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1+1=3

10/4/2024

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Una stessa gonna + 3 camicie = stili diversi
Perché succede?

Pur mantenendo uno stesso elemento, come in questo caso la gonna, a seconda delle stampe e dei colori che accostiamo l'immagine diventa più
- romantica: con una camicia con colletto alla coreana e stampa floreale dai toni pastello 
- seria: con  una camicia con colletto a punta, ben abbottonato , stampa romboidale dai colori più polverosi
- grintosa: con una camicia in tinta unita di un energico colore rosso 

Va detto poi che anche l'associazione della tipologia dei capi crea un effetto: una camicia in generale è un capo più formale di una t-shirt e meno di una giacca.

Tutti questi elementi si sommano algebricamente tra di loro  e creano un effetto, nel ho parlato qui.

Quando poi vediamo l'immagine che leggiamo come romantica, seria o grintosa, cosa ci attira verso l'una o l'altra?
Secondo me  il vestito che scegliamo dipenda dalla stoffa di cui siamo fatti, vale a dire da come è fatto il nostro habitus, ne ho parlato qui.

La nostra stoffa (habitus) corrisponde al nostro stile di pensiero, relazionale e comportamentale che ci orienta (anche) in fatto di abbigliamento.  
Ed ecco che se la mia stoffa è fatta di:
  1. estroversione, velocità, competitività, desiderio di emergere, interesse per le cose belle e lussuose, il mio abito ideale molto probabilmente sarà di pregio, formale o comunque elegante, con elementi status symbol.
  2. estroversione accompagnata da interesse per le relazioni, per il divertimento, la condivisione, la voglia di visibilità e di riconoscimento,è prevedibile che il mio abito ideale sarà spontaneo, espressivo, creativo e originale.
  3. introversione, sensibilità, empatia, disinteresse per la mondanità e l'apparire, il mio abito ideale è probabile che sarà comodo, casual, per nulla appariscente, al contrario discreto e sobrio.
  4. introversione, individualità, quasi avversione per la socialità, desiderio di stare al riparo dal frastuono dell'esterno molto probabilmente l'abito ideale per me seguirà questo schema diventando poco interessante e utile se non per la sua funzionalità.
La ricetta per lavorare sul nostro abito me l'ha suggerita un'intervista di Pierpaolo Piccioli nel podcast Sailor. Lui diceva a proposito del trovare il proprio stile nella Maison Valentino "ho capito che quello spazio di immaginazione tra la realtà delle cose e come io le  avevo immaginate fosse lo spazio dove c'era la mia personalità... in quello spazio lì... dovevo cercarmi.
Parafrasandolo possiamo dire che possiamo vedere il nostro stile in quello spazio tra l'abito ideale per noi e la realtà di quello che indossiamo, lì possiamo vedere dove siamo, come stiamo, cercarci tra il volere e il potere del momento. 
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Lontani o Vicini?

19/10/2022

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Abbinamenti di colore vicini o lontani sulla ruota cromatica hanno effetti diversi dal punto di vista estetico, comunicativo sia verso l’esterno sia verso di sé.
 
Partiamo dagli accostamenti di colore che sono più vicini,  si tratta degli abbinamenti monocromatici ed analoghi.
Per abbinamento monocromatico, o tono su tono, si intende un abbinamento della stesso colore, si tratta delle sfumature  poste sullo stesso spicchio della ruota cromatica.
A livello estetico dona a chi nel suo mix cromatico presenta un basso contrasto.
L’effetto comunicativo e di sensazione interna  è elegante e sobrio, a seconda che il colore scelto sia chiaro o scuro si va poi da impressioni e sensazioni di vicinanza e  serenità a quelle di serietà e distanza , via che il colore diventa più profondo.
Per abbinamento analogo si intende un accostamento tra due o tre colori che sono vicini sulla ruota.
A livello estetico dona a chi nel suo mix cromatico presenta un contrasto medio basso.
A livello comunicativo e di sensazione interna, crea un senso di armonia, trattandosi di colori simili  tendono a fondersi, l’effetto generale è di serenità e comfort.


Gli accostamenti di colori che sono più distanti sulla ruota cromatica sono quelli tra colori complementari, che sono situati ai poli opposti.
A livello estetico donano a chi ha un contrasto medio alto.
A livello comunicativo e di sensazione interna trasmettono energia e grinta poiché uno accanto all'altro vibrano, rafforzando la propria luminosità a vicenda.

Osserviamolo con qualche esempio di abbinamento nel quale i capi sono gli stessi, cambiano solo i colori.

