PersonAtelier
Contattaci
  • Home
  • Vision & dintorni
    • Mission
    • Manifesto
    • A chi è rivolto
  • Servizi
    • Dai Forma e Colore al tuo Stile®
  • Negozio
    • Gli spazi >
      • Vendita
      • Consulenza
    • I Capi PersonAtelier >
      • Lessico dell'abbigliamento
    • Il Pronto Moda
    • Accessori
  • Formazione metodo Forma&Colore
    • Moduli >
      • 1R - Rivelarsi
      • 2R - Raccontarsi
      • 3R - Rinforzarsi
  • Chi sono
  • Blog
  • Sperimentiamo!
  • Archivio iniziative
  • New
  • Foto Gallery
  • Dicono... Diciamo
  • Contatti
  • Materiale

Gioielli, preziosi indizi di sè

25/5/2025

0 Comments

 
Foto
L’accessorio più ancora dell’abbigliamento dice di noi, vestirsi è un fatto obbligato, l’accessorio è scelto e per questo ci rappresenta soprattutto negli aspetti più profondi, non sempre riflettendo ciò che siamo, ma spesso mostrando ciò che ci manca e vorremo diventare.

La nostra identità non è tutta dentro ma si estende e si distribuisce nel mondo esterno negli oggetti, alcuni sono più immediati ed evidenti, l’abbigliamento è uno di questi, altri sono più filtrati e mascherati, gli accessori possono esserne un esempio, arrivando ad oggetti sempre più periferici, l’auto, la moto, il camper, la casa, e così via.
Diventa interessante capire come mai lo facciamo, come mai scegliamo proprio un certo oggetto e non un altro e quanto questo sia coerente con il nostro stile.

Rispetto al primo punto
canalizziamo la nostra identità fuori, per essere visti, per poterci specchiare, per riconoscerci e farci riconoscere, per dare informazioni e per orientare il giudizio degli altri attraverso le impressioni che generiamo.
Se, ad esempio, indosso un accessorio prezioso chi mi guarda penserà  ai concetti di eleganza e status, se indosso un accessorio in pietre dure di ambra o ametista, il pensiero andrà ai concetti di cura, armonia e benessere.
È un fenomeno che ci riguarda tutti, in particolare chi sente la necessità di validazione dall’esterno, chi si trova in una fase di transizione che definisce o ridefinisce l’identità e il ruolo (es. adolescenza, maternità, etc.) o chi vive il proprio sé in modo insicuro e ricerca negli oggetti una struttura e una base solida.
Per quanto riguarda la scelta di un determinato oggetto, pur esistendo differenze individuali, è possibile individuare un denominatore comune nei fattori di visibilità, protezione e competenza. La scelta può infatti ricadere sull’oggetto o sulla categoria in cui ci sentiamo maggiormente visibili, protetti o competenti, oppure su ciò che, per ragioni personali, ha acquisito un particolare valore emotivo. In altri casi, la selezione può orientarsi verso l’ambito che rimane disponibile dopo aver escluso le altre opzioni, percepito come il più accessibile per rispondere al bisogno di esprimersi.
Infine relativamente alla coerenza degli accessori con il nostro stile (comportamento e look) ci vengono in aiuto le stagioni interne, volendo tracciare un riferimento alla loro tendenza e coerenza nel proiettare l’identità negli oggetti, possiamo dire che le stagioni più inclini a farlo sono l’estate e la primavera. L’estate, per mostrare il proprio ruolo e potere, la primavera per il piacere di esprimersi e farsi notare.
Al contrario, autunno e inverno sono più introverse e tendono a relazionarsi con gli oggetti in modo più discreto e affettivo (autunno) o simbolico (inverno) rendendo più difficile la decodifica dell’identità.
Per l’estate e la primavera il sé passa spesso da oggetti visibili e riconoscibili in questo scenario gli accessori risultano coerenti con il resto del guardaroba, mentre per l’autunno e l’inverno il sé si manifesta in dettagli da scoprire arrivando agli oggetti domestici nel caso dell’autunno, o a elementi iper-specifici o della sfera tecnologica nel caso dell’inverno.
In definitiva gli accessori a seconda dell’accento posto dallo stile possono esibire, raccontare, custodire, depistare.
 
Infine aggiungo uno spunto che riguarda gli accessori che vediamo indossati da altri che ci fanno dire: bello ma non fa per me oppure bello mi piacerebbe ma poi all’atto pratico non funziona.
In questo caso per me vale il non tutto ciò che ci piace ci somiglia, il mi piace ma non lo indosserei sta ad indicare un confine identitario, l’oggetto non è in discussione nella sua bellezza, lo è rispetto a chi siamo noi, alla nostra storia, al nostro stile, il risultato sarà orientarci verso altre preferenze.
Il mi piace ma su di me non funziona risulta più frustrante evoca un’aspettativa disattesa (quello che vedo non corrisponde all’effetto ricercato) a volte è una questione estetica, più frequentemente credo sia una questione psicologica legata al giudizio, qui l’oggetto non è in discussione, siamo noi a metterci in discussione il rischio è che con questa lente non ci siano altri oggetti che possano soddisfare la nostra aspettativa se non forse quelli già collaudati che stanno nella nostra zona di comfort, già sperimentata e sufficientemente sicura.

