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Allena il tuo BIL (benessere Interno Lordo) Parte II

5/12/2019

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Riprendiamo da dove eravamo rimasti: ai pensieri che ci sabotano e come cambiare registro.
Nel precedente post abbiamo parlato delle opinioni che trattiamo come fatti e dei devo che ci offuscano la vista e ci creano sensi di colpa.
 
Altro elemento critico sono le generalizzazioni e il tutto o nulla.
Quando ti dici: è sempre così, non succederà mai, o così o nulla, stai generalizzando.
Come cambiare registro?
La cosa che devi tenere a mente è: “Non credere a tutto quello che pensi”
Mettiti in discussione, relativizza, specificando i quando, i come i dove.
 
Altro brutto affare sono le etichette che sono giudizi, le esprimi con degli aggettivi.
I giudizi si dice che abbiano una doppia faccia raccontando molto dei nostri punti di vista e dello sguardo che abbiamo sul mondo, dunque prima di criticarli prendiamoli per quello che possono darci e poi impariamo ad andare un po’ più in là individuando cosa ci sta sotto.
Come cambiare registro?
Ad esempio se giudico qualcuno o me stessa come: incapace; immatura; irresponsabile, sarà utile che mi domandi qual è il comportamento che mi fa dire quello che dico.… e quindi separare l’essere dal fare.
Prova a riflettere se ti sei attribuita delle etichette e domandati: cosa faccio che mi fa dire di essere.
 
Altra categoria che ti propongo di osservare per i suoi effetti sul tuo benessere sono quei fenomeni di riferire tutto a sé, leggere il pensiero e il futuro.
Esempio sul riferire a sé - esco dall’ufficio e un collega non mi saluta e la mia tendenza è di pensare, ha fatto finta di non vedermi ce l’ha con me, ma cosa gli ho fatto? E magari l’altro è preso in tutt’altri pensieri del tipo: accidenti oli sono in ritardo e devo ancora passare dal fiorario.
Esempio di lettura del pensiero – sicuramente penserà che sono ridicola, adesso mi dice che non può. Ecco l’ha fatto apposta per ….
Esempio di lettura del futuro – è inutile che cerco casa tanto il mutuo non me lo danno, è inutile che glielo chiedo mi dirà di no, etc.
Come cambiare registro?
A livello linguistico in queste situazioni funziona mettere in discussione l’opinione sempre fondando sui fatti del tipo: cosa mi fa dire quello che dico? Io come lo so? E come sempre allenarsi a vedere nuove opinioni.
 
Infine l’ultima categoria è il catastrofismo: in questa situazione il pensiero assume tinte tetre e molto negative, spesso ci si mette in una situazione da vittima e ci si lamenta.
“Quando inizieranno i licenziamenti sarò certamente il primo, e poi avrò terra bruciata intorno, d’altra parte alla mia età poi è tutto finito, e con questo mercato…. “
Come cambiare registro?
Torna utile uscire dalla posizione della pre-occupazione catastrofica e mettersi in quella dell’occupazione chiedendosi, cosa posso fare ora per...
 
Se vuoi allenare il tuo BIL coltiva il tuo dialogo: pensieri di qualità per una vita di qualità!
 

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Allena il tuo BIL (Benessere Interno Lordo) - parte I