In generale gli abbinamenti con colori tono su tono risultano più equilibrati e delicati con il rischio di diventare un po' piatti, mentre gli abbinamenti con colori a più elevato contrasto risultano più vistosi e incisivi, con il rischio di diventare confusivi nel dirigere lo sguardo, infatti se sono presenti in ugual misura si annullano poiché competono per emergere e il risultato è caotico, occorre scegliere il dominante  e il subalterno.

Anche le stagioni interne hanno delle preferenze in fatto di vicinanza o distanza: l'inverno predilige il monocolore, l'autunno e l'estate un contrasto medio basso, la prima per non dare troppo nell'occhio, la seconda perché risulta più raffinato, la primavera invece ama mettere vicino quello che è distante!

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Quanto conta il colore nel creare un'impressione

24/3/2022

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Quanto conta il colore nel creare un'impressione?
Una ricerca sull'impatto del colore nel marketing condotta dall’Università di Winnipeg in Canada,  ha dimostrato che conta tantissimo, infatti  fino al 90% dei giudizi formulati sui prodotti, si basano sul colore. I colori definiscono quindi il modo in cui gli osservatori percepiscono la personalità del prodotto e di conseguenza del marchio.
Possiamo estendere questo risultato anche al colore dei vestiti? Io direi di sì, qui la stessa gonna è abbinata con lo stesso modello di T-shirt in colori diversi.
L'impressione generale del look cambia, diventa più seria con il nero, più semplice con il bianco, più femminile con il rosa, più forte con il rosso, più e esotica con il verde e più tradizionale con il blu.


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Coloràti/Colòrati

11/2/2022

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Quella che segue è la cronaca di una giornata #noninpalette, che mi ha fatto riflettere sulla distinzione coloràti/colòrati.
Vale a dire la dimensione dello stato del colore sulle cose (coloràti) e la dimensione intenzionale del mettere il colore su di noi e nelle cose (colòrati).
Ma andiamo per gradi, l’altro giorno ho messo capi coloràti di colori caldi che riconosco non starmi bene,  anche se probabilmente ad un livello più sottile ed energetico ne avevo bisogno.
Durante la giornata passando davanti agli specchi del negozio constatavo come mi sbattessero, non c’è che dire i colori armonici con il nostro mix cromatico a livello estetico fanno il loro lavoro …. Indossavo un  gilet marrone e giallo (per quanto non fosse un giallo così caldo) e tutto il resto, che per una presunta coerenza estetica (o più probabilmente interna), avevo messo marrone non funzionava. Inoltre il bordino della maglia era decisamente alto e peggiorava la situazione.
Quei capi erano lì nel mio armadio, e prima in esposizione in qualche negozio, che ne possono sapere loro di come saranno abbinati, utilizzati, indossati, se ne stanno lì coloràti come sono, a seconda di come sono stati concepiti, sta poi ai loro possessori fare il resto per colorarsi al meglio.
Ma tornando a quel giorno, ho pensato che quel mix non l’avrei replicato e che anzi avrei potuto: sostituire qualche colore caldo con qualcun altro freddo,  per esempio la blusa marrone con una viola, idem le calze e che avrei potuto abbassare il bordino del gilet cucendolo con un impuntura di un giallo freddo. Il risultato mi è piaciuto di più.
Di qui è partito il pensiero e l’analogia con le giornate non in palette dal punto di vista dell’umore, quando non sto bene perché non mi sono piaciuta nei comportamenti:  sul piano dell’assertività, della comunicazione, delle aspettative, delle richieste non fatte, o di credenze che mi hanno limitato nelle azioni.
Ed ho pensato che esattamente come per i colori non in palette, che possono essere sostituiti o comunque modulati, anche per i comportamenti ci sono azioni di recupero che possono essere fatte.
Anche i comportamenti e gli umori infatti possono essere coloràti così come vengono, quando sono reazioni o automatismi che partono e sta a me ricolorarli con intenzionalità e consapevolezza.
Allora seguendo l’analogia di sopra:
  • abbassare il bordino corrispondere ad abbassare i volumi, può trattarsi di uno standard troppo elevato oppure del livello di aspettative o del tono della comunicazione;
  • cambiare la tinta corrisponde a trovare la sfumatura giusta raffreddando o scaldando un atteggiamento a seconda dei casi;
  • l’impuntura  mi fa pensare che a volte le cose  per funzionare devono essere cucite nella misura giusta,  e che per farlo devono essere smontate e rimontate, messe in discussione e viste poi in modo diverso.
Insomma la questione per me è sempre la stessa dentro&fuori sono due aspetti in continua interazione e fonte di ispirazione per conoscermi e lavorare su  me stessa passando da una dimensione nella quale penso di non avere spazio di azione perché il contesto è quello che è, con i suoi colori, a quella in cui lo spazio d’azione lo vedo e agisco per influire mettendo i colori che funzionano meglio.
E se anche a te capitano giornate non in palette considera che:
- sono  limitate nella durata: quei colori li indossi al massimo quanto? 8..10 ore e poi puoi toglierteli e ripartire il giorno dopo colorandoti con un nuovo abbinamento
- in corso d’opera puoi fare dei micro aggiustamenti: cambiare qualcosa che migliori la situazione
-  avendo un po’ di tempo in più a tua disposizione, puoi fare cambiamenti più strutturati: un piccolo restyling  che ti consente di tenere quello che hai usandolo in modo diverso.
Per fortuna nulla è definitivo, tutto in evoluzione, anche nella definizione dello stile (dentro&fuori)…. sperimentare per credere!