In definitiva ritorniamo al punto di partenza: gli accessori, come l’abbigliamento, rivelano chi siamo, ma anche chi vorremmo essere, o chi temiamo di non riuscire a diventare.
In queste sottigliezze si nascondono spesso i punti più fertili per esplorare la nostra identità.
Ogni oggetto è un indizio sta a noi raccoglierlo.
0 Comments

Lessico dell'abbigliamento: istruzioni per l'uso

17/6/2024

0 Comments

 
Foto
Il lessico dell’abbigliamento offre delle ipotesi che potranno guidare la decodifica dell’immagine (ne ho parlato qui e qui).  
L’elemento centrale nella buona riuscita del suo uso sta nell’allineamento delle intenzioni dell’emittente e delle interpretazioni del ricevente, in quest’ottica può essere usato come linea guida nella costruzione dei propri outfit  usando strategicamente forme e colori allineati con l’obiettivo e il risultato che si vuole ottenere.
Semplificando molto, giusto per dare degli esempi, se voglio farmi notare utilizzerò il colore rosso, se voglio essere trasparente il colore grigio, se voglio dare l’immagine di ordine, precisione e rigore opterò per un pattern rigato, se voglio creare simpatia e vicinanza un pattern a pois e ancora se voglio mostrarmi giovanile e dinamica sceglierò delle scarpe da ginnastica, se voglio dare l’idea di femminilità una scarpa con il tacco.
Se conosco un po’ il contesto e gli interlocutori che interagiranno con me ci sono buone probabilità che il messaggio sia interpretato come da mie intenzioni.
 
Il lessico, ad una prima impressione, potrà anche mentire o meglio veicolare messaggi che possono depistare, ad esempio vestendomi di colori chiari e luminosi e pattern curvilinei comunico che sono una persona aperta e socievole ma invece magari nel mio io sono chiusa e riservata.

Tuttavia il punto sul quale voglio soffermarmi è un altro, perché ritengo che le opportunità maggiori, quanto all’uso, il lessico dell’abbigliamento le offra nel dire a Sé e nel permettere di agire nelle migliori condizioni nei propri contesti.
Poniamo il caso che voglia mettere le distanze tra me e l’interlocutore perché lo ritengo invadente e  ho bisogno di sentirmi protetta, potrò scegliere dal mio guardaroba un colore scuro e profondo come il nero, angoli e punte nei pattern o nel taglio dei vestiti, tessuti corposi con una vestibilità accollata.
In linea di massima, come detto poco sopra, ci sono buone probabilità che il messaggio arrivi al mio interlocutore ma anche nel caso così non fosse, perché la sua soggettività o la sua cultura creano una forbice molto ampia tra le sue interpretazioni e le mie intenzioni, il potere degli abiti si manifesterà comunque nella comunicazione intrapersonale.
La suggestione che voglio lasciare è quindi di non trascurare i propri bisogni, le proprie caratteristiche personali e certamente gli obiettivi ben formulati e allora gli abiti saranno i nostri più preziosi alleati.

0 Comments

Dai forma & colore ai tuoi neuroni!

23/11/2023

0 Comments

 
Foto
«Ogni uomo può essere, nel caso in cui se lo proponga, scultore del proprio cervello» Santiago Ramón y Cajal

Il cervello viene modificato dalle esperienze che vive e dagli spazi che abita.
 Le forme e i colori a cui è esposto influenzano il comportamento, determinano emozioni  e lo trasformano.
Quello che accade è che arrivano a livello pre-cognitivo delle informazioni relative ai significati che le forme e più in generale gli oggetti contengono.
I significati emergono in modo immediato e spontaneo in quanto appartenenti al mondo che ci circonda, si tratta di elementi ancestrali, una sorta di patrimonio dell’umanità
Si tratta delle afforndances, significati che vengono rilasciati negli ambienti e dove ciascun oggetto è caratterizzato da un invito all’uso, e come abbiamo visto l’usabilità degli oggetti condiziona le esperienze e il tipo di esperienze che viviamo ci trasforma.

Essere consapevoli dei significati che abitano gli spazi consente di essere artefici  dei potenziali cambiamenti che possono attivare, allora ecco un breve lessico dei principali suggerimenti che i colori e le forme dei principali pattern dei tessuti portano con sé:

Colori
  • Rosso: rende visibili, attiva passione, grinta, vitalità, dinamismo, forza, può indurre aggressività.
  • Blu: infonde tranquillità, fiducia, aiuta ad evadere con l’immaginazione, rende creativi, se in eccesso può indurre abbassamento dell’energia e dell’umore.
  • Grigio: comunica distanza, assenza di coinvolgimento, anonimato, invisibilità.
  • Bianco: per favorire una crescita interiore, infondere sensazione di fiducia e trasparenza.
  • Nero: simbolo di eleganza e raffinatezza ma anche di distanza, durezza, spigolosità. È un po’ come a dire se vuoi conoscermi vieni a scoprirmi.
  • Marrone: racchiude significati di stabilità, praticità e non dispersività.
  • Rosa: esprime tenerezza, contatto con sé e con gli altri, sensibilità, induce a pensare in positivo.
  • Viola: ottimo per la concentrazione, per stare immersi in sé, per impressionare e inibire.
  • Verde: adatto se si ha necessità di rigenerarsi, di ritrovare l'equilibrio, di far passare all’azione, di convincere.
  • Giallo: colore dell’ottimismo, porta illuminazione, insight è utile per superare ostacoli.
  • Arancione: da usare se si vuole produrre attivazione, infondere carica ed energia e buon umore.
Forme
  • Chevron: Simbolo dell'azione rapida e decisiva
  • Pied de poule: essenzialità e discrezione, una eleganza senza tempo.
  • Plaid, Tartan e Principe di Galles: stabilità e solidità.
  • Paisley: creatività e generatività.
 
