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L'abito giusto al momento giusto

31/3/2020

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​Hai mai pensato a quante volte ti cambi d'abito in una giornata?

Di solito ci si veste la mattina per andare al lavoro, poi può capitare nell'arco della giornata di cambiare l'abito perché si va in palestra, o in piscina o a correre, poi magari si va ad un aperitivo e si cambiano solo le scarpe e poi tornando a casa si mettono abiti più comodi, si tolgono le scarpe e infine ci si cambia per andare a dormire.

Ogni cambio definisce un nuovo modo di essere, ed è dettato sicuramente dal fatto che ogni attività richieda una tipologia di abbigliamento consona ma a mio parere questo non è sufficiente, occorre spingersi un po' più in là.
Per fare attività fisica non è sufficiente mettersi una tuta basta che sia, secondo me è importate che il capo sia adatto all'obiettivo che l'attività si propone.
Per esempio se ti cambi per andare a correre e il tuo obiettivo è prepararti per una maratona il colore rosso o il nero ti daranno più carica e grinta, se corri per svagarti e far scivolare i pensieri, il rosa e il blu ti renderanno più serena e rilassata.
Se vuoi dimagrire e ti metti una tuta troppo larga il tuo aspetto e tuoi movimenti saranno più goffi.
Insomma cambiare d'abito permette di entrare nella parte agendo nel modo più efficace.

Questo principio vale ancor di più in questo periodo nel quale siamo prevalentemente nello stesso ambiente, vale a dire in casa e la tendenza è di tenere lo stesso abbigliamento tutta la giornata.
Non condivido l'opinione di vestirsi a casa come se si dovesse uscire, seguendo il ragionamento di sopra penso che l'abbigliamento debba seguire le nostre attività e gli obiettivi connessi.
Se quindi sono in smart working, allora credo che "vestire da lavoro" mi faccia agire più efficacemente che rimanere in tuta, se poi mi prendo una pausa per fare un workout, mettermi il mio abbigliamento da palestra preferito, e non semplicemente calzettoni e un pantalone pur che sia, credo me lo faccia godere di più e mi faccia lavorare in modo più intenso, se poi a fine giornata cucino, perché non indossare un bel grembiule che mi faccia sentire una chef.
Questo è il potere dell'Enclothed Cognition: gli abiti non ti fanno soltanto apparire in un certo modo ma ti fanno agire in quel modo!
​
Allora la prossima volta che inizierai un'attività (lavoro, sport, hobby) pensa anche all'abito giusto per l'occasione: quello che ti consente di fare il tuo meglio e lo farai.
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Allena il tuo BIL (benessere Interno Lordo) Parte II

5/12/2019

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Riprendiamo da dove eravamo rimasti: ai pensieri che ci sabotano e come cambiare registro.
Nel precedente post abbiamo parlato delle opinioni che trattiamo come fatti e dei devo che ci offuscano la vista e ci creano sensi di colpa.
 
Altro elemento critico sono le generalizzazioni e il tutto o nulla.
Quando ti dici: è sempre così, non succederà mai, o così o nulla, stai generalizzando.
Come cambiare registro?
La cosa che devi tenere a mente è: “Non credere a tutto quello che pensi”
Mettiti in discussione, relativizza, specificando i quando, i come i dove.
 
Altro brutto affare sono le etichette che sono giudizi, le esprimi con degli aggettivi.
I giudizi si dice che abbiano una doppia faccia raccontando molto dei nostri punti di vista e dello sguardo che abbiamo sul mondo, dunque prima di criticarli prendiamoli per quello che possono darci e poi impariamo ad andare un po’ più in là individuando cosa ci sta sotto.
Come cambiare registro?
Ad esempio se giudico qualcuno o me stessa come: incapace; immatura; irresponsabile, sarà utile che mi domandi qual è il comportamento che mi fa dire quello che dico.… e quindi separare l’essere dal fare.
Prova a riflettere se ti sei attribuita delle etichette e domandati: cosa faccio che mi fa dire di essere.
 
