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vestir-si, il ruolo dei simboli

31/3/2022

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Come nascono i simboli? Perché attribuiamo proprio quel significato ad una forma o ad un colore?
Succede perché gli oggetti contengono degli inviti all'uso, le cui istruzioni emergono in modo immediato e spontaneo dal momento che appartengono al mondo che ci circonda. Una punta, ad esempio, ci ricorda una lancia o una lama e ci suggerisce aggressione, un triangolo richiama la forma di una montagna e suggerisce stabilità.
Si tratta insomma di una sorta di patrimonio dell’umanità.
Da questi suggerimenti si sviluppano, a seconda dei luoghi e del tempo, sistemi di simboli che vestono e svestono le forme e i colori di significati. Questi simboli possono essere più o meno forti e duraturi a seconda della loro presenza e capillarità. Infine la nostra soggettività, vale a dire la nostra cultura, le nostre esperienze, le nostre caratteristiche, fa il resto e attribuisce il significato.
Per esemplificare il tutto ho fatto un piccolo esperimento con un gruppo di persone, mandando loro 4 foto relative a 4  abbinamenti e chiedendo loro di descrivere cosa ciascuno comunicasse loro.
I risultati che riporto sono relativi alle 15 risposte ricevute (da parte di 2 uomini e 13 donne con età dai 30 ai 75 anni circa).

Gli abbinamenti che ho composto contenevano due pattern differenti: PAISLEY vs RIGHE, e due colori: il BLU e il BEIGE.
Ho scelto appositamente forme e colori che hanno una diffusione ed un effetto visivo differente.
Vale a dire che le righe sono più diffuse del paisley ed il loro significato/associazione simbolica è più divulgato e trasversale. Il paisley ha avuto una diffusione in tempi più lontani, e in generale è meno presente nel mondo del pronto moda e trova quindi minori associazioni per i consumatori.
Allo stesso modo il blu è un colore con una simbologia più forte e marcata e più diffuso rispetto al beige.
Ho poi scelto una tipologia di pantaloni dal taglio a palazzo (uno beige e uno blu) e due modelli di blusa, una t-shirt in cotone (fantasia a righe beige e blu) ed una blusa con Scollo a V, con fiocchetti sulle mezze maniche (fantasia paisley beige e blu).
Di seguito i capi selezionati.

Prima di presentare i risultati inserisco un breve approfondimento sulla simbologia di queste forme e colori.
Il pattern paisley, anche noto come cachemire, contiene nella sua stampa un motivo vegetale a forma di goccia, di origine persiana.
Nell'iconografia della mesopotamia la forma rappresentava simbolicamente il germoglio della palma da dattero. La palma aveva un ruolo centrale nella vita quotidiana, offriva cibo, bevande, materiali per la costruzione e l'abbigliamento. Per questo era considerato e lo è tuttora simbolo di fertilità e lunga vita.
 
Le righe sono passate, dalla simbologia medievale, che indicava ciò che era diabolico e fuori dalla norma (vestivano a righe orizzontali i buffoni, gli eretici, le prostitute,etc.), al successivo significato di ciò che è al servizio (vestivano a righe i servitori e i marinai), per approdare poi all’abbigliamento balneare e da lì  raggiungere il significato attuale di svago e leggerezza quando indossate nel periodo primaverile ed estivo.
 
Il blu è un colore calmo e rilassante associato alla formalità, professionalità ed eleganza, il beige è un colore neutro, associato a ciò che è classico, è un colore, come dice Leatrice Eisman del Pantone Color Institute, non presuntuoso, composto ed equilibrato che rischia di diventare anche un po’ noioso.
 
Quanto ai capi, i pantaloni a palazzo richiamano associazioni al classico ed elegante (il taglio è usato in contesti più formali o in occasione di cerimonie), la t-shirt con stampa a righe risulta informale, comoda e allo stesso tempo grintosa per la stampa e il colore, mentre la blusa ha un’aria un po’ retrò sia per il modello, sia per i dettagli (fiocchetti) che le donano un po’ di romanticismo.

Mettendo tutto  insieme, pattern, colori, tipologia di capi entra in gioco l’effetto dell’algebra cognitiva, ne ho parlato qui, che ci restituisce l’impressione finale che ricaviamo dall’outfit.
Quando poi questo è indossato altri elementi rientreranno nel calcolo algebrico, vale a dire l’acconciatura, il make-up, gli accessori, la fisiognomica e le espressioni. Ma qui ci limiteremo all’analisi degli abbinamenti.
Di seguito i 4 abbinamenti che sono stati inviati al campione.