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Dai forma e colore ai prossimi giorni

1/12/2021

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L’ambiente in cui trascorriamo il nostro tempo ci espone all’influenza di stimoli e sensazioni che producono diversi effetti sul nostro umore e sul comportamento. A sostenerlo è quel filone della psicologia che va sotto il nome di psicologia ambientale che studia il rapporto tra l’individuo e l’ambiente fisico andando alla ricerca di come quest’ultimo possa influire e condizionare il  comportamento di noi tutti.
Nello scorso post ho trattato il ruolo dei colori nel portare gioia nei propri ambienti e nell’abbigliamento partendo dalle suggestioni della designer Ingrid Fettel Lee nel suo libro Cromosofia e in questo post vorrei soffermarmi sull’uso dei simboli per uno scopo analogo.
 
Questa volta il punto di partenza è stata una domanda,  mi sono chiesta come mai nel tempo per le vie della città si tenda ad anticipare sempre di più il momento delle decorazioni natalizie, arrivando praticamente a farlo, almeno qui a Torino nella mia città, a inizio novembre.
Questa domanda l’ho girata a Google :-) ed ho trovato una risposta che ha molto a che fare con le  teorizzazioni della psicologia ambientale. Si tratta di uno studio dello psicologo americano Steve McKeown   il quale sostiene che le decorazioni natalizie essendo collegate alle emozioni dell’infanzia rispolverano forti sentimenti della nostra parte bambina aumentando l’entusiasmo.
Prosegue poi nel sostenere che “addobbare la casa per le feste sia anche un modo per compensare le mancanze del passato, in particolare per chi non ha avuto una famiglia unita e magari oggi è riuscito ad farne una propria”.
Inoltre nell’articolo cita un ulteriore ricerca pubblicata sul Journal of Environmental Psycology sull’inferenza della caratteristica socievolezza dei proprietari delle case tramite l’impatto delle decorazioni natalizie sulle facciate esterne.  Le case del campione sono state selezionate per rappresentare 4 casistiche derivanti dall’incrocio di due variabili: case con presenza/assenza di addobbi natalizi e proprietari con contatto sociale (valutato dai vicini) basso/alto. 
Dalla ricerca è emerso che le decorazioni trasmettevano ai valutatori socievolezza e apertura, infatti quando nelle case erano presenti le decorazioni natalizie, i valutatori attribuivano una maggiore socialità ai residenti valutati dai vicini come non socievoli.
 
Dunque ci sono evidenze che le decorazioni natalizie possano offrire delle possibilità per il nostro benessere e per il miglioramento dell’umore, anche nei casi in cui questa festa attivi stati di malessere e tristezza.
Nell’ottica di mettere a frutto questa possibilità di dare forma e colore ai prossimi giorni che precedono il Natale ho pensato a come poter amplificare nell’ambiente e nell’abbigliamento la presenza di stimoli che possano creare, sottolineare e vivere l’atmosfera natalizia.
Il sistema più immediato che mi è venuto in mente è quello dei simboli, ne ho selezionati  24 relativi al Natale che saranno i protagonisti di questo periodo e potranno essere inseriti nei propri  ambienti o nell’abbigliamento come ancoraggi per fare da catalizzatori  all’atmosfera natalizia.
 
Il primo di questi simboli, che inaugura il percorso, non poteva che essere lui:  il calendario dell’avvento.
I calendari tradizionali iniziano il conto la prima domenica dell'avvento (quest’anno sarebbe stata domenica 28/11), oggi, come consuetudine, si inizia il primo dicembre.
Il calendario mostra i giorni rimanenti fino alla vigilia di Natale, generalmente è realizzato in caselle/scatolette di cartoncino, o sacchetti di stoffa numerati dall'1 al 24, dietro/dentro ai quali si pone un dolce, una caramella, un piccolo dono.

