Effettivamente la funzione dell’odore è proprio quella di comunicare facendo arrivare il messaggio a lunga distanza, prima ancora che arrivino la vista e l’udito e così nel mondo animale ci sono feromoni di diverso tipo: sessuali per dare segnali ai futuri partner, gregari per favorire e mantenere la coesione di un gruppo, di allarme che attivano segnali di pericolo, di spazio per delimitare i confini di un territorio, di pista per tracciare un percorso da seguire.
Nell’uomo la portata di questi messaggi è inferiore ma comunque molto presente, basti pensare alla capacità di una madre di riconoscere a poche ore dalla nascita l’odore del suo bambino tra tanti altri, fondamentale ai fini dell’accudimento.
Gli odori, così come i sapori, che percepiamo arrivano direttamente al cervello limbico, creando delle potenti tracce di memoria olfattiva e degli stati d’animo.
Ha straordinariamente descritto questo effetto Marcel Proust, con il ricordo delle madeleine e del tè sul suo umore. Nella sua opera Alla ricerca del tempo perduto descrive il momento in cui è inondato da una forte gioia dopo aver assaporato un pezzo di madeleine inzuppato nel tè e l'invano tentativo di recuperare il ricordo attraverso la visualizzazione aiutandosi con le forme, poi d'un tratto il ricordo appare. Quel sapore era quello che trovava la domenica a casa della zia Léonie quando le offriva proprio quel dolce con un infuso di tè o tiglio.
Nell’evocazione del ricordo l’odore e il sapore hanno battuto di gran lunga la forma.
Questo meccanismo spiega perché per questo senso la variabilità soggettiva sia molto più elevata rispetto agli altri sensi. Il fatto che ci sia un’associazione così stretta tra la percezione, di un odore (ma vale allo stesso modo per i sapori) e un’emozione fa sì che un profumo ci piaccia oppure no.
Questo non vuol dire che non ci siano minimi comuni denominatori per la collettività, per esempio la familiarità e la cultura giocano un ruolo importante per creare delle influenze, se ad esempio vivo in un paese famoso per la presenza di lavanda, riconoscerò questo profumo come familiare e lo valuterò come più gradevole di altri, o al contrario se nel mio paese un certo profumo è utilizzato come medicinale lo troverò meno gradevole di chi lo stesso profumo nel suo paese lo trova impiegato nel settore dolciario (gli esempi sono tratti da uno studio della Dr.ssa Jelena Djordjevic e del suo gruppo di ricerca al Montreal Neurological Institute, letto qui ).
L’embodied cognition ha poi esemplificato come numerosi odori abbiamo un particolare effetto su di noi (ne avevo parlato qui), ad esempio la menta e la cannella stimolano la memoria e l’attenzione, riducono la percezione di difficoltà di un compito e aumentano la performance.
Il profumo dei prodotti da forno crea un ambiente positivo e collaborativo, il limone e gli agrumati in genere sollecitano e infondono un senso di pulizia (anche morale)
Da questa prima disamina abbiamo iniziato a comprendere che quello che spinge o ci allontana da una fragranza è in parte chimico, in parte culturale e in (gran) parte soggettivo.
Il passaggio successivo è quello di collegare i profumi alla personalità e per farlo adotterò gli stessi criteri utilizzati per la decodifica di forme e colori, andando per associazioni e analogie, avremo così che le:
- caratteristiche di vitalità, grinta ed energia saranno affini a profumi legnosi forti e decisi che nel linguaggio delle stagioni interne significano estate,
- caratteristiche di giocosità, creatività e ecletticità a profumi dolci e floreali (stagione interna primavera),
- caratteristiche di stabilità, concretezza, semplicità a profumi leggeri dal sapore di pulito (stagione interna autunno),
- caratteristiche di introversione, individualità, libertà a profumi dai toni speziati (stagione interna inverno).
- la quantità di profumo che si indossa e la sua persistenza: le stagioni interne dell’estate e della primavera tenderanno ad abbondare e usare profumi persistenti perché sono stagioni che lasciano il segno, al contrario autunno e inverno saranno più parche, soprattutto l’autunno che potrà prediligere eau de toilette al profumo vero e proprio, perché l’inverno potrebbe usare il profumo come protezione, filtro e barriera verso l’esterno;
- la variabilità, vale a dire se si è fedeli ad un’unica fragranza o se si è soliti cambiare o adattare il profumo all’outfit o all’umore: anche in questo caso autunno ed inverno tenderanno ad essere inclini all’utilizzo di una unica fragranza per lunghi periodi, al contrario di estate e primavera che potranno essere più flessibili e variabili;
- la tipologia del profumo se di nicchia, di moda o commerciale: la stagione inverno tenderà ad utilizzare profumi di marche quasi sconosciute, l’estate profumi che rappresentano status symbol preferibilmente di brand di moda, l’autunno si orienterà su brand presenti anche in centri commerciali mentre la primavera sarà più eclettica attingendo dai diversi canali sull’onda dell’emotività del momento.
Con il profumo lo stile si arricchisce di ulteriori significati, includendo le note delle fragranze possiamo arricchire il racconto di chi siamo, e siglare la firma della nostra cifra stilistica.