Tra le più frequenti motivazioni nell'avvicinarsi ad una consulenza di stile riscontro la voglia di venir fuori, di (ri)prendere contatto con se stessi.
Succede a volte, per la dinamica di sopra, che a seguito degli adattamenti si faccia fatica a comprendere chi siamo diventati e quale stile ci rappresenti perché nel tempo si è magari agito sull'onda di come avremmo dovuto essere secondo i gusti (più o meno presunti) di altri, secondo gli imperativi della nostra parte più normativa, secondo le richieste più o meno esplicite e via dicendo.
E così questi pensieri sull'ideale, sul presunto, o semplicemente specifici di contesti che non ci rappresentano, nel processo di definizione della nostra identità e della nostra immagine ci modellano.
Che poi l'identità è il frutto delle nostre relazioni, è una "co-costruzione" definita da azioni che oscillano tra l'adesione e il rifiuto. In superficie mettiamo i comportamenti che ci sembrano più adattivi, per qualcuno saranno più vicini all'area del volere, per qualcun'altro del dovere e in mezzo varie ed eventuali e poi questo stile comportamentale lo vestiamo e così eccola la nostra immagine: la forma esteriore di credenze, inclinazioni, ipotesi, mi piacerebbe, sarebbe opportuno, non è opportuno.... e in tutti i casi ci racconta e ci rappresenta e lo fa rispetto a ciò che è dominante per noi in un certo momento, può trattarsi di:
- consapevolezze su ciò che ci dona e ci piace (so che mi sta bene il viola, mi piace e lo uso, mi piacciono le gonne e le indosso),
- opinioni limitanti (penso di avere fianchi larghi e li nascondo con forme ampie e abbondanti),
- ciò che sarebbe opportuno (alla mia età non è opportuno indossare abiti attillati e corti),
- ciò che l'ambiente mi richiede (il contesto in cui mi muovo richiede formalità.... ma a me non piacciono gli abiti formali),
- ciò che ritengo che gli altri si aspettino da me (al mio compagno non piaccio truccata... ma a me piace il rossetto)
- .... e via così
Ecco perché secondo me il nostro stile sempre esiste, non funziona il "non ho uno stile mio", certo che lo abbiamo e ci racconta molto di come stiamo e dove siamo, la faccenda interessante è far sì che racconti quello che ci interessa, quello che ci piace, quello che ci fa un buon servizio, per trovare questo tipo di stile occorre:
- conoscenza e consapevolezza estetica: occorrono informazioni su armonie, forme, proporzioni, offerta del mercato e consapevolezza su cosa ci sta bene, cosa ci valorizza, cosa ci piace;
- consapevolezza interiore: chi sono e come agisco;
- osservazione di sé: uno sguardo non giudicante sulle nostre dinamiche, su quello che è ricorrente, quello che è dominante e l'effetto che produce;
- azione: verso un obiettivo desiderato anche in fatto di immagine
Io lo faccio con il metodo che trovi qui, utilizzando il principio delle 3R:
- 1R: rivelati conoscendo forme e colori che ti valorizzano (usiamo l'armocromia e le forme)
- 2R: raccontati attraverso la conoscenza del tuo stile comportamentale (usiamo le Stagioni Interne)
- 3R: rinforzati attraverso l'osservazione di come ti fanno stare i tuoi abiti (usiamo l'enclothed cognition)
Se vuoi iniziare, puoi partire da queste domande:
- La tua immagine cosa sta raccontando di te dei punti elencati nella prima parte del post?
- Ti soddisfa?
- Cosa ti manca: conoscenze estetiche? Consapevolezza estetica? Consapevolezza interiore? Osservazione? Azione?
- Vuoi qualcosa di diverso? Se sì, descrivilo in modo dettagliato e seleziona dal tuo guardaroba quello che secondo te gli dà forma e colore, qualche capo ci sarà di sicuro, se sono pochi trovane altri aiutati sfogliando i giornali, utilizza internet (siti di e-commerce) o se puoi visita i negozi per conoscere e maturare consapevolezza estetica e poi osservati per maturare consapevolezza estetica ed interiore.
Tentativi ed errori sono la via del cambiamento, buon divertimento!