Pubblicherò ogni giorno sui social un simbolo, l’invito è quello di inserirlo nella propria quotidianità, il calendario è inoltre presente in negozio e in alcuni giorni i clienti potranno partecipare ad una estrazione, chi pescherà il numero corrispondente al giorno del calendario riceverà un piccolo dono rappresentante il simbolo del giorno.
Cosa ne dici sperimentiamo?!
 
Approfondimenti
Articolo blog Steve McKeown
Articolo completo
Abstract ricerca sull'inferenza della socievolezza e l' impatto delle decorazioni natalizie sul vicinatosul -  Journal of Environmental Psycology

 
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Regole armoniche

15/10/2021

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capi morbidi e lunghi nella parte superiore
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si armonizzano meglio con capi stretti nella parte inferiore
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anziché con capi larghi e corti

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capi stretti e corti nella parte superiore


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si armonizzano meglio con capi larghi nella parte inferiore 



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anziché con capi stretti e lunghi

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capi morbidi e voluminosi nella parte inferiore



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si armonizzano meglio con capi stretti e corti nella parte superiore



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anziché con capi larghi e lunghi
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Dentro ad un abito

2/10/2021

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Austero
Rigido, inflessibile, intransigente, di aspetto severo, solenne... 
Sono alcune definizioni del termine prese dal vocabolario Treccani.

Questo look è (anche) così, ma cosa crea questa impressione?
Tecnicamente in semiotica sono le categorie visive a generare le impressioni: forme, colori, posizioni nello spazio.
Qui sono il colletto a punta, l'abbottonatura della camicia, la forma della gonna che genera un triangolo, e l'inquadratura della foto dal basso verso l'alto. Poco riescono a fare i cerchi chiari della camicia, contro il nero della gonna, della cintura e i colori scuri della camicia.
Nel gioco della somma algebrica gli elementi austeri dominano su quelli più morbidi.
L'abbinamento rientra nel guardaroba della Stagione Interna Inverno, chi lo guarda legge austerità, chi lo indossa vive austerità o meglio la protezione che deriva dall'austerità.
Conoscere i bisogni che stanno alla base delle nostre scelte ci permette di soddisfarli anche nella quotidianità del vestire, conoscere i messaggi delle categorie visive permette di avere consapevolezza degli input che diamo verso l'esterno  il risultato è maggiore allineamento tra intenzioni e interpretazioni.
Per farlo posso allora chiedermi di fronte ad un abbinamento come questo:
  • cosa comunica?
  • è quello di cui ho bisogno?
  • che effetto può produrre nel contesto in cui mi muovo? 
Sperimentare per credere!
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Vedere il proprio spazio di possibilità

9/9/2021

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Nella scelta dei tuoi abbinamenti quale atteggiamento prevale?:
  • metto quello che so essere donante per la mia fisicità: il driver è la silhouette
  • metto quello che mi piace (indipendentemente dal mio fisico): il driver è il gusto personale
  • metto quello che mi fa sentire comoda: il driver è il comfort
  • metto quello che è collaudato: il driver è la zona di comfort
Potrei andare avanti oltre e naturalmente le condizioni possono essere in combinazione tra loro e credo che si possa essere in generale d'accordo che la combo che vada per la maggiore possa essere: che sia donante, mi piace, mi fa stare bene... che mi trova molto d'accordo tanto che parlo dei poteri dell'abito proprio in questi termini.
​
Ma la riflessione che volevo portare qui oggi riguarda il quanto ci permettiamo o meno di indossare qualcosa che pensiamo non essere affatto donante per la nostra fisicità e allo stesso tempo ci piace come stile.
Ho usato il termine "affatto donante" non a caso perché è proprio in questi casi che diventiamo più severi e giudicanti non dandoci la possibilità di sperimentare.
 
Ad esempio nel mio caso, per la mia fisicità ritengo maggiormente donanti i pantaloni meglio se un po' a zampa rispetto a vestiti o gonne, che per me rientrano nell'"affatto donanti" e tuttavia mi piacciono molto come stile, penso ad esempio ad un vestito corto con uno stivaletto o con anfibio soprattutto in questo periodo in cui ancora si può stare senza calze e con un po' di abbronzatura.


