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Stilistica-mente

15/1/2021

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Foto
Ci piacciamo (oppure no) e piacciamo (oppure no) in considerazione di giochi di specchi e proiezioni, per questo nel nostro stile comportamentale c'è uno stile naturale ed uno adattato e nella nostra cifra stilistica ci sono delle preferenze e poi c'è quello esibiamo.

Tra le più frequenti motivazioni nell'avvicinarsi ad una consulenza di stile riscontro la voglia di venir fuori, di (ri)prendere contatto con se stessi.
Succede a volte, per la dinamica di sopra, che a seguito degli adattamenti si faccia fatica a comprendere chi siamo diventati e quale stile ci rappresenti perché nel tempo si è magari agito sull'onda di come avremmo dovuto essere secondo i gusti (più o meno presunti) di altri, secondo gli imperativi della nostra parte più normativa, secondo le richieste più o meno esplicite e via dicendo.
E così questi pensieri sull'ideale, sul presunto, o semplicemente specifici di contesti che non ci rappresentano, nel processo di definizione della nostra identità e della nostra immagine ci modellano.
Che poi l'identità è il frutto delle nostre relazioni, è una "co-costruzione" definita da azioni che oscillano tra l'adesione e il rifiuto. In superficie mettiamo i comportamenti che ci sembrano più  adattivi, per qualcuno saranno più vicini all'area del volere, per qualcun'altro del dovere e in mezzo varie ed eventuali e poi questo stile comportamentale lo vestiamo e così eccola la nostra immagine: la forma esteriore di credenze, inclinazioni, ipotesi, mi piacerebbe, sarebbe opportuno, non è opportuno.... e in tutti i casi ci racconta e ci rappresenta e lo fa rispetto a ciò che è dominante per noi in un certo momento, può trattarsi di:
  • consapevolezze su ciò che ci dona e ci piace (so che mi sta bene il viola, mi piace e lo uso, mi piacciono le gonne e le indosso), 
  • opinioni limitanti (penso di avere fianchi larghi e li nascondo con forme ampie e abbondanti),
  •  ciò che sarebbe opportuno (alla mia età non è opportuno indossare abiti attillati e corti),
  • ciò che l'ambiente mi richiede (il contesto in cui mi muovo richiede formalità.... ma a me non piacciono gli abiti formali),
  • ciò che ritengo che gli altri si aspettino da me (al mio compagno non piaccio truccata... ma a me piace il rossetto)
  •  .... e via così

Ecco perché secondo me il nostro stile sempre esiste, non funziona il "non ho uno stile mio", certo che lo abbiamo e ci racconta molto di come stiamo e dove siamo, la faccenda interessante è far sì che racconti quello  che ci interessa, quello che ci piace, quello che ci fa un buon servizio, per trovare questo tipo di stile occorre:
  • conoscenza e consapevolezza estetica: occorrono informazioni su armonie, forme, proporzioni, offerta del mercato e consapevolezza su cosa ci sta bene, cosa ci valorizza, cosa ci piace; 
  • consapevolezza interiore: chi sono e come agisco;
  • osservazione di sé: uno sguardo non giudicante sulle nostre dinamiche, su quello che è ricorrente, quello che è dominante e l'effetto che produce;
  • azione: verso un obiettivo desiderato anche in fatto di immagine
​
Io lo faccio con il metodo che trovi qui, utilizzando il principio delle 3R:
  • 1R: rivelati conoscendo forme e colori che ti valorizzano (usiamo l'armocromia e le forme)
  • 2R: raccontati attraverso la conoscenza del tuo stile comportamentale (usiamo le Stagioni Interne)
  • 3R: rinforzati attraverso l'osservazione di come ti fanno stare i tuoi abiti (usiamo l'enclothed cognition) 

Se vuoi iniziare, puoi partire da queste domande:
  • La tua immagine cosa sta raccontando di te dei punti elencati nella prima parte del post?
  • Ti soddisfa?
  • Cosa ti manca: conoscenze estetiche? Consapevolezza estetica? Consapevolezza interiore? Osservazione? Azione?
  • Vuoi qualcosa di diverso? Se sì, descrivilo in modo dettagliato e seleziona dal tuo guardaroba quello  che secondo te gli dà forma e colore, qualche capo ci sarà di sicuro, se sono pochi trovane altri aiutati sfogliando i giornali, utilizza internet (siti di e-commerce) o se puoi visita i negozi per conoscere e maturare consapevolezza estetica e poi osservati per maturare consapevolezza estetica ed interiore.

