Prova a fare questo esperimento: mettiti davanti allo specchio e ascolta la conversazione che arriva e poi confrontala con quelle che ti propongo di sotto.
Si tratta di queste:
- Sono uno schianto.
- Sto che è una favola.
- Questo colore mi dona proprio.
Oppure di queste:
- Sono sempre così disordinata.
- Sono un disastro.
- Con questo colore non mi si può guardare.
Sappiamo bene che le parole sono generative, e noi siamo esseri linguistici, la qualità della nostra vita e del nostro benessere dipende da come ce la raccontiamo.
Dal pensiero, alla parola, al rilascio di neurotrasmettitori, questa è la sequenza che può portarci a stati d’animo piacevoli e sentimenti di sicurezza verso noi stessi o al contrario stati d’animo di malessere e senso di insicurezza.
Vale la pena davanti allo specchio allenarsi a buone “ConversAzioni”, come fare?
Prendiamole una ad una e analizziamole insieme.
Sono sempre così disordinata
Mi sembra un po’ esagerato usare il “sempre”, tecnicamente vuol dire usare un “quantificatore” che ha la funzione di dare un'informazione su quanto è grande l'estensione di un’affermazione. "Sempre" non è un quantificatore realistico e soprattutto “sempre così” è una generalizzazione, possiamo allora porci qualche domanda che vada a relativizzare, del tipo:
- Sempre, sempre? In cosa sono disordinata?
- Quando indosso abiti stropicciati, mi sento disordinata.
- Quando mi metto più più strati addosso mi sento disordinata.
- Quando non uso certi prodotti per i capelli mi vedo disordinata.
Ho relativizzato esplicitando condizioni e comportamenti specifici e ho sostituito il “sono” con il pensiero di come mi sento o con la descrizione di come mi vedo.
In questo modo il mio umore sarà forse più lieve e mi offro la possibilità di agire in modo diverso, ad esempio stirando i miei abiti, limitando il numero di strati che indosso e motivandomi a usare certi prodotti per i capelli, mente nella prima frase lo spazio di fare azioni diverse era annullato sia per la mancanza di suggerimenti sia per lo stato emotivo.
Sono un disastro
Anche qui stiamo ragionando sull’essere e abbiamo visto nel precedente caso che riferirci al nostro essere con generalizzazioni, se negative, è dannoso. Allora scendiamo nel particolare, chiedendoci:
- Cosa me lo fa dire (la pettinatura, il trucco, l’abito)?
- Le occhiaie sotto gli occhi mi danno l’aria stanca.
Scendere nello specifico mi ha permesso di individuare che, per me, sono le occhiaie a farmi vedermi così, mi fa passare dal pensare di essere “un disastro” al fatto che quando mi vedo con l'aria stanca non mi piaccio e così potrò fare qualcosa per prendermi cura di quella stanchezza.
Con questo colore non mi si può guardare
Anche qui stiamo generalizzando un po’, colore è vago, sappiamo che ci sono moltissime sfumature, possiamo quindi impegnarci ed essere un po’ più precise
- Quale tonalità? Tutte di quel colore? Ci sono capi che di quel colore mi stanno bene?
- Con maglie di questa tonalità vedo spento il colorito.
Ho individuato che il problema per me non è il colore tout court ma una certa tonalità, e che la questione riguarda il colorito spento, potrò così dare una possibilità a quel colore provando altre sfumature o archiviare la questione con il fatto che quella sfumatura spegne il mio colorito.
Possiamo concludere che buone strategie per le nostre ConversAzioni allo specchio siano:
- non generalizzare attribuendo a tutto il nostro essere considerazioni che a ben guardare riguardano solo alcune sfere,
- indagare il nostro pensiero chiedendoci “cosa me lo fa dire”, “quando”, “in che modo”, etc.,
- riformulare nella modalità più specifica e precisa.
Se vuoi approfondire il tema trovi alcuni articoli del Blog nella categoria Pensiero E Linguaggio
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