Ora a te, dare forma e colore ai tuoi neuroni!

0 Comments

Lessico dell'abbigliamento: cosa racconta?

25/10/2023

0 Comments

 
Foto
Ogni singolo individuo è fornito di una sorta di "dizionario" per le sue significazioni vestimentarie: si tratta del guardaroba, che comprende tutti gli indumenti di cui egli dispone (Volli)

Ciò che giorno dopo giorno indossiamo agisce da specchio delle nostre caratteristiche, degli interessi e dei nostri valori.
Ad esempio chi ama l’oriente è probabile che nell’abbigliamento avrà qualche elemento stilistico che può riguardare le stampe o l’impressione generale di quel contesto, così chi è  amante della musica rock è probabile che nell’abbigliamento riproporrà elementi dei suoi gruppi preferiti.
 
Ed è proprio questa funzione di specchio che consente a chi ci osserva di trarre informazioni su di noi cogliendo la nostra identità e a noi, da un lato di rinforzarla attraverso i simboli vestemici, la teoria della congruenza ci dice che generalmente preferiamo creare coerenza tra l’immagine interiore e quella esteriore; dall’altro di completarla ed espanderla inserendo, attraverso le caratteristiche che associamo ai capi dell’abbigliamento, quelle che crediamo mancarci (teoria del completamento simbolico)
Inoltre l’abbigliamento oltre ad essere specchio del sé è anche una estensione del corpo e in quanto tale, secondo la teoria dell’enclothed cognition, è in grado di influenzare i pensieri ed i comportamenti di chi lo indossa.
Ad esempio indossare abiti che contengono elementi di una elevata classe sociale (es. tessuti pregiati, tagli formali, etc.) suscitano una risposta fisica in chi li indossa che si manifesta in comportamenti di forza e dominanza (Kraus e Mendes 2014).
In questa dinamica, affinché i principi dell’enclothed cognition si realizzino è fondamentale  il significato che attribuiamo ai singoli capi d’abbigliamento che, come in altre occasioni abbiamo detto, dipendono in parte dalle caratteristiche delle forme e dei colori (concetto di affordance – ne ho parlato qui ) e in altra parte ancora dall’esperienza personale di chi li indossa.

La cornice teorica di ispirazione è quella dell’interazionismo simbolico che, semplificando molto, presuppone che gli individui si relazionino al mondo mondo in base al significato che gli attribuiscono, questo significato è un prodotto sociale, vale a dire nasce dall’interazione tra le persone, infine questi significati sono continuamente montati e smontati dai singoli nella loro esperienza personale.
 
Il lessico dell’abbigliamento verosimilmente è soggetto dunque a queste stesse dinamiche, possiamo allora dire che sia un lessico facilmente interpretabile, condiviso, chiaro e che racconta a tutti le stesse cose?
Per permettere a ciascuno di farsi un’opinione a riguardo possiamo osservare che:
  • Affinché ci sia una comunicazione deve esserci una intenzione comunicativa (ad esempio apparire estroverso, credibile, professionale, etc.), veicolata dalla scelta vestimentaria, che sarà oggetto di interpretazione da parte di qualcuno.
  • L’intenzione è più semplice da decodificare quando è consapevole perché è più facile che poggi su codici condivisi (esempio se voglio comunicare credibilità è probabile che lo faccia con un codice che anche altri all’interno di un certo contesto conoscono, come ad esempio il colore blu, il taglio formale dei vestiti, etc.), risulta più difficile comprenderla quando non è consapevole, ad esempio la persona dice di non dare importanza all’aspetto estetico e mettersi un po’ quello che capita, ritenendo che non ci sia alcun lessico nel suo guardaroba. In realtà in quei capi che sceglie, a differenza di altri che scarta, c’è un significato e una comunicazione (non mi importa dei vestiti) che è però prevalentemente personale e più difficile da codificare dall’esterno.
  • Per poter parlare di comunicazione condivisa e di lessico occorre che la distanza tra l’intenzione comunicativa e l’interpretazione dall’esterno sia tendente allo zero, se questo non succede significa che il lessico non funziona.
  • Quanto più i capi scelti per comunicare sono convenzionali e fanno parte della cultura di riferimento di un determinato contesto, tanto più sono decodificabili nel loro lessico (esempio il tailleur in modo piuttosto trasversale indica eleganza e formalità e la polo informalità e comfort), quanto più i capi sono moda, meno sono decodificabili poiché occorre conoscere il linguaggio del brand, del designer, etc.
Da questa disamina, che vuole essere una riflessione libera sul tema lessico dell’abbigliamento e la sua portata comunicativa, ciascuno potrà trarre la sua sintesi, la mia è che valga la pena costruire il proprio a partire da codici condivisi e utilizzarlo per veicolare il proprio sé, in modo che il nostro guardaroba diventi un manifesto di chi siamo, chi vogliamo essere, permettendoci di esprimere la nostra creatività.