Tentativi ed errori sono la via del cambiamento, buon divertimento!
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Silenzi e dialoghi dei miei vestiti

23/4/2020

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Foto
Di chi sono l’espressione i miei vestiti?
Questa è una domanda che secondo me sta alla base del rapporto tra psicologia e moda o meglio, per me tra psicologia e abbigliamento.
Devo dire che personalmente non ho mai subito il fascino della moda, può sembrare strano per chi ha avviato un’attività che ha come oggetto di lavoro l’immagine, lo stile, gli abiti in rapporto con l’identità e ha un negozio di abbigliamento tuttavia il mio interesse è sempre stato verso l’abbigliamento, al di là delle mode del momento, come mezzo di espressione, di energia, di autenticità  o al contrario come effetto del nascondersi, del vorrei ma non posso o non so come fare, della necessità di proteggersi, di mettere delle distanze.
In tutti i casi l’abbigliamento è per me uno strumento di comunicazione e il mio interesse è a far sì che la comunicazione sia consapevole e faccia un buon servizio al proprio benessere.
La psicologia è secondo me utile per svelare significati, cogliere collegamenti, accrescere la consapevolezza sulle dinamiche in gioco al fine di attuare comportamenti sempre più efficaci allo scopo che ho dichiarato, vale a dire stare bene con sé, anche attraverso il proprio guardaroba.
Dunque da questo punto di partenza ritorno alla domanda iniziale: “Di chi sono l’espressione i miei vestiti?”
Secondo me ci sono due prospettive antagoniste e in mezzo una serie di sfumature.
Le riporto qui di seguito utilizzando le parole di Madame Merle e Isabel Archer tratte dal romanzo Ritratto di signora di Henry James.
Credo che Henry come suo fratello, lo psicologo William James, avessero un rapporto interessante con l’abbigliamento, il mondo di Henry lo conosceremo attraverso le voci di M.me Merle e Isabel, quello di William James lo si ritrova nel libro Principi di Psicologia nel concetto di sé materiale che egli descrive come composto dal corpo e a seguire dai vestiti: “ci appropriamo così tanto dei nostri vestiti e ci identifichiamo con loro che ci sono pochi di noi che, se si chiedesse di scegliere tra avere un bel corpo vestito di vesti misere e impure, e avere una forma brutta e impura sempre perfettamente vestita, non esiterebbe un momento prima di dare una risposta decisiva”.
Ma torniamo alla domanda e alle posizioni delle nostre protagoniste partendo da Madame Merle:
“Ogni essere umano ha il suo guscio. Ma per guscio intendo tutto l’involucro delle circostanze. Un uomo, una donna isolati non esistono: ciascuno di noi è fatto di qualche grappolo di accessori. Che cos’è il nostro io? Dove comincia? Dove finisce? Trabocca in tutto ciò che ci appartiene e poi rifluisce di nuovo in noi. So che gran parte di me è nei vestiti che scelgo e che indosso. Io ho un grande rispetto per le cose!
Il nostro io per gli altri, è l’espressione che noi diamo del nostro io; è la nostra casa, i nostri mobili, il nostro abbigliamento, i libri che leggiamo, gli amici che scegliamo…. Tutte queste cose sono profondamente significative!”
Isabel, al contrario sosteneva: “Non sono d’accordo con lei. Io penso proprio il contrario. Non so se riesco ad esprimere me stessa, ma so che null’altro riesce a farlo. Nulla di ciò che mi appartiene è una espressione della mia personalità; al contrario è un limite, una barriera, qualcosa di perfettamente arbitrario. Certo i vestiti che scelgo, come lei dice, non mi rappresentano: il cielo non voglia!”
“Lei veste molto bene” la interruppe con leggerezza Madame Merle.
“Può darsi ma non curo di essere giudicata da questo. I miei vestiti possono essere l’espressione della mia sarta, non di me stessa. Tanto per cominciare non ho scelto io d’indossarli mi sono imposti dalla società.”
“Preferirebbe andar senza?” fece Madame Merle con un tono che, virtualmente, chiudeva la discussione.