Cosa aspettarsi?
Quella che propongo di seguito è un’interpretazione che conta sulle affordance (invito offerto dalla forma/colore) e sulla simbologia senza tenere conto della soggettività dell’osservatore che rimane sempre un elemento poco o niente decifrabile a seconda del livello di conoscenza che abbiamo della persona.
Il paisley presenta linee morbide e fluide del mondo vegetale/floreale, il richiamo è ad elementi di grazia e delicatezza, soprattutto nell’abbinamento con il colore beige, in questo caso il rischio è che il colore diventi predominante e possa risultare noioso, a differenza del caso in cui la blusa è associata al pantalone blu che dovrebbe conferirgli più grinta o rigore.
Le righe con la loro geometria lineare e solida richiamano elementi di espansione, crescita, determinazione, hanno forti associazioni con il mare e l’estate dal momento che nel pronto moda le ritroviamo soprattutto nella bella stagione, quando associate al colore blu saranno più formali ed eleganti e più leggere se abbinate al beige.

Cosa è emerso?
Qui di seguito i risultati dell’indagine. Ho riportato i commenti raggruppandoli per somme categorie e indicano tra parentesi il numero di frequenze quando maggiore di 1.
Di seguito i commenti del campione.

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Foto 1
stilosa (2), stile e classe, elegante, eleganza sportiva, elegante chanel
sportiva marinara, classico da mare, sapore di mare,
easy (3),
rigore, rispetto regole,
professionale.


Foto 2
evasione, sbarazzina, fresco retrò, sapore di mare,
sportiva,
bon ton, elegante, tradizionale, sobrietà,
dinamica, grintosa, versatilità
moscio.

Foto 3
sobrietà, equilibrio, seriosa (2), classica (3), razionalità
romantica (2),  
rilassante, accudente
dimesso, spento,
leggerezza.


Foto 4
antico,  ordinaria,  sciatto, peppiotta (2), madamin,
eleganza, eleganza d'altri tempi, raffinato
formale, serioso, classica assertiva
romanticismo.

Osservazioni sui commenti
Foto 1
Il blu insieme alla t-shirt a righe e al pantalone dal taglio classico a mio avviso propone una simbologia in generale nota e diffusa, si presentano infatti maggiori aggregazioni e condivisione nella direzione che ci si attende vale a dire dell’eleganza, della formalità, della moda e del balenare.
Foto 2
Il beige insieme alle righe, come da attese smorza l’effetto formale, mantiene l’allure grintosa, elegante ed estiva e inizia a far intravedere la possibilità che l’effetto beige sia un po’ spento.
Foto 3
Il blu insieme alla blusa paisley e al pantalone dal taglio classico propone una simbologia meno vista dei due abbinamenti precedenti per il pattern della blusa, il colore blu ancora domina per il suo significato, l’effetto generale per i più è sobrio, equilibrato e serio, si è persa la grinta che conferivano le righe, (arrivando in alcuni casi all’interpretazione opposta, vale a dire ad un look dimesso e spento) a beneficio di maggiore romanticismo e accudimento probabilmente per il modello della blusa. I commenti relativi al dimesso e spento potrebbero essere l'effetto del colore, in generale scuro.
Foto 4
L’effetto generale beige e il modello romantico della blusa definisce un’immagine divisa a metà tra l’effetto classico di altri tempi e l’antico, ordinario, fuori moda risultando quasi fastidioso. Si sono persi quasi tutti gli elementi di formalità dati dal colore e dal taglio del pantalone.

Conclusioni
Quello che osserviamo è che laddove i codici sono maggiormente condivisi (righe, colore blu, taglio dei pantaloni e t-shirt) la variabile soggettiva incide meno, risulta più semplice quindi allineare le intenzioni comunicative alle interpretazioni degli osservatori.
Viceversa laddove i codici sono meno condivisi poiché meno narrati a livello collettivo o meno presenti (paisley, colore beige, taglio della blusa) la variabile soggettiva incide maggiormente creando interpretazioni varie e a volte opposte, in questo caso si riduce l’allineamento tra intenzioni e interpretazioni.