Altra categoria che ti propongo di osservare per i suoi effetti sul tuo benessere sono quei fenomeni di riferire tutto a sé, leggere il pensiero e il futuro.
Esempio sul riferire a sé - esco dall’ufficio e un collega non mi saluta e la mia tendenza è di pensare, ha fatto finta di non vedermi ce l’ha con me, ma cosa gli ho fatto? E magari l’altro è preso in tutt’altri pensieri del tipo: accidenti oli sono in ritardo e devo ancora passare dal fiorario.
Esempio di lettura del pensiero – sicuramente penserà che sono ridicola, adesso mi dice che non può. Ecco l’ha fatto apposta per ….
Esempio di lettura del futuro – è inutile che cerco casa tanto il mutuo non me lo danno, è inutile che glielo chiedo mi dirà di no, etc.
Come cambiare registro?
A livello linguistico in queste situazioni funziona mettere in discussione l’opinione sempre fondando sui fatti del tipo: cosa mi fa dire quello che dico? Io come lo so? E come sempre allenarsi a vedere nuove opinioni.
 
Infine l’ultima categoria è il catastrofismo: in questa situazione il pensiero assume tinte tetre e molto negative, spesso ci si mette in una situazione da vittima e ci si lamenta.
“Quando inizieranno i licenziamenti sarò certamente il primo, e poi avrò terra bruciata intorno, d’altra parte alla mia età poi è tutto finito, e con questo mercato…. “
Come cambiare registro?
Torna utile uscire dalla posizione della pre-occupazione catastrofica e mettersi in quella dell’occupazione chiedendosi, cosa posso fare ora per...
 
Se vuoi allenare il tuo BIL coltiva il tuo dialogo: pensieri di qualità per una vita di qualità!
 

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Allena il tuo BIL (Benessere Interno Lordo) - parte I

20/11/2019

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l BIL è un indicatore che serve a misurare la qualità di vita dell’uomo, qui l’ho rivisito un po’ rendendolo molto introspettivo perchè lo ritengo alla base della possibilità di apprezzarci, stimarci, piacerci e vivere una vita piena e ricca.
Secondo la prospettiva dell’ontologia del linguaggio siamo esseri linguistici che ci raccontiamo la realtà e così facendo costruiamo il nostro mondo, così la qualità dei nostri risultati e della nostra vita dipende da come ce la raccontiamo!
E prima della parola viene il pensiero, dunque pensiero e linguaggio sono gli ingredienti alla base del nostro benessere o malessere.
Ogni giorno ne formuliamo tra i 60.000 e gli 80.000 che rappresentano il nostro dialogo interno. Da pensieri positivi derivano stati emotivi positivi e da pensieri negativi, stati emotivi negativi.
Se è vero che i pensieri arrivano è vero anche che il pensiero non è un fenomeno da subire quanto un atto da compiere. Ok ma come ti starai chiedendo?
Vale la metafora dell’interruttore e del fatto che nella nostra mente non può starci più di un pensiero per volta, e possiamo cambiare la tonalità del nostro pensiero con un clic (come si fa con l’interruttore della luce) utilizzando la comunicazione, ad esempio dandoci una scossa o facendoci delle domande.
Spesso si pensa che per avere una vita più piena e più ricca occorra cambiare vita mentre si può partire dallo stile di pensiero prevalente che si ha sulla nostra vita.
Vediamo da vicino cosa ci impedisce di mantenere “positivi” i nostri pensieri e come cambiare registro.
Qui ti presento il primi 2 sabotatori con degli spunti per cambiare registro di pensiero.
I successivi nel prossimo post.
 
Il primo elemento critico rispetto alla qualità/stile dei nostri pensieri è quello di scambiarli per dei fatti ad esempio se mi dico: mi piacerebbe diventare istruttrice di pilates, ma non ho la disciplina necessaria sto formulando una opinione che mi sabota.
Come cambiare registro?
Delle buone domande ci aiutano a rivedere questa serie di pensieri: cosa mi fa dire che non ho la disciplina necessaria? Ci sono situazioni nelle quali la ho avuta? Quindi il primo punto da tenere a mente è che: i pensieri sono opinioni e in quanto tali non sono né vere né false, quando li scambiamo per fatti possiamo rivederli e ampliare i nostri punti di vista.