20/11/2019

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l BIL è un indicatore che serve a misurare la qualità di vita dell’uomo, qui l’ho rivisito un po’ rendendolo molto introspettivo perchè lo ritengo alla base della possibilità di apprezzarci, stimarci, piacerci e vivere una vita piena e ricca.
Secondo la prospettiva dell’ontologia del linguaggio siamo esseri linguistici che ci raccontiamo la realtà e così facendo costruiamo il nostro mondo, così la qualità dei nostri risultati e della nostra vita dipende da come ce la raccontiamo!
E prima della parola viene il pensiero, dunque pensiero e linguaggio sono gli ingredienti alla base del nostro benessere o malessere.
Ogni giorno ne formuliamo tra i 60.000 e gli 80.000 che rappresentano il nostro dialogo interno. Da pensieri positivi derivano stati emotivi positivi e da pensieri negativi, stati emotivi negativi.
Se è vero che i pensieri arrivano è vero anche che il pensiero non è un fenomeno da subire quanto un atto da compiere. Ok ma come ti starai chiedendo?
Vale la metafora dell’interruttore e del fatto che nella nostra mente non può starci più di un pensiero per volta, e possiamo cambiare la tonalità del nostro pensiero con un clic (come si fa con l’interruttore della luce) utilizzando la comunicazione, ad esempio dandoci una scossa o facendoci delle domande.
Spesso si pensa che per avere una vita più piena e più ricca occorra cambiare vita mentre si può partire dallo stile di pensiero prevalente che si ha sulla nostra vita.
Vediamo da vicino cosa ci impedisce di mantenere “positivi” i nostri pensieri e come cambiare registro.
Qui ti presento il primi 2 sabotatori con degli spunti per cambiare registro di pensiero.
I successivi nel prossimo post.
 
Il primo elemento critico rispetto alla qualità/stile dei nostri pensieri è quello di scambiarli per dei fatti ad esempio se mi dico: mi piacerebbe diventare istruttrice di pilates, ma non ho la disciplina necessaria sto formulando una opinione che mi sabota.
Come cambiare registro?
Delle buone domande ci aiutano a rivedere questa serie di pensieri: cosa mi fa dire che non ho la disciplina necessaria? Ci sono situazioni nelle quali la ho avuta? Quindi il primo punto da tenere a mente è che: i pensieri sono opinioni e in quanto tali non sono né vere né false, quando li scambiamo per fatti possiamo rivederli e ampliare i nostri punti di vista.

Altro elemento che negativizza il pensiero è il ragionamento dal luogo del “dovrei/devo”:
A questa età dovrei avere un buono stipendio; dovrei avere una relazione stabile; dovrei chiedere un aumento; devo fare la dieta.
Questa forma di conversazione attiva la nostra parte passiva e vittimistica e apre lo spazio della lamentela, degli alibi.
Come cambiare registro?
Domandati se ci sono dei dovrei nella tua realtà, elencali e sostituisci la parola “dovere” con “volere”:
A questa età voglio un buono stipendio; Voglio avere una relazione stabile; Voglio chiedere un aumento; Voglio fare la dieta.
Riscrivendoli così, come ti suonano? Ti convincono? Se sì saranno delle dichiarazioni, se no cosa ti crucci a fare con il senso di colpa che è una cosa che non ti interessa?
 
Se ti va, fino al prossimo post lavora su questi primi due sabotatori e guarda come va.

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Good Looking una soft skill

5/11/2019

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Nel dialogo tra il concetto di identità e immagine si fa strada una nuova competenza, quella di porre attenzione alla cura della propria persona, sapendo esaltare le proprie qualità e comunicandole in modo efficace: il good looking.
Se l'identità ha a che fare con chi sono e perché faccio quello che faccio e l'immagine è come arrivo agli altri, è la competenza del good looking a garantire o meno l'allineamento tra queste due variabili.
Vale a dire che il good looking è la capacità di creare un'identità visiva nella mia immagine coerente con le competenze ed i valori della mia identità.

Con la nostra immagine creiamo delle aspettative sulla nostra identità e lo facciamo in un tempo brevissimo. In un battito di ciglia chi ci guarda emette un giudizio basandolo su una serie di elementi, in primis sulla nostra comunicazione non verbale, abbigliamento e atteggiamento, e su elementi della propria esperienza: quella somiglianza, quell'assonanza con, etc.