Approfondimenti dal blog sul lessico dell'abbigliamento
Un lessico dell'abbigliamento
Un breviario per lo stile e l'autostima
Se i vestiti potessero parlare
Abiti come indizi e messaggeri di personalità
La teoria che sta dietro al lessico dell'abbigliamento


0 Comments

vestir-si, il ruolo dei simboli

31/3/2022

1 Comment

 
Foto

Come nascono i simboli? Perché attribuiamo proprio quel significato ad una forma o ad un colore?
Succede perché gli oggetti contengono degli inviti all'uso, le cui istruzioni emergono in modo immediato e spontaneo dal momento che appartengono al mondo che ci circonda. Una punta, ad esempio, ci ricorda una lancia o una lama e ci suggerisce aggressione, un triangolo richiama la forma di una montagna e suggerisce stabilità.
Si tratta insomma di una sorta di patrimonio dell’umanità.
Da questi suggerimenti si sviluppano, a seconda dei luoghi e del tempo, sistemi di simboli che vestono e svestono le forme e i colori di significati. Questi simboli possono essere più o meno forti e duraturi a seconda della loro presenza e capillarità. Infine la nostra soggettività, vale a dire la nostra cultura, le nostre esperienze, le nostre caratteristiche, fa il resto e attribuisce il significato.
Per esemplificare il tutto ho fatto un piccolo esperimento con un gruppo di persone, mandando loro 4 foto relative a 4  abbinamenti e chiedendo loro di descrivere cosa ciascuno comunicasse loro.
I risultati che riporto sono relativi alle 15 risposte ricevute (da parte di 2 uomini e 13 donne con età dai 30 ai 75 anni circa).

Gli abbinamenti che ho composto contenevano due pattern differenti: PAISLEY vs RIGHE, e due colori: il BLU e il BEIGE.
Ho scelto appositamente forme e colori che hanno una diffusione ed un effetto visivo differente.
Vale a dire che le righe sono più diffuse del paisley ed il loro significato/associazione simbolica è più divulgato e trasversale. Il paisley ha avuto una diffusione in tempi più lontani, e in generale è meno presente nel mondo del pronto moda e trova quindi minori associazioni per i consumatori.
Allo stesso modo il blu è un colore con una simbologia più forte e marcata e più diffuso rispetto al beige.
Ho poi scelto una tipologia di pantaloni dal taglio a palazzo (uno beige e uno blu) e due modelli di blusa, una t-shirt in cotone (fantasia a righe beige e blu) ed una blusa con Scollo a V, con fiocchetti sulle mezze maniche (fantasia paisley beige e blu).
Di seguito i capi selezionati.

Prima di presentare i risultati inserisco un breve approfondimento sulla simbologia di queste forme e colori.
Il pattern paisley, anche noto come cachemire, contiene nella sua stampa un motivo vegetale a forma di goccia, di origine persiana.
Nell'iconografia della mesopotamia la forma rappresentava simbolicamente il germoglio della palma da dattero. La palma aveva un ruolo centrale nella vita quotidiana, offriva cibo, bevande, materiali per la costruzione e l'abbigliamento. Per questo era considerato e lo è tuttora simbolo di fertilità e lunga vita.
 
Le righe sono passate, dalla simbologia medievale, che indicava ciò che era diabolico e fuori dalla norma (vestivano a righe orizzontali i buffoni, gli eretici, le prostitute,etc.), al successivo significato di ciò che è al servizio (vestivano a righe i servitori e i marinai), per approdare poi all’abbigliamento balneare e da lì  raggiungere il significato attuale di svago e leggerezza quando indossate nel periodo primaverile ed estivo.
 
Il blu è un colore calmo e rilassante associato alla formalità, professionalità ed eleganza, il beige è un colore neutro, associato a ciò che è classico, è un colore, come dice Leatrice Eisman del Pantone Color Institute, non presuntuoso, composto ed equilibrato che rischia di diventare anche un po’ noioso.
 
Quanto ai capi, i pantaloni a palazzo richiamano associazioni al classico ed elegante (il taglio è usato in contesti più formali o in occasione di cerimonie), la t-shirt con stampa a righe risulta informale, comoda e allo stesso tempo grintosa per la stampa e il colore, mentre la blusa ha un’aria un po’ retrò sia per il modello, sia per i dettagli (fiocchetti) che le donano un po’ di romanticismo.

Mettendo tutto  insieme, pattern, colori, tipologia di capi entra in gioco l’effetto dell’algebra cognitiva, ne ho parlato qui, che ci restituisce l’impressione finale che ricaviamo dall’outfit.
Quando poi questo è indossato altri elementi rientreranno nel calcolo algebrico, vale a dire l’acconciatura, il make-up, gli accessori, la fisiognomica e le espressioni. Ma qui ci limiteremo all’analisi degli abbinamenti.
Di seguito i 4 abbinamenti che sono stati inviati al campione.


Cosa aspettarsi?
Quella che propongo di seguito è un’interpretazione che conta sulle affordance (invito offerto dalla forma/colore) e sulla simbologia senza tenere conto della soggettività dell’osservatore che rimane sempre un elemento poco o niente decifrabile a seconda del livello di conoscenza che abbiamo della persona.
Il paisley presenta linee morbide e fluide del mondo vegetale/floreale, il richiamo è ad elementi di grazia e delicatezza, soprattutto nell’abbinamento con il colore beige, in questo caso il rischio è che il colore diventi predominante e possa risultare noioso, a differenza del caso in cui la blusa è associata al pantalone blu che dovrebbe conferirgli più grinta o rigore.
Le righe con la loro geometria lineare e solida richiamano elementi di espansione, crescita, determinazione, hanno forti associazioni con il mare e l’estate dal momento che nel pronto moda le ritroviamo soprattutto nella bella stagione, quando associate al colore blu saranno più formali ed eleganti e più leggere se abbinate al beige.

Cosa è emerso?
Qui di seguito i risultati dell’indagine. Ho riportato i commenti raggruppandoli per somme categorie e indicano tra parentesi il numero di frequenze quando maggiore di 1.
Di seguito i commenti del campione.