Il punto fermo in questo processo è il soggetto che sceglie cosa comunicare e a chi, tenendo conto che in primis comunica a se stesso, la suggestione che voglio lasciare è quindi di vestir-si (vestire sé), vale a dire tenendosi in conto, in termini di bisogni, caratteristiche personali e certamente forme e colore donanti, avendo a disposizione un lessico diventa più semplice e divertente.

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Una stagione per indossarti

31/8/2021

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In un precedente post, scrivevo di come gli stilisti, attraverso le forme ed i colori che, con l’anticipo di un anno per l’altro, scelgono per le loro creazioni definiscono i messaggi che con maggiore frequenza troveremo in circolazione e gli input che i nostri cervelli potranno elaborare per farci sentire certe emozioni piuttosto che altre. 
PersonAtelier nel suo piccolo ha scelto gli input dei capi autunno/inverno della linea Lessico dell'abbigliamento.
La novità di questa stagione è che la classica "parola" impressa su una targetta è stata sostituita da un QR-code, ogni capo avrà come di consueto il suo cartellino con impresso il codice.
Un primo assaggio nella sezione del sito dedicata al Lessico dell'abbigliamento il primo QR-code per leggere i nostri ingredienti per una stagione in cui indossarti!
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Se i colori si presentassero

25/3/2021

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Dopo aver presentato il modo in cui sono descritte le forme nel Lessico dell’Abbigliamento concludo con l’esemplificazione di come sono presentati i colori, per i quali è presente un quaderno allegato al Kit dei teli colorati che descrive 12 colori principali, più 25 sfumature per le quali viene proposta una modulazione di significato.
In questo modo l’analisi del colore consente di completare la lettura anche dal punto di vista simbolico.
Nella formazione al metodo Dai Forma e Colore al tuo Stile viene presentata nel dettaglio la metodologia di lavoro.
Di seguito è esemplificato come nel quaderno sono presentati i 12 colori principali, con il riferimento al codice RGB, all’associazione simbolica, agli aspetti psichici, quando il colore è un alleato e quando evitarlo e infine l’effetto che produce nell’abbigliamento.
Ho scelto i 2 colori non colori: bianco e nero!
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BIANCO
RGB:255-255-255
Associazione simbolica: il bianco risulta dalla somma di tutti i colori per questo rappresenta la totalità, la compiutezza, dato che mostra (sia il pulito, sia lo sporco) è simbolo di trasparenza, ci si può fidare perché è tutto in vista. Altri simboli riguardano la purezza, l'innocenza, la saggezza per i suoi collegamenti con il divino, la santità e la vecchiaia.
Aspetti psichici: ha un effetto anestetizzante (un tempo negli ospedali psichiatrici le pareti come le camicie di forza erano bianche per abbassare la temperatura emotiva e tenere i pazienti, sedati), inibisce l'azione (è un colore che si sporca facilmente), può aiutare a fare chiarezza laddove ci sia confusione, se eccessivo può mettere distanza creando un senso di santità/illuminazione. Una preferenza per questo colore indica avvicinamento al pensiero, alla spiritualità, all'evoluzione, un'avversione indica l'interesse per aspetti concreti e materiali.
É un alleato: quando serve lucidità di pensiero, per avere la mente sgombra e andare dritti al punto, mostrare la propria trasparenza e il proprio valore.
Quando evitarlo: se non si vuole apparire inavvicinabili, freddi e insensibili, elitari.
Nell'abbigliamento: dona un'immagine raffinata e di prestigio.
NERO
RGB: 0-0-0
Associazione simbolica: è un colore con luminosità nulla, senza tinta, per questo viene associato primariamente al buio, alle tenebre, assumendo così significati minacciosi, di pericolo, mistero, paura ma anche di privazione dei sensi (es. colore di ordini religiosi).  Il nero è anche associato al potere (abiti delle armi e dei nobili), raffinato ed elegante (abiti da sera e smoking), un colore che simboleggia al tempo stesso gli opposti austerità (abiti religiosi) e seduzione.
Aspetti psichici: dal momento che assorbe tutta la luce e non riflette consente di proteggersi, nascondersi, mettere una barriera tra il dentro e il fuori, per questo infonde in chi lo indossa un senso di protezione, nascondimento e in chi lo osserva distanza e soggezione. A livello energetico tende ad assorbire e devitalizzare. Una preferenza indica serietà o al contrario ribellione dalle norme, il bisogno di proteggere la propria energia, estremismo (tutto o niente). L’avversione può indicare difficoltà con il potere, desiderio di liberarsi da blocchi, voglia di uscire dal guscio e di manifestare la propria vitalità.
É un alleato: per comunicare autorevolezza, se si ha la necessità di mettere delle distanze, per comunicare efficienza, rispetto, raffinatezza.
Quando evitarlo: quando occorre sentirsi in contatto con l'interlocutore, quando si ha un tono dell'umore tendente alla malinconia o si ha bisogno di recuperare energia.
Nell'abbigliamento: offre un'immagine seria ed elegante.
​Se il colore ti appassiona e sei interessata a conoscere i tuoi colori questo servizio fa per te.
Se sei un professionista del mondo dell'immagine, della moda o del benessere e vuoi inserire il colore nel tuo lavoro qui trovi info
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Se il Jeans si presentasse