Allora come uscire da questo impasse?
Conosco due metodi: uno da dentro a fuori e l'altro da fuori a dentro.
Il primo prevede l'esplorazione di uno standard, che in questo caso è quello "dell'essere donante", vale a dire: quando e come una cosa ritengo che sia donante su di me? Cosa ritengo lo sia e cosa no, quando e cosa ritengo donante su altri, etc. etc.
Per uscire dalla logica dell'esigenza, che si accontenta a mala pena della perfezione, ed entrare nella logica dell'eccellenza che permette di vedere il meglio che possiamo fare con le risorse a disposizione, contemplando così la possibilità di un cambio di paradigma da una logica "O/O", verso una logica "E/E, vale a dire passare da un modo di vedere le cose da  "metto o quello che mi piace o quello che mi dona" a "metto quello che mi piace e mi dona" 

Il secondo metodo da fuori a dentro prevede di sperimentare qualche accorgimento "estetico" per trovare quella misura che fuori dall'esigenza di trovare il meglio in assoluto (se non avessi le gambe storte, se non avessi le gambe muscolose, etc. etc.) ci consente di vedere quello che può funzionare al meglio in base alle caratteristiche personali.
Ed ecco che nel mio caso, i pantaloni a zampa (Figura 1) secondo me hanno un effetto più armonioso per la mia figura, mentre il vestito con lo stivaletto (Figura 2) la accorcia, usando l'accorgimento di verticalizzare con un po' di continuità di colore, dato dalla calza (Figura 3), l'effetto secondo me migliora  e mentre nella Figura 2 non mi sentirei a mio agio, l'accorgimento adottato nella 3 è il mio spazio di possibilità.


           Figura 1                                    Figura 2                                     Figura 3                                   Figura 4
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Uno dei due modi è migliore dell'altro? Per me è no, entrambe i modi li trovo efficaci  e possono essere complementari. 
Il punto di ingresso per lavorare su di sé per me può essere dal dentro, dal fuori o insieme, dipende dal momento, dalla situazione, dalla persona e ancora per la stessa persona dal momento in cui si trova.

In ogni caso quello che torna utile per poter cambiare è:
- silenziare il giudizio
- aumentare la consapevolezza su cosa piace in generale e cosa piace addosso a sé
- provare piccole strategie per valorizzarsi

Qui lo facciamo con Dai Forma e Colore al tuo Stile, trovi tutto qui!
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L'allacciatura di un bottone

15/7/2021

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I pensieri del mattino sono come il primo bottone di una camicia, se sbagli ad allacciare il primo la giornata andrà storta. (CleX, Twitter) 
Eh già l'allacciatura di un bottone non è affatto ininfluente per la silhouette: effetti ottici, sempre loro!
Prendiamo un vestito ed un golfino e vediamo cosa cambia rispetto al tipo di abbottonatura.
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Golf lasciato aperto: verticalizza la figura, l'occhio corre lungo la linea verticale con effetto allungante e snellente.
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Golf abbottonato nella parte superiore: svasa la figura, l'occhio corre dall'alto verso il basso, seguendo le linee diagonali, adatto se si vuole allargare visivamente la parte inferiore, ad esempio per chi ha spalle larghe e vuole armonizzare la parte inferiore.

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Golf abbottonato nella parte inferiore: sfina la figura creano un punto vita, l'occhio scorre dal basso verso l'alto, adatto se si vuole fissare lo sguardo sulla parte superiore e armonizzare fianchi più pronunciati rispetto alla parte superiore.licca qui per modificare.
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Stampe vs. tinta unita

7/7/2021

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Scegliere outfit con stampe o in tinta unita determina diversi effetti ottici e comunicativi.
Quel che è più o meno noto come effetti ottici:
  • stampe grandi dilatano,
  • stampe di piccole dimensioni o rimpiccioliscono i volumi,
  • adottare un outfit in tinta unita, in continuità di colore, soprattutto se scuro, snellisce e allunga,
  • le tinte chiare aumentano i volumi.
Tra gli effetti comunicativi
  • stampe con angoli (fig. 1) comunicano forza, grinta, fino a durezza e fanno apparire i capi di una qualità più alta,
  • stampe con linee tonde, morbide o floreali (fig. 2), comunicano accoglienza e armonia e danno un aspetto più casual,
  • tinta unita, se di colori neutri o pastello (fig. 3), rende l'immagine più delicata, tinta unita con colori a contrasto rende l'immagine più decisa.
Ecco un esempio nel quale cambiando il pantalone (con linee a zig-zag, con un disegno floreale stilizzato e in beige chiaro), cambiano i messaggi.
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