Foto
Foto
Foto
Foto
Foto 1
stilosa (2), stile e classe, elegante, eleganza sportiva, elegante chanel
sportiva marinara, classico da mare, sapore di mare,
easy (3),
rigore, rispetto regole,
professionale.


Foto 2
evasione, sbarazzina, fresco retrò, sapore di mare,
sportiva,
bon ton, elegante, tradizionale, sobrietà,
dinamica, grintosa, versatilità
moscio.

Foto 3
sobrietà, equilibrio, seriosa (2), classica (3), razionalità
romantica (2),  
rilassante, accudente
dimesso, spento,
leggerezza.


Foto 4
antico,  ordinaria,  sciatto, peppiotta (2), madamin,
eleganza, eleganza d'altri tempi, raffinato
formale, serioso, classica assertiva
romanticismo.

Osservazioni sui commenti
Foto 1
Il blu insieme alla t-shirt a righe e al pantalone dal taglio classico a mio avviso propone una simbologia in generale nota e diffusa, si presentano infatti maggiori aggregazioni e condivisione nella direzione che ci si attende vale a dire dell’eleganza, della formalità, della moda e del balenare.
Foto 2
Il beige insieme alle righe, come da attese smorza l’effetto formale, mantiene l’allure grintosa, elegante ed estiva e inizia a far intravedere la possibilità che l’effetto beige sia un po’ spento.
Foto 3
Il blu insieme alla blusa paisley e al pantalone dal taglio classico propone una simbologia meno vista dei due abbinamenti precedenti per il pattern della blusa, il colore blu ancora domina per il suo significato, l’effetto generale per i più è sobrio, equilibrato e serio, si è persa la grinta che conferivano le righe, (arrivando in alcuni casi all’interpretazione opposta, vale a dire ad un look dimesso e spento) a beneficio di maggiore romanticismo e accudimento probabilmente per il modello della blusa. I commenti relativi al dimesso e spento potrebbero essere l'effetto del colore, in generale scuro.
Foto 4
L’effetto generale beige e il modello romantico della blusa definisce un’immagine divisa a metà tra l’effetto classico di altri tempi e l’antico, ordinario, fuori moda risultando quasi fastidioso. Si sono persi quasi tutti gli elementi di formalità dati dal colore e dal taglio del pantalone.

Conclusioni
Quello che osserviamo è che laddove i codici sono maggiormente condivisi (righe, colore blu, taglio dei pantaloni e t-shirt) la variabile soggettiva incide meno, risulta più semplice quindi allineare le intenzioni comunicative alle interpretazioni degli osservatori.
Viceversa laddove i codici sono meno condivisi poiché meno narrati a livello collettivo o meno presenti (paisley, colore beige, taglio della blusa) la variabile soggettiva incide maggiormente creando interpretazioni varie e a volte opposte, in questo caso si riduce l’allineamento tra intenzioni e interpretazioni.

Il punto fermo in questo processo è il soggetto che sceglie cosa comunicare e a chi, tenendo conto che in primis comunica a se stesso, la suggestione che voglio lasciare è quindi di vestir-si (vestire sé), vale a dire tenendosi in conto, in termini di bisogni, caratteristiche personali e certamente forme e colore donanti, avendo a disposizione un lessico diventa più semplice e divertente.

1 Comment

Una stagione per indossarti

31/8/2021

0 Comments

 
Foto
In un precedente post, scrivevo di come gli stilisti, attraverso le forme ed i colori che, con l’anticipo di un anno per l’altro, scelgono per le loro creazioni definiscono i messaggi che con maggiore frequenza troveremo in circolazione e gli input che i nostri cervelli potranno elaborare per farci sentire certe emozioni piuttosto che altre. 
PersonAtelier nel suo piccolo ha scelto gli input dei capi autunno/inverno della linea Lessico dell'abbigliamento.
La novità di questa stagione è che la classica "parola" impressa su una targetta è stata sostituita da un QR-code, ogni capo avrà come di consueto il suo cartellino con impresso il codice.
Un primo assaggio nella sezione del sito dedicata al Lessico dell'abbigliamento il primo QR-code per leggere i nostri ingredienti per una stagione in cui indossarti!
Foto
0 Comments