24/3/2021

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òPer rendere più comprensibile cosa sia il Lessico dell’Abbigliamento e come è strutturato ho pensato di esemplificarlo attraverso la descrizione di un elemento: il jeans.
Il Lessico è costituito da una serie di voci, ciascuna delle quali descritte secondo alcuni parametri che sono:
  • Classe di appartenenza: si tratta della macro categoria di riferimento, che può riguardare i pattern dei tessuti, la tipologia dei tessuti, gli indumenti e la vestibilità, accessori (scarpe, borse, bijoux).
  • Storia: si tratta degli elementi salienti a livello storico per inquadrare l’elemento nel contesto di nascita e diffusione e comprenderne così gli usi e le mode.
  • Associazioni simboliche: si tratta dei principali significati associati all’elemento derivanti dall’excursus storico e culturale.
  • Cosa trasmette e infonde: è la sintesi di associazioni simboliche e percettive.
 
E' un po' come se attraverso la propria scheda ogni elemento si presentasse, ed ecco qui quello che il Jeans racconterebbe di sé.
Classe di appartenenza: indumento.
Storia: precursore del jeans, nel 1400, pare fosse una tela di colore blu simile al fustagno usata per confezionare i sacchi per le vele delle navi prodotta a Chieri (in provincia di Torino) esportata attraverso il porto di Genova. All’epoca si usava dare ai tessuti il nome del luogo di produzione e si ritiene che blue-jeans derivi da bleu de Gênes (blu di Genova). Secondo altre versioni il denim nasce a Nîmes, in Francia, in questo caso il nome deriverebbe da “de nimes” poi diventato denim.
Fu proprio a Genova che fu cucito il primo paio di pantaloni fatti con quel tessuto robusto e blu indigo e nel  1873 un sarto del Nevada, Jacob W. Davis, userà il denim per realizzare un paio di pantaloni commissionati da una donna per il marito. La richiesta era che dovevano essere molto resistenti perché servivano all’uomo  per spaccare la legna. Ben presto Davis si trovò sommerso dagli ordini, sopraffatto dalle numerose richieste, si rivolse ad un mercante della zona, Levi Strauss, proponendogli un accordo, iniziò così la fortuna del jeans.
Nel 1935 viene lanciato il primo jeans da donna. Nel 1937 appare per la prima volta sulle pagine di Vogue, entrando così nella storia della moda,
Saranno gli anni '50 che segneranno il passaggio da abito da lavoro ad indumento alla moda, complice il fatto che furono indossati da James Dean in "Gioventù Bruciata". Il jeans diventa così simbolo di ribellione alle convenzioni sociali. Parallelamente in Russia compaiono a Mosca, nel 1957, in occasione del Festival Internazionale della Gioventù e degli Studenti. All’epoca possedere un paio di jeans di marca significava essere in buone condizioni economiche. Il governo ne contrastò la diffusione, vennero proibiti e chi li indossava rischiava di essere espulso dall’università o perdere il posto di lavoro. I jeans divennero presto un simbolo di libertà e successo.  Si sviluppò un mercato di contrabbando e divenne noto alla cronaca, nel 1961, il caso di  Rokotov e Faybishenko, condannati alla pena di morte, uno dei capi d'accusa era: traffico di jeans. In loro onore in America è comparsa una marca di jeans con i loro nomi: Rokotov&Fainberg.
Gli anni ’60 sanciscono l’inserimento definitivo nell'abbigliamento quotidiano, verso la fine degli anni '70 si affermano i modelli ampi a zampa e nei primi '80, grazie all’introduzione dell'elastam, diventano un simbolo glamour e di sensualità. Gli anni '90 con il grunge vedono la diffusione in modelli sdruciti, nei 2000 si affermano i modelli skinny, mentre oggi troviamo un gran numero di vestibilità, soprattutto più morbide e over.
Associazioni simboliche: rappresentano il casual per eccellenza, risultando comodi e informali, inizialmente associati al concetto di robustezza, utilità e lavoro, sono passati poi ad essere simbolo di ribellione, cambiamento e successo (l’utilizzo nel cinema americano e le vicende in Russia), fino ad essere trasversali a tutte le età, classi sociali, sesso, professioni, ruoli, luoghi geografici. Al jeans il merito di essere al di sopra di ogni differenza.
Cosa trasmette e infonde: per la consistenza del tessuto, il colore e gli usi ed i costumi, trasmette informalità, comodità, uguaglianza e vicinanza.
Stagione interna: Autunno. Sebbene nel tempo abbia attraversato diversi significati e trasformazioni, viene presa come Stagione Interna la funzione per cui l’indumento è nato, vale a dire abito resistente da lavoro per impedire lo sporco.
​
L’obiettivo del Lessico è di aumentare la consapevolezza circa la personalità degli abiti che teniamo nel nostro armadio sceglierli con intenzione, anche nei nuovi acquisti, e usarli per esprimerci autenticamente.
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La teoria che sta dietro il Lessico dell’Abbigliamento