Come coltivare il good looking affinché faccia un buon servizio per la nostra identità?
Secondo me si tratta di una formae mentis che affonda le sue radici nella capacità di valutarsi e non giudicarsi, ti chiederai dove stia la differenza.
La distinzione secondo me sta nel fatto che quando ti giudichi ti stai misurando rispetto a qualcosa che è bello/brutto, giusto/sbagliato, troppo/poco e via dicendo. Quando ti valuti ti stai osservando contestualizzando e relativizzando quello che vedi, e questa chiarezza ti permette di agire in modo mirato.

Facciamo un piccolo esperimento, mettiti davanti allo specchio, osservati e annota le conversazioni che sono affiorate.
Cosa ti sei detta? Frasi del tipo: Mica male! Che bel sorriso. Mi stanno bene oggi i capelli.
Oppure frasi del tipo: Mamma che faccia! Che disastro. Non mi si può guardare.

Alcuni sono giudizi (mica male, mamma che faccia, che disastro, non mi si può guardare), altre assomigliano già a valutazioni (che bel sorriso, mi stanno bene oggi i capelli).
Vediamo come trasformare i giudizi in valutazioni e a che fine.
Prendiamo la frase “che disastro” e andiamo più in profondità, cosa me lo fa dire: la pettinatura, il trucco, l’abito, l'espressione?
A questo punto riformuliamo in modo più concreto, per esempio se il problema sono le occhiaie mi dirò: le occhiaie sotto gli occhi mi danno l’aria stanca.
Distinguere ci dà la possibilità di specificare quello che ci piace e quello che non ci piace di noi per cambiarlo.
Nel caso di sopra potrò usare del correttore o altri accorgimenti nel mio stile di vita per ridurre le occhiaie, si tratta di un inizio, cosa che non riesco a fare se mi vedo tutta come un disastro!
Inizia ad allenare la tua capacità di presentarti partendo dal modo di vederti e di descriverti aggiungendo ogni giorno una buona conversazione davanti allo specchio

A questo punto seri pronta per gli step successivi:
Metti a fuoco chi sei: le tue caratteristiche e i tuoi obiettivi
Declina le tue caratteristiche e gli obiettivi in parole, forme e colori.
Individua i capi che ti rivelano, ti raccontano, ti sostengono in accordo con i contesti in cui ti muovi e il gioco è fatto!
Se ti serve un aiutino ne parliamo nel workshop e nella consulenza: dai forma&colore al tuo stile che trovi qui: Stile











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Detox per critici impenitenti

22/3/2019

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Le tue convinzioni diventano i tuoi pensieri.
I tuoi pensieri diventano le tue 
parole.
Le tue parole diventano le tue 
azioni.
Le tue azioni diventano le tue 
abitudini.
Le tue abitudini diventano i tuoi 
valori.
I tuoi valori diventano il tuo 
destino.
Gandhi
​Di solito facciamo una dieta detox per purificare il nostro corpo quando lo abbiamo sovraccaricato di sostanze e cibi nocivi. In questo post ti propongo una dieta di pensieri e di parole soprattutto se sei un severo giudice di te ed un impenitente critico perché forse potresti averne bisogno!
Avrai sentito dire che “la mappa non è il territorio”, si deve ad Alfred Korzybsky, filosofo e matematico polacco vissuto tra la fine dell’ottocento e la prima metà del novecento, l’elaborazione di questo concetto che mette al centro della costruzione del nostro mondo, il ruolo del pensiero e del linguaggio.
Pensieri e parole, sono il filtro con cui costruiamo la realtà. I nostri sensi ricevono un numero elevatissimo di stimoli ogni secondo, per poterli trasformare in ciò che chiamiamo esperienza dobbiamo filtrarli ed elaborarli, dargli un nome, quello che otteniamo sono delle mappe.
Queste mappe rappresentano la nostra individualità, e sono fatte di pensieri che vengono esternati con parole e diventano poi azioni, comportamenti e nel tempo abitudini e quindi credenze/convinzioni che abbiamo su di noi e sul mondo. Sono le lenti con le quali guardiamo quello che ci circonda e ci fanno agire più o meno efficacemente, dipende se sono mappe di buona qualità!
Per esempio, se mentre mi preparo per uscire di casa per andare ad un incontro importante davanti allo specchio inizio a pensare di non essere abbastanza qualcosa (abbastanza affascinante, intelligente, competente, esuberante) o essere troppo qualcos’altro (ordinaria, disordinata, timida), inizierò ad esprimere questo pensiero con parole (ma guarda che faccia/capelli, ci saranno altri più preparati di me, etc.) e poi con le azioni (ad esempio nella scelta di abiti sempre dello stesso colore, o forma, adottano posture di “difesa” e stando in disparte).
A questo punto con tutta probabilità questo modo di pensare e di agire mi metterà in situazioni nelle quali i miei pensieri troveranno riscontri nella realtà: la
profezia che si auto-avvera.