Altro elemento che negativizza il pensiero è il ragionamento dal luogo del “dovrei/devo”:
A questa età dovrei avere un buono stipendio; dovrei avere una relazione stabile; dovrei chiedere un aumento; devo fare la dieta.
Questa forma di conversazione attiva la nostra parte passiva e vittimistica e apre lo spazio della lamentela, degli alibi.
Come cambiare registro?
Domandati se ci sono dei dovrei nella tua realtà, elencali e sostituisci la parola “dovere” con “volere”:
A questa età voglio un buono stipendio; Voglio avere una relazione stabile; Voglio chiedere un aumento; Voglio fare la dieta.
Riscrivendoli così, come ti suonano? Ti convincono? Se sì saranno delle dichiarazioni, se no cosa ti crucci a fare con il senso di colpa che è una cosa che non ti interessa?
 
Se ti va, fino al prossimo post lavora su questi primi due sabotatori e guarda come va.

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Gli abiti che vestono le tue forme ed i tuoi pensieri: un breviario per lo stile & l'autostima

1/2/2019

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A quattro anni dall'apertura di PersonAtelier inauguro questo Blog. Fino ad oggi ho gestito le attività nel day by day, con azioni di respiro molto piccolo, pensate più o meno di giorno in giorno. Da quest'anno voglio mettere il mio impegno nel dare maggior spazio alla pianificazione e al racconto oltre che all'azione.
Nel descrivere PersonAtelier voglio partire da due parole che hanno sempre avuto su di me un fascino particolare: abito e pensiero. La voglia di dargli voce in questo contenitore è emersa quando qualche settimana fa mi sono imbattuta in un sito (insegnareonline.com) che presentava uno scambio narrativo, nel libro di De Amicis L'idioma gentile, tra uno scrittore ed una frase. Nel libro lo scrittore dice alla frase: “non puoi vestir la mia idea, le faresti addosso delle pieghe, e parresti un abito preso a nolo”. Vani sono i tentativi della frase di convincere lo scrittore ad utilizzarla e sebbene egli ne sia tentato desiste ribadendo che non può perché: “Le rassomigli, ma non sei quella che cerco”.
Ecco PersonAtelier, con i suoi prodotti ed i suoi servizi è nato con la finalità di aiutarti a trovare il tuo abito in fatto di forme e pensieri.
Se lo cerchi sul dizionario abito deriva da habĭtus, può significare un modo di essere, un comportamento, una disposizione dell'animo e del fisico: è tutto ciò che siamo soliti avere con noi e portarci dietro continuamente. Di qui i suoi derivati, abituale, abitudine, abituare. 
​
Risultano immediate le sue implicazioni sull'immagine, che esibiamo abitualmente attraverso lo stile, e sulla nostra autostima attraverso i pensieri, le opinioni e le convinzioni che abitano la nostra mente.
In definitiva gli abiti che scegliamo di indossare, d'abitudine ogni giorno, per vestire le nostre forme ed i nostri pensieri diventano il nostro stile prevalente e alimentano la nostra autostima.
Di qui la mia convinzione profonda dell'importanza di porre attenzione alla qualità dei nostri abiti. Qualità da ricercare a partire dalla stoffa, passando poi dal modello, e infine dal colore e questo vale per gli abiti che vestono le forme e quelli che vestono i pensieri.

​
E allora qui di seguito ti propongo un piccolo breviario per prenderti cura del tuo stile e della tua autostima attraverso la scelta degli abiti che ti si addicono.
Occorre innanzitutto dotarti di buone stoffe: fibre naturali che non siano nocive per la tua salute, modelli, forme e colori che ti valorizzino nell'aspetto, sostenendoti al tempo stesso nelle tua intima essenza e dando grinta ed energia alle tue aspirazioni.
Allo stesso modo occorre che tu ponga attenzione alla stoffa dei tuoi pensieri, mi riferisco alle parole che scegli nel tuo quotidiano: non trascurare di usare quelle a valenza positiva, conta sull'intera gamma dei colori, specie quelli vivaci e accesi... quanto al confezionamento crea un buon equilibrio tra forme spigolose e linee curve nelle tue conversazioni.
Infine resisti alla tentazioni di indossare abiti non adatti per modello, colore, taglia, foggia e cerca, cerca ancora!
E se ancora non avrai trovato, potrai sempre fare un salto da noi, dove c'è quello occorre in fatto di abito e habitus, per vestirti dentro e fuori ;-)
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