Nell'analisi che segue faccio riferimento allo stile comportamentale (habitus) per rappresentare l'identità e, all'abito, nel senso del guardaroba, per rappresentare l'immagine.
Queste due dimensioni possono essere molto vicine, oppure più o meno distanti. Sono vicine quando l'immagine, attraverso l'abbigliamento, è allineata al nostro essere e lo rappresenta in modo efficace, iniziando a parlare al suo posto, sono distanti quando sono disallineate, quando il nostro modo di apparire non ci racconta, anzi può portarci lontano da chi siamo.
Immaginando una scala che vada da 0 a 3, potremmo trovarci, semplificando molto, nelle seguenti situazioni:
- zero: identità e immagine coincidono, ci mostriamo per ciò che siamo e ne siamo soddisfatti, in questo caso le due dimensioni si rafforzano. Ad esempio il mio stile comportamentale è orientato all'azione, all'eccellenza, al lusso (io lo chiamo stile Estate) e nell'immagine mi piace vestire bene, in modo formale o comunque anche se casual con dettagli ricercati. Oppure il mio stile comportamentale è orientato all'originalità, alla visibilità, al divertimento (io lo chiamo stile Primavera) e nel look mi piace vestire in modo estroso, divertente, vitaminico. O ancora il mio stile comportamentale è orientato al pensiero, alla riservatezza, alla sobrietà (io lo chiamo stile Inverno) e così dò poca importanza all'abbigliamento, adotto un look discreto, sobrio, che copre e protegge il mio habitus. E ancora per finire il mio stile comportamentale è orientato alla relazione, alla praticità, all'aiuto (io lo chiamo stile Autunno) è così anche nell'abbigliamento ricercherò la comodità, la semplicità senza particolari fronzoli.
Il nostro sé profondo si esprime attraverso il sé materiale in modo lineare e diretto, denotando consapevolezza e accettazione di chi si è, quindi quello che succede è che semplicemente "siamo" e di conseguenza ci manifestiamo agli altri, e l'abito calza comodamente sull'habitus. - uno: in questo caso c’è un piccolo scarto tra chi siamo e come ci mostriamo. Per esempio potrei avere uno stile comportamentale Primavera ma mostrare un'immagine un po' sottotono, rifugiandomi in un guardaroba pratico e sportivo. O al contrario avere uno stile comportamentale Autunno e avere un'immagine curata e classica. A questo livello quello che succede è che in linea di massima stiamo bene con noi, il confronto e il paragone con l'altro potrebbe attivare di tanto in tanto delle piccole frustrazioni, che se ben gestite possono diventare spinte a migliorarsi. In questo caso a volte l'abito diventa la divisa dell'habitus, a tratti rassicurante perché adatta allo scopo, a tratti strettina perché non consente la massima libertà di movimento.
- A livello due e tre iniziano ad esserci delle distanze più significative tra l'essere e l'apparire, il disallineamento di solito si spiega con esperienze che hanno creato pressioni dall'esterno di adattamento, per esempio potrei avere uno stile naturale Primavera che per esigenze di lavoro ha contenuto il suo estro e la sua vivacità in un'immagine più rigorosa e seria, o al contrario uno stile Inverno che sempre per ragioni di lavoro ha dovuto sviluppare visibilità ed estroversione anche nel look. In questi casi l'abito rischia di diventare un costume, un travestimento che rischia di creare distanza e offuscare l'habitus.
Diventa a questo punto interessante osservare il proprio guardaroba e valutare quanto sia composto da abiti che calzano a pennello, quanto da divise e quanto da costumi e partire da qui per lavorare sulla distanza, iniziando a togliere quello che non vogliamo e semplicemente lasciare uno spazio vuoto da ascoltare.