura influenza la volontà, ad esempio stringere i pugni aumenta la tenacia, aprire le braccia in segno di vittoria, stimola la produzione di testosterone e riduce i livelli di cortisolo dando maggiore sicurezza e forza.

In definitiva credo che sia molto utile ragionare nei termini proposti nel filmato da cui sono partita, vale a dire: come la tecnologia/la mente cambia il nostro corpo, e allo stesso tempo è molto utile chiederci come possiamo usare il nostro corpo per rendere più efficace ed “ecologica” (adatta alla nostra vita e al nostro benessere) la mente?
La risposta è secondo me trovando nella quotidianità abitudini che ci sostengano e ci rinforzino a partire dalla scelta delle parole che usiamo, delle posture che adottiamo e degli abiti che indossiamo, in questo post trovi qualche spunto per trovare nuove abitudini per la tua evoluzione.

Buon lavoro!

Se ti va di approfondire il tema dell’evoluzione e della cognizione incarnata  qui trovi alcuni testi/link utili:
Mindy, How Technology Affects Our Bodies
Il potere emotivo dei gesti Sperling & Kupfer
Ted Amy Cuddy
Perché Einstein non portava i calzini
I segreti dell’intelligenza corporea












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Fabbricanti di futuri Possibili

23/4/2019

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Una delle parti del mio lavoro che amo particolarmente ha a che vedere con il futuro, con la possibilità di desiderarlo, di visualizzarlo e di accoglierlo.

Penso che ciascuno di noi sia un fabbricante di futuri possibili, penso che tutti abbiamo a disposizione, in modo molto democratico, una risorsa per fabbricare che è la nostra immaginazione e penso che purtroppo questa risorsa sia sottoutilizzata.
Una caratteristica del nostro cervello è che non distingue tra reale e immaginario, una volta che qualcosa l'abbiamo “vista” fuori da noi, nella realtà esterna, o dentro di noi, nella realtà interna immaginata, per il nostro cervello, che ne ha fatto un'esperienza, è la stessa cosa.
Quell'immagine e quella esperienza iniziano ad agire dentro di noi producendo delle sensazioni, può trattarsi di indifferenza, di noia, di paura, di gioia, di stupore, di rabbia, si tratta di tensioni che ci informano della connessione e del significato di quell'immagine per noi.

Un buon fabbricante, secondo me, è chi è capace di immaginare gli effetti di ciò che desidera perché questo consente di fare un salto di livello e attivare una spinta all'azione e trasformare un semplice desiderio in una visione da perseguire.
Ti faccio un esempio, con la mia immaginazione posso visualizzare la vincita di un premio o la riscossione di un'eredità e
sicuramente questo è un primo passo per comprendere cosa mi manca, ma se immagino ciò che posso fare con il denaro vinto o ereditato rendo più specifica questa nuova realtà e posso attivare un tensione, una spinta, che mi attiva ad agire per andare verso quelle condizioni di cui ho fatto esperienza.

L'immaginazione è quindi la sostanza per dare forma ai desideri, che danno luogo a diversi possibili futuri, infine la volontà di agire in una direzione piuttosto che in un'altra trasformerà le fantasie in visioni da perseguire. Le visioni sono cioè sogni in azione.

Ma qual è il futuro che merita di essere immaginato, desiderato, perseguito e accolto? Perché se è vero che le nostre facoltà ci consentono di desiderare e immaginare qualsiasi cosa e qualsiasi situazione (ad esempio di avere lineamenti diversi da quelli che abbiamo, di avere caratteristiche personali differenti, di vivere su un altro pianeta, di riavere accanto una persona cara che non c’è più, etc.) non tutte le opzioni sono “buone”, “giuste”, o “utili” per noi.

Ed ecco allora alcune domande per fabbricare il tuo futuro:
Quello che sto immaginando è in armonia con i miei valori, con le mie credenze, non lede a me o altri?
Quali costi/sacrifici sono disponibile a sostenere per raggiungere questa situazione?
Cosa accadrà se il mio desiderio sarà raggiunto e cosa accadrà se non lo sarà?

Infine, per comprendere se i tempi sono maturi, usa il motto di Kafka che diceva “lascia dormire il futuro come merita: se lo svegli prima del tempo, otterrai un presente assonnato”.

Se invece non hai ancora visualizzato il tu futuro qui trovi una scheda (la fabbrica dei desideri) che potrebbe fare al caso tuo.

Buona visione!
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