22/3/2021

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Hai mai pensato a come formuliamo un’impressione? Cosa ci fa attribuire determinati aggettivi ad un’immagine e suscitare sentimenti di piacere o fastidio?
Formuliamo giudizi continuamente eppure siamo poco consapevoli di come questo avvenga e soprattutto tradurlo in parole non è così semplice.
È difficile tradurre in parole le sensazioni che affiorano, eppure nominare è un atto importantissimo, quello che nominiamo distinguiamo e quello che distinguiamo possiamo utilizzare, più  nomi possediamo, più possibilità di azione abbiamo.
Allora entriamo nel merito della questione e vediamo da cosa dipende il modo in cui arriviamo a delle impressioni.
Un modo di spiegare il fenomeno è quello olistico (Asch) è un modello di tipo gestaltico, per cui l’impressione è generata da un effetto globale, la figura viene vista come unità, un insieme di caratteristiche che interagendo danno luogo ad una rappresentazione e ad un significato.
Altro modo di vedere la questione è quello del continuum (Fiske e Neuberg) che prevede un susseguirsi di fasi, per cui si passa da un’impressione generale ad una via via più approfondita, attraverso azioni cognitive di ragionamento e confronto.
Altro modo ancora è quello del ricordo (Smith e Zarate) per cui l’immagine viene confrontata con dei modelli che conserviamo in memoria.
E per finire il modello dell’algebra cognitiva (Anderson) secondo il quale ogni tratto possiede un significato. L’impressione finale che ricaviamo dai singoli tratti che caratterizzano una persona è una combinazione algebrica delle valutazioni associate a singoli tratti.
Ed è proprio quest’ultimo modello che fa da cornice di riferimento teorico al Lessico dell’Abbigliamento all’interno del quale offro proposte di decodifica per: forme geometriche e pattern tessuti, tipologie di tessuti, tagli e vestibilità degli abiti, principali capi d’abbigliamento, accessori.
Si tratta proprio di un vocabolario con la descrizione per ogni elemento di cosa suggerisce sulla base della sua struttura e dei simboli associati. Come dicevo si tratta di una proposta di significato e non una definizione assoluta perché l’assunto di base del Lessico dell’Abbigliamento è che c’è un livello d’interpretazione che condividiamo a livello generale e riguarda la simbologia degli elementi e anche dei bias di cui siamo portatori, eh sì anche loro fanno la loro parte, ma di questo ne parlerò un’altra volta. E poi c’è un livello personale che riguarda i contesti e la storia di ciascun osservatore che crea infinite sfumature.
Condividere un lessico significa dare dei nomi, collegare dei significati e offrire la possibilità di descrivere e utilizzare quei significati per comunicare, creando innanzitutto un’occasione di espressione e benessere per sé e poi a seguire di trasmissione di informazioni verso l’esterno.
Se l’argomento ti interessa è inserito nella consulenza Dai Forma e Colore al tuo Stile, se sei un professionista interessato ad integrare questo strumento nella tua pratica qui trovi info
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Abiti come indizi e messaggeri di personalità