A poco, a poco consoliderò convinzioni e credenze sulla mia persona: sono timida e ordinaria, nel mondo del lavoro per fare carriera bisogna essere esuberanti e affascinanti e io non ce la farò mai.
Questo processo sfortunatamente dà origine ad una credenza limitante che chiude a possibilità di sviluppo e crescita.
Le credenze però possono essere anche trainanti, il gioco diventa sostituire le credenze limitanti con altre credenze, positive e potenzianti, per fare questo può risultare utile un lavoro detossicante quotidiano a partire da un’attenta selezione nel proprio linguaggio.
Il filosofo russo Gurdjieff sosteneva che "noi diventiamo le parole che ascoltiamo". In effetti, le cose stanno proprio così: le parole che ascoltiamo e che pronunciamo lasciano una traccia in noi, lavorano nel nostro inconscio per giorni, mesi, anni, arrivando a cambiare la nostra mentalità e lasciando una traccia fisica nel nostro corpo. Gurdjeff aveva intuito che noi diventiamo per davvero le parole che ascoltiamo ma, ancor di più, quelle che pensiamo o pronunciamo e che continuiamo a pronunciare.
Che fare allora? E’ importante diventare consapevoli della nostra comunicazione, degli effetti che ha su di noi, nel processo di costruzione della nostra personalità e nel nostro sistema di credenze.
Osserviamole da vicino le parole che ci fanno male:
  • Uso impulsivo e costante di forme negative che creano barriere: sono i NO e i NON SONO. Quando affiorano apri uno spazio al dialogo e domandati se le cose stanno proprio così, se è un NO irrevocabile o se sono solo alcuni aspetti che ti fanno da dire NO, lo stesso per i tuoi NON SONO, è proprio così? Totalmente NON SEI o ci sono solo alcune sfaccettature.
  • Le parole che evocano carenze, sacrifici, sbagli (es. problema, limite, mancanza, errore, etc.), che fanno di noi persone pessimiste, distruttive e noiose. Quando nella tua comunicazione noti che il focus è sulle carenze, bilancia guardando anche quello che c’è, le risorse, e inizia a nominarle, trova e inizia ad usare dei sinonimi a queste parole che alleggeriscano il senso.
  • Le generalizzazioni e gli assolutismi (es. sempre, mai, ogni volta, etc.) che creano dinamiche “o”/ “o”, bianco o nero, rigidità e chiusura. Allenati a srotolare i concetti, a specificarli, a dettagliarli, usa le relativizzazioni circostanziando i fatti con degli esempi.
  • Le parole con valenza di dubbio che abbassano il morale, trasmettono bassa incisività ed energia (dovrei, se ci fosse, cercherò, forse, magari), sono spesso espresse con verbi al condizionale, sostituiscili con tempi al presente. Ricorda l’insegnamento del Maestro Yoda in Guerre Stellari: “Fare, o non fare! Non c’è provare!”.