Ecco due posizioni differenti: i vestiti sono una mia forma di espressione, mi rappresentano, come sostiene anche Willian James, oppure i miei vestiti non mi rappresentano affatto e sono l’espressione di altri (moda, società, cultura…).
Per quanto mi riguarda sono consapevole dei condizionamenti esterni, della cornice data nella quale ci muoviamo, tuttavia ritengo che tutto ciò che portiamo verso di noi e con noi, e gli abiti ne fanno parte, al di là delle motivazioni parlino innanzitutto a noi, poi di noi, e infine per noi.
Perché allora non ascoltarla questa comunicazione e comprenderla nel suo messaggio in modo da creare un dialogo più ricco e fruttuoso?
Il mio modo di farlo è attraverso il metodo Dai Forma e Colore al tuo Stile™ , che conta di un lessico dell’abbigliamento per decodificare i significati nascosti tra le pieghe degli abiti e di un modello di lettura della persona, le Stagioni Interne, che collega i comportamenti al guardaroba,.
Se ti interessasse iniziare a conoscerlo ti lascio qui qualche link
Lessico Dell'Abbigliamento
Stagioni Interne 
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Sfodera la tua immagine

28/12/2019

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Foto
L’immagine è come arriviamo agli altri è quello che mostriamo di noi: abbigliamento, gesti, posture. Sulla base di questo gli altri ci rimandano aspetti della nostra identità: sei curata, orginale, professionale, seria, etc.
L’identità è un dono sociale dice Galimberti: non è una dote naturale, l’identità ce la danno gli altri, è il frutto del riconoscimento. 
Immagine e identità sono in costante relazione. Come fare allora a garantire allineamento, coerenza e autenticità.
Per me questo è il lavoro del nostro stile. La nostra cifra stilistica allinea e comunica la nostra identità rappresentandola con l’immagine.
 
Qui di seguito ti propongo 3 passaggi per sfoderare la tua immagine.
 
1° Descrivila
  • Metti a fuoco chi sei, esprimilo con 5 parole chiave che descrivano le tue caratteristiche ed i tuoi valori (esempio: orginale, innovativa, curiosa, industriosa, ricercata).
  • Trasforma queste parole in forme & colori, ovvero se queste caratteristiche fossero forme (geometriche o oggetti) quali sarebbero? E di quali colori? Rifletti sul perchè hai scelto quelle forme e quei colori (esempio la forma di queste caratteristiche sarebbe un gioco come il monopoli, con tante caselle colorate di turchese, giallo, fucsia, colori vivaci e brillanti. Avrebbero questa forma perchè è compatta ma al tempo stesso dinamica nei suoi contenuti e per i suoi colori).
2° Accessoriala
  • Cosa vuoi mostrare, attraverso forme e colori, della tua identità? Metti in parole lo stile che vuoi adottare per rappresentare chi sei (esempio uno stile essenziale nelle forme e colorato con dettagli originali negli accessori).
3° Sfoderala
  • Seleziona dal tuo guardaroba i capi che corrispondono allo stile che hai descritto, fotografali e divertiti a comporre diversi outfit uscendo un po’ dai soliti abbinamenti, aiutandoti con apposite app (io utilizzo stylicious) o puoi realizzare collage con gli strumenti del tuo smarphone e poi divertiti ad indossarli. Se ritieni di non avere nel tuo guardaroba gli elmenti che hai descritto puoi iniziare a scaricare delle immagini da internet o puoi fotografare gli elementi da riviste e allo stesso modo comporre gli outfit con un app o con le risorse del tuo smarphone, se qualcuno di questi ti convince puoi provarli dal vivo in un negozio o puoi sperimentare l’acquisto online oppure puoi chiedere a qualche amica se ha qualcosa di simile della tua taglia da farti provare.
 
Il tuo stile ti rivela, ti racconta e ti rinforza se vuoi dargli forma e colore la prossima occasione la trovi qui.

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