La nostra identità non è tutta dentro ma si estende e si distribuisce nel mondo esterno negli oggetti, alcuni sono più immediati ed evidenti, l’abbigliamento è uno di questi, altri sono più filtrati e mascherati, gli accessori possono esserne un esempio, arrivando ad oggetti sempre più periferici, l’auto, la moto, il camper, la casa, e così via.
Diventa interessante capire come mai lo facciamo, come mai scegliamo proprio un certo oggetto e non un altro e quanto questo sia coerente con il nostro stile.
Rispetto al primo punto canalizziamo la nostra identità fuori, per essere visti, per poterci specchiare, per riconoscerci e farci riconoscere, per dare informazioni e per orientare il giudizio degli altri attraverso le impressioni che generiamo.
Se, ad esempio, indosso un accessorio prezioso chi mi guarda penserà ai concetti di eleganza e status, se indosso un accessorio in pietre dure di ambra o ametista, il pensiero andrà ai concetti di cura, armonia e benessere.
È un fenomeno che ci riguarda tutti, in particolare chi sente la necessità di validazione dall’esterno, chi si trova in una fase di transizione che definisce o ridefinisce l’identità e il ruolo (es. adolescenza, maternità, etc.) o chi vive il proprio sé in modo insicuro e ricerca negli oggetti una struttura e una base solida.
Per quanto riguarda la scelta di un determinato oggetto, pur esistendo differenze individuali, è possibile individuare un denominatore comune nei fattori di visibilità, protezione e competenza. La scelta può infatti ricadere sull’oggetto o sulla categoria in cui ci sentiamo maggiormente visibili, protetti o competenti, oppure su ciò che, per ragioni personali, ha acquisito un particolare valore emotivo. In altri casi, la selezione può orientarsi verso l’ambito che rimane disponibile dopo aver escluso le altre opzioni, percepito come il più accessibile per rispondere al bisogno di esprimersi.
Infine relativamente alla coerenza degli accessori con il nostro stile (comportamento e look) ci vengono in aiuto le stagioni interne, volendo tracciare un riferimento alla loro tendenza e coerenza nel proiettare l’identità negli oggetti, possiamo dire che le stagioni più inclini a farlo sono l’estate e la primavera. L’estate, per mostrare il proprio ruolo e potere, la primavera per il piacere di esprimersi e farsi notare.
Al contrario, autunno e inverno sono più introverse e tendono a relazionarsi con gli oggetti in modo più discreto e affettivo (autunno) o simbolico (inverno) rendendo più difficile la decodifica dell’identità.
Per l’estate e la primavera il sé passa spesso da oggetti visibili e riconoscibili in questo scenario gli accessori risultano coerenti con il resto del guardaroba, mentre per l’autunno e l’inverno il sé si manifesta in dettagli da scoprire arrivando agli oggetti domestici nel caso dell’autunno, o a elementi iper-specifici o della sfera tecnologica nel caso dell’inverno.
In definitiva gli accessori a seconda dell’accento posto dallo stile possono esibire, raccontare, custodire, depistare.
Infine aggiungo uno spunto che riguarda gli accessori che vediamo indossati da altri che ci fanno dire: bello ma non fa per me oppure bello mi piacerebbe ma poi all’atto pratico non funziona.
In questo caso per me vale il non tutto ciò che ci piace ci somiglia, il mi piace ma non lo indosserei sta ad indicare un confine identitario, l’oggetto non è in discussione nella sua bellezza, lo è rispetto a chi siamo noi, alla nostra storia, al nostro stile, il risultato sarà orientarci verso altre preferenze.
Il mi piace ma su di me non funziona risulta più frustrante evoca un’aspettativa disattesa (quello che vedo non corrisponde all’effetto ricercato) a volte è una questione estetica, più frequentemente credo sia una questione psicologica legata al giudizio, qui l’oggetto non è in discussione, siamo noi a metterci in discussione il rischio è che con questa lente non ci siano altri oggetti che possano soddisfare la nostra aspettativa se non forse quelli già collaudati che stanno nella nostra zona di comfort, già sperimentata e sufficientemente sicura.
In definitiva ritorniamo al punto di partenza: gli accessori, come l’abbigliamento, rivelano chi siamo, ma anche chi vorremmo essere, o chi temiamo di non riuscire a diventare.
In queste sottigliezze si nascondono spesso i punti più fertili per esplorare la nostra identità.
Ogni oggetto è un indizio sta a noi raccoglierlo.