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Serendipity e l'abito del talento è servito!

16/3/2020

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Qualche giorno fa ho letto l’espressione “l’abito del talento” nel libro di Raffaele Morelli “Scopri il tuo talento”.
L'ho trovata molto bella e l’ho istintivamente collegata all’esperienza di questi giorni casalinghi e al concetto di serendipity.
L’effetto serendipity fa riferimento al trovare qualcosa di piacevole quando non lo cerchi o meno te lo aspetti.
E secondo me questo periodo di casalinghitudine forzata potrebbe proprio dar luogo alla serendipità.
L’avere tempo non programmato a disposizione ci mette nella fortunata condizione di avere molti meno obblighi e doveri ai quali adempiere potendo avvicinarci più facilmente a quello che ci piace, ai nostri interessi.

Credo che questa sia una buona condizione per conoscerci meglio e confrontarci con la nostra immagine autentica, attraverso quello che James Hillman (psicologo americano), nel suo libro “Il codice dell’anima”, chiama daimon.
Nella sua teoria della ghianda ipotizza che prima della nascita, l’anima sceglie un’immagine o disegno che poi vivrà sulla terra e riceve un compagno, il daimon, che avrà la funzione di guida.
Purtroppo nel venire al mondo dimentichiamo ciò che abbiamo scelto e ci sembra di essere “vuoti”, e così sarà il daimon la nostra memoria e farà di tutto per assolvere alla sua funzione.
A questo proposito Hillman dice: “una vocazione può essere rimandata, elusa, a tratti perduta di vista. Oppure può possederci totalmente. Non importa: alla fine verrà fuori. Il daimon non ci abbandona”.

Se assumiamo il punto di vista di Hillman possiamo star certi che prima o poi il nostro talento, la nostra immagine autentica emergerà ma secondo me in questi giorni possiamo dargli un aiutino essendo presenti a noi stessi, osservando dove stiamo mettendo il nostro interesse e facendolo siamo totalmente immersi.
C’è uno stato psicofisico nel quale siamo nel nostro essere: è quella condizione nella quale tutto avviene in modo naturale, senza intoppi, con un grande coinvolgimento e desiderio, non esistono doveri facciamo quello che facciamo perché è esattamente quello che vogliamo.
È il tipico stato nel quale vivono i bambini, in loro la parte del daimon è ancora preponderante, libera dai condizionamenti, dai filtri e dalle convinzioni che arriveranno via, via con il passare del tempo.

Allora per andare sul pratico la domanda dalla quale partire secondo me è: “cosa ti appassiona, ti coinvolge  in questi giorni di libertà tanto che appena puoi ti ci dedichi (lettura, cucina, cucito, studio, riordino, bricolage, o...)?”
Resisti per un momento alla tentazione di associare queste attività al talento, per arrivarci occorre fare ancora un passaggio, personalmente mi convince l’ipotesi che il talento non stia nel nostro fare, bensì nell’essere (nel nostro modo di percepire, di sentire, di pensare), il fare è una delle possibili declinazioni che attraverso la pratica e l’impegno fa crescere e sviluppare il talento.
Seguendo questo ragionamento, rispetto agli esempi di sopra il talento non è tout court nello studio, nella cucina, nel cucito, etc. bensì nel tuo personale modo di farlo che ha a che fare con il tuo stile e con le tue attitudini.
Per rendere tutto più pratico ti propongo di seguito alcuni spunti per osservarti:
  • Cosa stai facendo con soddisfazione in questi giorni?
    Occorre essere precisi, ad esempio “cucino” è troppo generico specifica meglio di cosa si tratta (esempio cucino torte, cucino cibi vegani, cucino primi piatti, etc.).
  • Cosa caratterizza il tuo modo di fare, vale a dire come fai quello che fai, quali caratteristiche personali metti in gioco?
    Sempre nel caso della cucina potrebbe essere: sperimento abbinamenti di ingredienti insoliti, utilizzando tutto quello che ho e azzerando gli sprechi, modifico le ricette a modo mio, etc.
  • In quali altre attività ti capita di mettere in pratica le abilità che hai descritto al punto precedente e facendolo ti viene bene, ti appassiona, ti coinvolge tanto che il resto passa in secondo piano?
    Proseguendo nell’esempio ipotizziamo che oltre alla cucina, le attività nelle quali metti in campo sperimentazione, recupero ed estro (le abilità sopra individuate) sia nel creare composizioni con fiori e materiali di recupero e nel cucire oggetti di arredo (esempio tovaglie e tende) per la casa recuperando stoffe, o parti di abiti dismessi.
  • Fai una sintesi delle attività che sono emerse, creando collegamenti, integrazioni e utilizzando tutte le informazioni che hai individuato. Se vuoi inventa dei nomi e dei neologismi.
    Avrai così la possibilità di distinguere il talento (è il tuo essere), i contesti nei quali lo esprimi (i tuoi fare) e le attitudini che sono il motore del tuo potenziale e della tua crescita in termini di competenze.
    Ritornando al nostro esempio avremo:
    Talento: creare bontà e bellezza con gli elementi a disposizione, utilizzandoli in tutte le loro risorse e tenendo insieme elementi apparentemente incoerenti.
    Contesti: cucina, cucito, fai da te.
    ​Attitudini: creatività, tenere insieme elementi diversi tra loro, sperimentare, etc.
Et voilà, in questo modo l’abito del talento è servito, pronto per essere usato ogni volta che vorrai!
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