Se i colori si presentassero

25/3/2021

0 Comments

 
Foto
                                                                                  

Dopo aver presentato il modo in cui sono descritte le forme nel Lessico dell’Abbigliamento concludo con l’esemplificazione di come sono presentati i colori, per i quali è presente un quaderno allegato al Kit dei teli colorati che descrive 12 colori principali, più 25 sfumature per le quali viene proposta una modulazione di significato.
In questo modo l’analisi del colore consente di completare la lettura anche dal punto di vista simbolico.
Nella formazione al metodo Dai Forma e Colore al tuo Stile viene presentata nel dettaglio la metodologia di lavoro.
Di seguito è esemplificato come nel quaderno sono presentati i 12 colori principali, con il riferimento al codice RGB, all’associazione simbolica, agli aspetti psichici, quando il colore è un alleato e quando evitarlo e infine l’effetto che produce nell’abbigliamento.
Ho scelto i 2 colori non colori: bianco e nero!
Foto
BIANCO
RGB:255-255-255
Associazione simbolica: il bianco risulta dalla somma di tutti i colori per questo rappresenta la totalità, la compiutezza, dato che mostra (sia il pulito, sia lo sporco) è simbolo di trasparenza, ci si può fidare perché è tutto in vista. Altri simboli riguardano la purezza, l'innocenza, la saggezza per i suoi collegamenti con il divino, la santità e la vecchiaia.
Aspetti psichici: ha un effetto anestetizzante (un tempo negli ospedali psichiatrici le pareti come le camicie di forza erano bianche per abbassare la temperatura emotiva e tenere i pazienti, sedati), inibisce l'azione (è un colore che si sporca facilmente), può aiutare a fare chiarezza laddove ci sia confusione, se eccessivo può mettere distanza creando un senso di santità/illuminazione. Una preferenza per questo colore indica avvicinamento al pensiero, alla spiritualità, all'evoluzione, un'avversione indica l'interesse per aspetti concreti e materiali.
É un alleato: quando serve lucidità di pensiero, per avere la mente sgombra e andare dritti al punto, mostrare la propria trasparenza e il proprio valore.
Quando evitarlo: se non si vuole apparire inavvicinabili, freddi e insensibili, elitari.
Nell'abbigliamento: dona un'immagine raffinata e di prestigio.
NERO
RGB: 0-0-0
Associazione simbolica: è un colore con luminosità nulla, senza tinta, per questo viene associato primariamente al buio, alle tenebre, assumendo così significati minacciosi, di pericolo, mistero, paura ma anche di privazione dei sensi (es. colore di ordini religiosi).  Il nero è anche associato al potere (abiti delle armi e dei nobili), raffinato ed elegante (abiti da sera e smoking), un colore che simboleggia al tempo stesso gli opposti austerità (abiti religiosi) e seduzione.
Aspetti psichici: dal momento che assorbe tutta la luce e non riflette consente di proteggersi, nascondersi, mettere una barriera tra il dentro e il fuori, per questo infonde in chi lo indossa un senso di protezione, nascondimento e in chi lo osserva distanza e soggezione. A livello energetico tende ad assorbire e devitalizzare. Una preferenza indica serietà o al contrario ribellione dalle norme, il bisogno di proteggere la propria energia, estremismo (tutto o niente). L’avversione può indicare difficoltà con il potere, desiderio di liberarsi da blocchi, voglia di uscire dal guscio e di manifestare la propria vitalità.
É un alleato: per comunicare autorevolezza, se si ha la necessità di mettere delle distanze, per comunicare efficienza, rispetto, raffinatezza.
Quando evitarlo: quando occorre sentirsi in contatto con l'interlocutore, quando si ha un tono dell'umore tendente alla malinconia o si ha bisogno di recuperare energia.
Nell'abbigliamento: offre un'immagine seria ed elegante.
​Se il colore ti appassiona e sei interessata a conoscere i tuoi colori questo servizio fa per te.
Se sei un professionista del mondo dell'immagine, della moda o del benessere e vuoi inserire il colore nel tuo lavoro qui trovi info
0 Comments

Se il Jeans si presentasse

24/3/2021

0 Comments

 
Foto
òPer rendere più comprensibile cosa sia il Lessico dell’Abbigliamento e come è strutturato ho pensato di esemplificarlo attraverso la descrizione di un elemento: il jeans.
Il Lessico è costituito da una serie di voci, ciascuna delle quali descritte secondo alcuni parametri che sono:
  • Classe di appartenenza: si tratta della macro categoria di riferimento, che può riguardare i pattern dei tessuti, la tipologia dei tessuti, gli indumenti e la vestibilità, accessori (scarpe, borse, bijoux).
  • Storia: si tratta degli elementi salienti a livello storico per inquadrare l’elemento nel contesto di nascita e diffusione e comprenderne così gli usi e le mode.
  • Associazioni simboliche: si tratta dei principali significati associati all’elemento derivanti dall’excursus storico e culturale.
  • Cosa trasmette e infonde: è la sintesi di associazioni simboliche e percettive.
 