16/3/2021

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Lo psicologo Samuel D. Gosling (professore presso il Dipartimento di Psicologia presso l'Università del Texas ad Austin) esamina il modo in cui gli oggetti che possediamo nelle nostre case e negli ambienti in cui viviamo svelino delle caratteristiche di personalità e spiega che ci sono 3 tipi di informazioni che si possono trarre dall’analisi degli oggetti e degli ambienti di vita delle persone (anche online): affermazioni di identità, regolatori emozionali, residui comportamentali.
Per affermazioni d'identità intende gli oggetti che ci ricordano chi siamo o che dicono gli altri chi siamo (ad esempio appendere ad una parete un titolo di studio, afferma la propria identità come tal professionista), i regolatori di emozioni sono oggetti che ci circondano e che usiamo per gestire le nostre emozioni, i nostri pensieri e per cambiare il nostro stato d'animo (ad esempio un quadro con una determinata citazione che infonde calma o sicurezza), mentre i residui comportamentali sono ciò che lasciamo nell’ambiente come traccia delle nostre azioni (ad esempio il fatto di dare un ordine alfabetico alla libreria indica una caratteristica di precisione e ordine) .
In alcune parti del suo studio cita anche l’abbigliamento come ambito dal quale trarre “indizi” per comprendere la personalità.
Con il lessico dell’abbigliamento gli outfit che componiamo possono essere letti proprio in quest’ottica e i singoli elementi diventano indizi e messaggeri di personalità, in alcuni casi possono farlo in maniera esplicita, in altri in maniera più sottile.
Per esempio inossare una t-shirt con uno slogan ben preciso (ad esempio di sostegno ad un’associazione o ad un movimento) corrisponde ad un’affermazione identità, così come indossare consapevolmente un determinato colore ha la funzione di regolatore delle emozioni e ancora indossare capi ben stirati e inamidati fa trasparire caratteristiche personali di ordine e precisione.
 
Il messaggio arriva in maniera intuitiva, poiché il linguaggio si rifà a convenzioni e codici, alcuni dei quali molto robusti, duraturi e condivisi, altri più deboli e mutevoli che rendendo più complessa la decodifica.
In ogni caso l’abito si presta sempre ad un’interpretazione e suscita reazioni. E dato che sulle interpretazioni ci si può allineare sino ad un certo punto, quello che fa la differenza sono le intenzioni perché permettono di attraversare le diverse concezione espresse da Sartre (Critica della ragione dialettica) circa gli abiti:
- l’abito produce la persona, vale a dire le conferisce caratteristiche al di là di quelle possedute, ad esempio indossare un paio di occhiali ci fa sembrare più seri, indossare delle scarpe da ginnastica più dinamici, etc.
- la persona si esprime attraverso l’abito, vale a dire la persona usa gli indumenti per comunicare chi è
- tra la persona e l’abito si instaura un dialogo e quindi una sinergia dove l'espressione di sé è rinforzata dalle possibilità dell'abito.
 
E questo è proprio lo scopo del conoscere il lessico dell’abbigliamento: usarne gli elementi in modo intenzionale per offrire i giusti indizi ai nostri interlocutori e le giuste risorse a noi stessi.

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Se i vestiti potessero parlare

24/2/2021

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Riesci a immaginare cosa direbbero i vestiti se potessero parlare?
Evidentemente se lo deve essere chiesto Emily Spivack autrice del libro Worn Stories, una raccolta di storie di abiti.
Prima del libro è venuto il progetto, l’autrice aveva realizzato un sito web contenente istantanee degli abiti accompagnate dalla narrazione del proprietario.
Le storie narrate nel libro sono molto belle, alcune divertenti, altre toccanti e molto forti, altre ispiranti, in ogni caso ci insegnano come i vestiti possano diventare altro dalla moda e come cambiano quando li intrecciamo ai fili della nostra vita dandogli significati personali.
Se dovessi scegliere un elemento da fare parlare, sceglierei un accessorio, la collana della foto.
Mi è piaciuta subito, è stata uno dei primi acquisti fatti nel 2015 quando ho aperto il negozio.
Era in vendita ma per molti mesi nessuno l’ha acquistata, sembrava essere troppo corta o troppo lunga, troppo scura o troppo eccentrica, eppure io ne vedevo tutta la bellezza, allora mi sono decisa e l’ho presa per me. L’ho indossata e la indosso praticamente su tutto con abiti più rigorosi e con look più vivaci, in situazioni professionali e nel tempo libero. A furia di usarla ha ceduto in un punto, per ora sono riuscita a ripararla.
Ecco direi che contiene tante caratteristiche che mi piacciono: contraddizioni, versatilità, originalità e resistenza.
Se vuoi approfondire https://wornstories.com/
E dal 1aprile su Netflix è in arrivo una miniserie https://www.netflix.com/it/title/80240923
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Un lessico dell'abbigliamento

