Un esercizio che trovo molto utile è tenere per alcuni giorni, almeno una settimana, un diario nel quale annotare le sensazioni che provi indossando i tuoi abiti, mettendo nero su bianco: la tipologia degli abiti (in termini di tessuto, colore, foggia, tipologia di indumento), contesto di utilizzo, sensazione provata nell’arco della giornata, attribuendo anche un valore numerico (da un valore che indichi per niente a mio agio, fino a super agio) per fare poi una valutazione di sintesi alla fine della settimana e tirare delle prime conclusioni: cosa ti ha fatto sentire bene? Cosa ti ha dato efficacia, agio ed energia? Cosa te le ha tolte? Qual è il tuo approccio alla scelta degli abiti?
La finalità è quella di comprendere cosa tenere e cosa lasciare andare, o quanto meno mettere temporaneamente in stand by, per massimizzare il tuo benessere.
Diversi studi psicologici hanno dimostrato come la scelta di ciò che indossiamo ha effetti sul nostro atteggiamento. L’enclothed cognition (disciplina che analizza l’effetto degli abiti sui processi cognitivi) afferma che il giusto abito può renderci più forti e può farci perfomrare al meglio. Hajo Adam e Adam Galinksy hanno spiegato in un loro studio (sull’ormai famoso esperimento del camice bianco) che a certi capi diamo un valore simbolico e quando li indossiamo non soltanto appariamo in un certo modo ma ne assumiamo anche le caratteristiche, comportandoci coerentemente con il significato.
Questa influenza dell’abbigliamento sulla dimensione cognitiva mi affascina molto, nel tempo ho imparato ad apprezzare anche l’influenza che gli abiti hanno sull’aspetto, soprattutto a seguito di una formazione sul tema dell’armocromia.
Si tratta di una disciplina nata agli inizi del secolo scorso, dalle prime elaborazioni di Johannes Itten che ne pose le basi nel suo testo L’Arte del Colore, portata in auge negli anni ’70 da Carole Jackson, nel suo libro Colour Me Beautiful, con un sistema a 4 stagioni che si sono arricchite e moltiplicate arrivando ai nostri giorni a 16, 20 o più.
Il valore che riconosco a questo strumento è di permettere, attraverso l’analisi di alcuni indicatori e per mezzo di prove con drappi colorati, di individuare i colori che per temperatura, valore, contrasto e intensità, si armonizzano al nostro aspetto e lo migliorano.
Ho pensato che queste due risorse, Enclothed Cognition e Armocromia, potessero essere utilizzate per sostenere il nostro guardaroba e mi impegno ad utilizzarle per realizzare i capi PersonAtelier.
Nella scelta dei colori l’attenzione è quella di garantire una varietà tra tonalità calde e fredde, obiettivo non semplice perché soprattutto negli stampati i colori caldi e freddi si mescolano. Gli stampati poi sono selezionati per offrire la possibilità di comunicare, verso l’esterno e verso l’interno, diversi messaggi coerentemente con il lessico dell’abbigliamento.
Infine per dare concretezza al processo, accompagnano l’abito un cartellino che ne descrive l’intenzione, in termini di significato del colore, della foggia, del tessuto e dello stampato e una targhetta con una parola che racchiude e sintetizza l’intenzione.
Oltre ai capi, alcuni prodotti, ad esempio le pochette per il make-up, sono stati realizzati con tessuti personalizzati con un disegno ideato ad hoc.
I primi capi completi di questa dotazione li trovi in negozio da metà marzo, potremo costruire insieme la tua comunicazione autentica e consapevole in fatto di identità e immagine.
Il confezionamento dei capi è a cura di Gelso Sartoria Sociale, le targhette con la parola "intenzione" sono realizzata da ArkyFly e l’illustrazione delle stoffe è stata ideata e realizzata da Gusci Artigianato Illustrato.