E' un po' come se attraverso la propria scheda ogni elemento si presentasse, ed ecco qui quello che il Jeans racconterebbe di sé.
Classe di appartenenza: indumento.
Storia: precursore del jeans, nel 1400, pare fosse una tela di colore blu simile al fustagno usata per confezionare i sacchi per le vele delle navi prodotta a Chieri (in provincia di Torino) esportata attraverso il porto di Genova. All’epoca si usava dare ai tessuti il nome del luogo di produzione e si ritiene che blue-jeans derivi da bleu de Gênes (blu di Genova). Secondo altre versioni il denim nasce a Nîmes, in Francia, in questo caso il nome deriverebbe da “de nimes” poi diventato denim.
Fu proprio a Genova che fu cucito il primo paio di pantaloni fatti con quel tessuto robusto e blu indigo e nel  1873 un sarto del Nevada, Jacob W. Davis, userà il denim per realizzare un paio di pantaloni commissionati da una donna per il marito. La richiesta era che dovevano essere molto resistenti perché servivano all’uomo  per spaccare la legna. Ben presto Davis si trovò sommerso dagli ordini, sopraffatto dalle numerose richieste, si rivolse ad un mercante della zona, Levi Strauss, proponendogli un accordo, iniziò così la fortuna del jeans.
Nel 1935 viene lanciato il primo jeans da donna. Nel 1937 appare per la prima volta sulle pagine di Vogue, entrando così nella storia della moda,
Saranno gli anni '50 che segneranno il passaggio da abito da lavoro ad indumento alla moda, complice il fatto che furono indossati da James Dean in "Gioventù Bruciata". Il jeans diventa così simbolo di ribellione alle convenzioni sociali. Parallelamente in Russia compaiono a Mosca, nel 1957, in occasione del Festival Internazionale della Gioventù e degli Studenti. All’epoca possedere un paio di jeans di marca significava essere in buone condizioni economiche. Il governo ne contrastò la diffusione, vennero proibiti e chi li indossava rischiava di essere espulso dall’università o perdere il posto di lavoro. I jeans divennero presto un simbolo di libertà e successo.  Si sviluppò un mercato di contrabbando e divenne noto alla cronaca, nel 1961, il caso di  Rokotov e Faybishenko, condannati alla pena di morte, uno dei capi d'accusa era: traffico di jeans. In loro onore in America è comparsa una marca di jeans con i loro nomi: Rokotov&Fainberg.
Gli anni ’60 sanciscono l’inserimento definitivo nell'abbigliamento quotidiano, verso la fine degli anni '70 si affermano i modelli ampi a zampa e nei primi '80, grazie all’introduzione dell'elastam, diventano un simbolo glamour e di sensualità. Gli anni '90 con il grunge vedono la diffusione in modelli sdruciti, nei 2000 si affermano i modelli skinny, mentre oggi troviamo un gran numero di vestibilità, soprattutto più morbide e over.
Associazioni simboliche: rappresentano il casual per eccellenza, risultando comodi e informali, inizialmente associati al concetto di robustezza, utilità e lavoro, sono passati poi ad essere simbolo di ribellione, cambiamento e successo (l’utilizzo nel cinema americano e le vicende in Russia), fino ad essere trasversali a tutte le età, classi sociali, sesso, professioni, ruoli, luoghi geografici. Al jeans il merito di essere al di sopra di ogni differenza.
Cosa trasmette e infonde: per la consistenza del tessuto, il colore e gli usi ed i costumi, trasmette informalità, comodità, uguaglianza e vicinanza.
Stagione interna: Autunno. Sebbene nel tempo abbia attraversato diversi significati e trasformazioni, viene presa come Stagione Interna la funzione per cui l’indumento è nato, vale a dire abito resistente da lavoro per impedire lo sporco.
​
L’obiettivo del Lessico è di aumentare la consapevolezza circa la personalità degli abiti che teniamo nel nostro armadio sceglierli con intenzione, anche nei nuovi acquisti, e usarli per esprimerci autenticamente.
0 Comments

La teoria che sta dietro il Lessico dell’Abbigliamento

22/3/2021

0 Comments

 
Foto
Hai mai pensato a come formuliamo un’impressione? Cosa ci fa attribuire determinati aggettivi ad un’immagine e suscitare sentimenti di piacere o fastidio?
Formuliamo giudizi continuamente eppure siamo poco consapevoli di come questo avvenga e soprattutto tradurlo in parole non è così semplice.
È difficile tradurre in parole le sensazioni che affiorano, eppure nominare è un atto importantissimo, quello che nominiamo distinguiamo e quello che distinguiamo possiamo utilizzare, più  nomi possediamo, più possibilità di azione abbiamo.
Allora entriamo nel merito della questione e vediamo da cosa dipende il modo in cui arriviamo a delle impressioni.
Un modo di spiegare il fenomeno è quello olistico (Asch) è un modello di tipo gestaltico, per cui l’impressione è generata da un effetto globale, la figura viene vista come unità, un insieme di caratteristiche che interagendo danno luogo ad una rappresentazione e ad un significato.
Altro modo di vedere la questione è quello del continuum (Fiske e Neuberg) che prevede un susseguirsi di fasi, per cui si passa da un’impressione generale ad una via via più approfondita, attraverso azioni cognitive di ragionamento e confronto.
Altro modo ancora è quello del ricordo (Smith e Zarate) per cui l’immagine viene confrontata con dei modelli che conserviamo in memoria.
E per finire il modello dell’algebra cognitiva (Anderson) secondo il quale ogni tratto possiede un significato. L’impressione finale che ricaviamo dai singoli tratti che caratterizzano una persona è una combinazione algebrica delle valutazioni associate a singoli tratti.
Ed è proprio quest’ultimo modello che fa da cornice di riferimento teorico al Lessico dell’Abbigliamento all’interno del quale offro proposte di decodifica per: forme geometriche e pattern tessuti, tipologie di tessuti, tagli e vestibilità degli abiti, principali capi d’abbigliamento, accessori.
Si tratta proprio di un vocabolario con la descrizione per ogni elemento di cosa suggerisce sulla base della sua struttura e dei simboli associati. Come dicevo si tratta di una proposta di significato e non una definizione assoluta perché l’assunto di base del Lessico dell’Abbigliamento è che c’è un livello d’interpretazione che condividiamo a livello generale e riguarda la simbologia degli elementi e anche dei bias di cui siamo portatori, eh sì anche loro fanno la loro parte, ma di questo ne parlerò un’altra volta. E poi c’è un livello personale che riguarda i contesti e la storia di ciascun osservatore che crea infinite sfumature.
Condividere un lessico significa dare dei nomi, collegare dei significati e offrire la possibilità di descrivere e utilizzare quei significati per comunicare, creando innanzitutto un’occasione di espressione e benessere per sé e poi a seguire di trasmissione di informazioni verso l’esterno.
Se l’argomento ti interessa è inserito nella consulenza Dai Forma e Colore al tuo Stile, se sei un professionista interessato ad integrare questo strumento nella tua pratica qui trovi info
0 Comments