19/2/2019

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Gli abiti che indossiamo parlano di noi. Raccontano le nostre caratteristiche, i nostri gusti, gli interessi, i bisogni e le nostre emozioni. Veicolano informazioni che conosciamo e talvolta cose che ignoriamo.
Il racconto poi può essere coerente e armonico presentando le diverse sfumature della nostra identità oppure mostrare gli aspetti che in realtà vorremmo tenere riservati.
Nell'immagine che offriamo attraverso l'abbigliamento possiamo così riconoscerci e piacerci o al contrario sentirla estranea e fonte di frustrazione e disagio, in mezzo a questi due poli ci sono naturalmente diverse altre possibilità.
Concentriamoci però sulla condizione in cui l'abbigliamento non ci rappresenti diventando causa di disagio per noi. Ritengo che in questo caso il nostro guardaroba diventi la nostra principale e più estesa maschera che mettiamo per adattarci all’ambiente e per presentarci pubblicamente.
In questi casi i vestiti che quotidianamente indossiamo rispecchiano l’esito dei nostri comportamenti adattivi e ci possono dare informazioni sulle sfere nelle quali abbiamo più investito o rispetto a cosa ci siamo più difesi.  
Per esempio se il tuo guardaroba contiene quasi esclusivamente abiti che usi per il lavoro, ipotizziamo un abbigliamento formale da ufficio, rivela che il tuo impegno lo stai mettendo in quella sfera con il rischio che il tuo essere sia aderente prevalentemente al tuo fare lavorativo.
Se invece il tuo guardaroba contiene quasi esclusivamente abiti comodi e di colori che scegli per praticità di abbinamento, dal momento che hai poco tempo per te perché hai la famiglia a cui badare, la casa, etc., ti sta rivelando che probabilmente sei più impegnata con i bisogni degli altri rispetto ai tuoi, o ancora se contiene abiti uguali tra di loro, di un unico colore e senza particolari forme, rivela che forse ti stai difendendo, nascondendoti e rendendoti invisibile.
Insomma poco, a poco le abitudini diventano la nostra realtà, modellano le nostre scelte e noi rischiamo così di perderci di vista.
Come uscire da questa impasse?
Innanzitutto dichiarandoti ciò  di cui hai bisogno e vuoi portare nella tua immagine, ad esempio nei casi sopra descritti si tratta di far emergere gli aspetti della tua personalità che nel tempo sono stati messi in ombra, ad esempio il sé personale, oppure quello femminile o quello estroso esprimendoli sia nell'atteggiamento, sia nell'abbigliamento, ed è a questo punto che torna utile conoscere il lessico dell'abbigliamento© , ovvero un vocabolario che raccoglie i significati simbolici dell'abbigliamento, una sorta di grammatica per il tuo stile.
L'idea del lessico mi è venuta dopo aver letto il libro "Il linguaggio dei vestiti" di Alison Lurie e dopo aver frequentato un corso di introduzione al Feng Shui Fashion Styling con Elisa Scagnetti, in entrambi i casi ho trovato spunti interessanti per riflettere e decodificare il significato di forme e colori ed ho pensato di raccoglierli per utilizzarli in modo intenzionale e agire in modo diverso coerentemente anche con i principi dell'enclothed cognition ma di questo ne parlerò in seguito.
Ed ecco qualche esempio, tratto dal lessico dell'abbigliamento© , per farti capire cosa intendo.
Prendiamo in esame le forme geometriche dei quadrati, delle righe e dei cerchi, che puoi trovare nelle stampe dei tessuti. Oltre all'aspetto estetico potrai così valutare se ti sono utili dal punto di vista del messaggio che veicolano.
I Quadrati nella lettura psicologica simboleggiano delimitazione, la simmetria tra i lati opposti comunica stabilità e organizzazione razionale rimandando alla stabilità. Da indossare se vuoi comunicare solidità, coesione, affidabilità.
Le righe per il loro andamento verticale, suggeriscono crescita, orientamento verso una direzione, ordine e precisione. Da indossare se vuoi trasmettere un’immagine ferma e se vuoi dar sviluppo e crescita alle tue attività.
Se le righe fanno pensare a ordine e precisione le linee curve ed i cerchi rinviano a libertà e rilassamento. I pois che sono spesso presenti in abiti da party o di clown o nelle fantasia dei bambini, rimandano a vivacità e divertimento. Da indossare se vuoi liberare il lato spiritoso ed estroso.
 