Se hai bisogno di qualche suggerimento sulle parole da usare, trovi un elenco di parole positive qui.
elaborato da un gruppo di persone appassionate di linguaggio e pensiero positivo e qui trovi la TED della fondatrice
Elena Daniela Calin, la cui mission è promuovere parole positive. Si definisce in un modo bellissimo: una ricercatrice di parole positive!

Ora a te, se ti va inizia il detox e trova le tue parole!


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Gli abiti che vestono le tue forme ed i tuoi pensieri: un breviario per lo stile & l'autostima

1/2/2019

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A quattro anni dall'apertura di PersonAtelier inauguro questo Blog. Fino ad oggi ho gestito le attività nel day by day, con azioni di respiro molto piccolo, pensate più o meno di giorno in giorno. Da quest'anno voglio mettere il mio impegno nel dare maggior spazio alla pianificazione e al racconto oltre che all'azione.
Nel descrivere PersonAtelier voglio partire da due parole che hanno sempre avuto su di me un fascino particolare: abito e pensiero. La voglia di dargli voce in questo contenitore è emersa quando qualche settimana fa mi sono imbattuta in un sito (insegnareonline.com) che presentava uno scambio narrativo, nel libro di De Amicis L'idioma gentile, tra uno scrittore ed una frase. Nel libro lo scrittore dice alla frase: “non puoi vestir la mia idea, le faresti addosso delle pieghe, e parresti un abito preso a nolo”. Vani sono i tentativi della frase di convincere lo scrittore ad utilizzarla e sebbene egli ne sia tentato desiste ribadendo che non può perché: “Le rassomigli, ma non sei quella che cerco”.
Ecco PersonAtelier, con i suoi prodotti ed i suoi servizi è nato con la finalità di aiutarti a trovare il tuo abito in fatto di forme e pensieri.
Se lo cerchi sul dizionario abito deriva da habĭtus, può significare un modo di essere, un comportamento, una disposizione dell'animo e del fisico: è tutto ciò che siamo soliti avere con noi e portarci dietro continuamente. Di qui i suoi derivati, abituale, abitudine, abituare. 
​
Risultano immediate le sue implicazioni sull'immagine, che esibiamo abitualmente attraverso lo stile, e sulla nostra autostima attraverso i pensieri, le opinioni e le convinzioni che abitano la nostra mente.
In definitiva gli abiti che scegliamo di indossare, d'abitudine ogni giorno, per vestire le nostre forme ed i nostri pensieri diventano il nostro stile prevalente e alimentano la nostra autostima.
Di qui la mia convinzione profonda dell'importanza di porre attenzione alla qualità dei nostri abiti. Qualità da ricercare a partire dalla stoffa, passando poi dal modello, e infine dal colore e questo vale per gli abiti che vestono le forme e quelli che vestono i pensieri.

​
E allora qui di seguito ti propongo un piccolo breviario per prenderti cura del tuo stile e della tua autostima attraverso la scelta degli abiti che ti si addicono.
Occorre innanzitutto dotarti di buone stoffe: fibre naturali che non siano nocive per la tua salute, modelli, forme e colori che ti valorizzino nell'aspetto, sostenendoti al tempo stesso nelle tua intima essenza e dando grinta ed energia alle tue aspirazioni.
Allo stesso modo occorre che tu ponga attenzione alla stoffa dei tuoi pensieri, mi riferisco alle parole che scegli nel tuo quotidiano: non trascurare di usare quelle a valenza positiva, conta sull'intera gamma dei colori, specie quelli vivaci e accesi... quanto al confezionamento crea un buon equilibrio tra forme spigolose e linee curve nelle tue conversazioni.
Infine resisti alla tentazioni di indossare abiti non adatti per modello, colore, taglia, foggia e cerca, cerca ancora!
E se ancora non avrai trovato, potrai sempre fare un salto da noi, dove c'è quello occorre in fatto di abito e habitus, per vestirti dentro e fuori ;-)
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