Abiti come indizi e messaggeri di personalità

16/3/2021

1 Comment

 
Foto
Lo psicologo Samuel D. Gosling (professore presso il Dipartimento di Psicologia presso l'Università del Texas ad Austin) esamina il modo in cui gli oggetti che possediamo nelle nostre case e negli ambienti in cui viviamo svelino delle caratteristiche di personalità e spiega che ci sono 3 tipi di informazioni che si possono trarre dall’analisi degli oggetti e degli ambienti di vita delle persone (anche online): affermazioni di identità, regolatori emozionali, residui comportamentali.
Per affermazioni d'identità intende gli oggetti che ci ricordano chi siamo o che dicono gli altri chi siamo (ad esempio appendere ad una parete un titolo di studio, afferma la propria identità come tal professionista), i regolatori di emozioni sono oggetti che ci circondano e che usiamo per gestire le nostre emozioni, i nostri pensieri e per cambiare il nostro stato d'animo (ad esempio un quadro con una determinata citazione che infonde calma o sicurezza), mentre i residui comportamentali sono ciò che lasciamo nell’ambiente come traccia delle nostre azioni (ad esempio il fatto di dare un ordine alfabetico alla libreria indica una caratteristica di precisione e ordine) .
In alcune parti del suo studio cita anche l’abbigliamento come ambito dal quale trarre “indizi” per comprendere la personalità.
Con il lessico dell’abbigliamento gli outfit che componiamo possono essere letti proprio in quest’ottica e i singoli elementi diventano indizi e messaggeri di personalità, in alcuni casi possono farlo in maniera esplicita, in altri in maniera più sottile.
Per esempio inossare una t-shirt con uno slogan ben preciso (ad esempio di sostegno ad un’associazione o ad un movimento) corrisponde ad un’affermazione identità, così come indossare consapevolmente un determinato colore ha la funzione di regolatore delle emozioni e ancora indossare capi ben stirati e inamidati fa trasparire caratteristiche personali di ordine e precisione.
 
Il messaggio arriva in maniera intuitiva, poiché il linguaggio si rifà a convenzioni e codici, alcuni dei quali molto robusti, duraturi e condivisi, altri più deboli e mutevoli che rendendo più complessa la decodifica.
In ogni caso l’abito si presta sempre ad un’interpretazione e suscita reazioni. E dato che sulle interpretazioni ci si può allineare sino ad un certo punto, quello che fa la differenza sono le intenzioni perché permettono di attraversare le diverse concezione espresse da Sartre (Critica della ragione dialettica) circa gli abiti:
- l’abito produce la persona, vale a dire le conferisce caratteristiche al di là di quelle possedute, ad esempio indossare un paio di occhiali ci fa sembrare più seri, indossare delle scarpe da ginnastica più dinamici, etc.
- la persona si esprime attraverso l’abito, vale a dire la persona usa gli indumenti per comunicare chi è
- tra la persona e l’abito si instaura un dialogo e quindi una sinergia dove l'espressione di sé è rinforzata dalle possibilità dell'abito.
 
E questo è proprio lo scopo del conoscere il lessico dell’abbigliamento: usarne gli elementi in modo intenzionale per offrire i giusti indizi ai nostri interlocutori e le giuste risorse a noi stessi.

1 Comment
<<Previous

    Archivio

    Giugno 2025
    Maggio 2025
    Aprile 2025
    Marzo 2025
    Febbraio 2025
    Gennaio 2025
    Dicembre 2024
    Novembre 2024
    Ottobre 2024
    Settembre 2024
    Agosto 2024
    Luglio 2024
    Giugno 2024
    Maggio 2024
    Aprile 2024
    Marzo 2024
    Febbraio 2024
    Gennaio 2024
    Dicembre 2023
    Novembre 2023
    Ottobre 2023
    Settembre 2023
    Agosto 2023
    Luglio 2023
    Giugno 2023
    Maggio 2023
    Aprile 2023
    Marzo 2023
    Febbraio 2023
    Gennaio 2023
    Dicembre 2022
    Novembre 2022
    Settembre 2022
    Agosto 2022
    Luglio 2022
    Giugno 2022
    Maggio 2022
    Aprile 2022
    Marzo 2022
    Febbraio 2022
    Gennaio 2022
    Dicembre 2021
    Novembre 2021
    Ottobre 2021
    Settembre 2021
    Agosto 2021
    Luglio 2021
    Giugno 2021
    Maggio 2021
    Aprile 2021
    Marzo 2021
    Febbraio 2021
    Gennaio 2021
    Dicembre 2020
    Novembre 2020
    Ottobre 2020
    Settembre 2020
    Agosto 2020
    Luglio 2020
    Giugno 2020
    Maggio 2020
    Aprile 2020
    Marzo 2020
    Febbraio 2020
    Gennaio 2020
    Dicembre 2019
    Novembre 2019
    Ottobre 2019
    Settembre 2019
    Agosto 2019
    Luglio 2019
    Giugno 2019
    Maggio 2019
    Aprile 2019
    Marzo 2019
    Febbraio 2019

    Categorie

    Tutti
    3R Poteri Dell'abito
    Abbigliamento
    Armocromia
    Bias
    Brand E Stagioni Interne
    Cambiamento
    ConversAzioni
    Dai Forma E Colore Al Tuo Stile ®
    Embodied Cognition
    Enclothed Cognition
    Futuro E Vision
    Guardaroba
    Identità Immagine Stile
    Intelligenza Artificiale
    Lessico Dell'Abbigliamento
    Make-up Psicologia
    Pensiero E Linguaggio
    Psicologia Ambientale
    Psicologia Colore
    Self Domestication
    Stagione Interna Autunno
    Stagione Interna Estate
    Stagione Interna Inverno
    Stagione Interna Primavera
    Stagioni Interne
    Swap Party
    Talento
    Tempo
    Vestiti Outfit Look
    Zona Di Comfort

    Feed RSS

Powered by Create your own unique website with customizable templates.