Se vuoi conoscere meglio il vocabolario ne parlo durante il workshop “Dai Forma  & Colore al tuo Stile”, oltre alle forme i significati sono estesi ai colori e a diverse tipologie di capi. Le prossime date le trovi qui: http://www.personatelier.com/new.html

Inoltre i principi dell’armocromia e dell’enclothed cognition sono alla base della realizzazione dei capi PersonAtelier, di questo te ne parlerò nel prossimo post.
​A presto!
 
 
 

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Gli abiti che vestono le tue forme ed i tuoi pensieri: un breviario per lo stile & l'autostima

1/2/2019

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A quattro anni dall'apertura di PersonAtelier inauguro questo Blog. Fino ad oggi ho gestito le attività nel day by day, con azioni di respiro molto piccolo, pensate più o meno di giorno in giorno. Da quest'anno voglio mettere il mio impegno nel dare maggior spazio alla pianificazione e al racconto oltre che all'azione.
Nel descrivere PersonAtelier voglio partire da due parole che hanno sempre avuto su di me un fascino particolare: abito e pensiero. La voglia di dargli voce in questo contenitore è emersa quando qualche settimana fa mi sono imbattuta in un sito (insegnareonline.com) che presentava uno scambio narrativo, nel libro di De Amicis L'idioma gentile, tra uno scrittore ed una frase. Nel libro lo scrittore dice alla frase: “non puoi vestir la mia idea, le faresti addosso delle pieghe, e parresti un abito preso a nolo”. Vani sono i tentativi della frase di convincere lo scrittore ad utilizzarla e sebbene egli ne sia tentato desiste ribadendo che non può perché: “Le rassomigli, ma non sei quella che cerco”.
Ecco PersonAtelier, con i suoi prodotti ed i suoi servizi è nato con la finalità di aiutarti a trovare il tuo abito in fatto di forme e pensieri.
Se lo cerchi sul dizionario abito deriva da habĭtus, può significare un modo di essere, un comportamento, una disposizione dell'animo e del fisico: è tutto ciò che siamo soliti avere con noi e portarci dietro continuamente. Di qui i suoi derivati, abituale, abitudine, abituare. 
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Risultano immediate le sue implicazioni sull'immagine, che esibiamo abitualmente attraverso lo stile, e sulla nostra autostima attraverso i pensieri, le opinioni e le convinzioni che abitano la nostra mente.
In definitiva gli abiti che scegliamo di indossare, d'abitudine ogni giorno, per vestire le nostre forme ed i nostri pensieri diventano il nostro stile prevalente e alimentano la nostra autostima.
Di qui la mia convinzione profonda dell'importanza di porre attenzione alla qualità dei nostri abiti. Qualità da ricercare a partire dalla stoffa, passando poi dal modello, e infine dal colore e questo vale per gli abiti che vestono le forme e quelli che vestono i pensieri.

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E allora qui di seguito ti propongo un piccolo breviario per prenderti cura del tuo stile e della tua autostima attraverso la scelta degli abiti che ti si addicono.
Occorre innanzitutto dotarti di buone stoffe: fibre naturali che non siano nocive per la tua salute, modelli, forme e colori che ti valorizzino nell'aspetto, sostenendoti al tempo stesso nelle tua intima essenza e dando grinta ed energia alle tue aspirazioni.
Allo stesso modo occorre che tu ponga attenzione alla stoffa dei tuoi pensieri, mi riferisco alle parole che scegli nel tuo quotidiano: non trascurare di usare quelle a valenza positiva, conta sull'intera gamma dei colori, specie quelli vivaci e accesi... quanto al confezionamento crea un buon equilibrio tra forme spigolose e linee curve nelle tue conversazioni.
Infine resisti alla tentazioni di indossare abiti non adatti per modello, colore, taglia, foggia e cerca, cerca ancora!
E se ancora non avrai trovato, potrai sempre fare un salto da noi, dove c'è quello occorre in fatto di abito e habitus, per vestirti dentro e fuori ;-)
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