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Detox per critici impenitenti

22/3/2019

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Le tue convinzioni diventano i tuoi pensieri.
I tuoi pensieri diventano le tue 
parole.
Le tue parole diventano le tue 
azioni.
Le tue azioni diventano le tue 
abitudini.
Le tue abitudini diventano i tuoi 
valori.
I tuoi valori diventano il tuo 
destino.
Gandhi
​Di solito facciamo una dieta detox per purificare il nostro corpo quando lo abbiamo sovraccaricato di sostanze e cibi nocivi. In questo post ti propongo una dieta di pensieri e di parole soprattutto se sei un severo giudice di te ed un impenitente critico perché forse potresti averne bisogno!
Avrai sentito dire che “la mappa non è il territorio”, si deve ad Alfred Korzybsky, filosofo e matematico polacco vissuto tra la fine dell’ottocento e la prima metà del novecento, l’elaborazione di questo concetto che mette al centro della costruzione del nostro mondo, il ruolo del pensiero e del linguaggio.
Pensieri e parole, sono il filtro con cui costruiamo la realtà. I nostri sensi ricevono un numero elevatissimo di stimoli ogni secondo, per poterli trasformare in ciò che chiamiamo esperienza dobbiamo filtrarli ed elaborarli, dargli un nome, quello che otteniamo sono delle mappe.
Queste mappe rappresentano la nostra individualità, e sono fatte di pensieri che vengono esternati con parole e diventano poi azioni, comportamenti e nel tempo abitudini e quindi credenze/convinzioni che abbiamo su di noi e sul mondo. Sono le lenti con le quali guardiamo quello che ci circonda e ci fanno agire più o meno efficacemente, dipende se sono mappe di buona qualità!
Per esempio, se mentre mi preparo per uscire di casa per andare ad un incontro importante davanti allo specchio inizio a pensare di non essere abbastanza qualcosa (abbastanza affascinante, intelligente, competente, esuberante) o essere troppo qualcos’altro (ordinaria, disordinata, timida), inizierò ad esprimere questo pensiero con parole (ma guarda che faccia/capelli, ci saranno altri più preparati di me, etc.) e poi con le azioni (ad esempio nella scelta di abiti sempre dello stesso colore, o forma, adottano posture di “difesa” e stando in disparte).
A questo punto con tutta probabilità questo modo di pensare e di agire mi metterà in situazioni nelle quali i miei pensieri troveranno riscontri nella realtà: la
profezia che si auto-avvera.

A poco, a poco consoliderò convinzioni e credenze sulla mia persona: sono timida e ordinaria, nel mondo del lavoro per fare carriera bisogna essere esuberanti e affascinanti e io non ce la farò mai.
Questo processo sfortunatamente dà origine ad una credenza limitante che chiude a possibilità di sviluppo e crescita.
Le credenze però possono essere anche trainanti, il gioco diventa sostituire le credenze limitanti con altre credenze, positive e potenzianti, per fare questo può risultare utile un lavoro detossicante quotidiano a partire da un’attenta selezione nel proprio linguaggio.
Il filosofo russo Gurdjieff sosteneva che "noi diventiamo le parole che ascoltiamo". In effetti, le cose stanno proprio così: le parole che ascoltiamo e che pronunciamo lasciano una traccia in noi, lavorano nel nostro inconscio per giorni, mesi, anni, arrivando a cambiare la nostra mentalità e lasciando una traccia fisica nel nostro corpo. Gurdjeff aveva intuito che noi diventiamo per davvero le parole che ascoltiamo ma, ancor di più, quelle che pensiamo o pronunciamo e che continuiamo a pronunciare.
Che fare allora? E’ importante diventare consapevoli della nostra comunicazione, degli effetti che ha su di noi, nel processo di costruzione della nostra personalità e nel nostro sistema di credenze.
Osserviamole da vicino le parole che ci fanno male:
  • Uso impulsivo e costante di forme negative che creano barriere: sono i NO e i NON SONO. Quando affiorano apri uno spazio al dialogo e domandati se le cose stanno proprio così, se è un NO irrevocabile o se sono solo alcuni aspetti che ti fanno da dire NO, lo stesso per i tuoi NON SONO, è proprio così? Totalmente NON SEI o ci sono solo alcune sfaccettature.
  • Le parole che evocano carenze, sacrifici, sbagli (es. problema, limite, mancanza, errore, etc.), che fanno di noi persone pessimiste, distruttive e noiose. Quando nella tua comunicazione noti che il focus è sulle carenze, bilancia guardando anche quello che c’è, le risorse, e inizia a nominarle, trova e inizia ad usare dei sinonimi a queste parole che alleggeriscano il senso.
  • Le generalizzazioni e gli assolutismi (es. sempre, mai, ogni volta, etc.) che creano dinamiche “o”/ “o”, bianco o nero, rigidità e chiusura. Allenati a srotolare i concetti, a specificarli, a dettagliarli, usa le relativizzazioni circostanziando i fatti con degli esempi.
  • Le parole con valenza di dubbio che abbassano il morale, trasmettono bassa incisività ed energia (dovrei, se ci fosse, cercherò, forse, magari), sono spesso espresse con verbi al condizionale, sostituiscili con tempi al presente. Ricorda l’insegnamento del Maestro Yoda in Guerre Stellari: “Fare, o non fare! Non c’è provare!”.

Se hai bisogno di qualche suggerimento sulle parole da usare, trovi un elenco di parole positive qui.
elaborato da un gruppo di persone appassionate di linguaggio e pensiero positivo e qui trovi la TED della fondatrice
Elena Daniela Calin, la cui mission è promuovere parole positive. Si definisce in un modo bellissimo: una ricercatrice di parole positive!

Ora a te, se ti va inizia il detox e trova le tue parole!


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E tu li sai vedere i tuoi talenti?

6/3/2019

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Un tema centrale nel mio lavoro è quello di aiutare le persone a vedere le proprie risorse per utilizzarle in ambito lavorativo o in progetti personali. Constato sistematicamente la difficoltà di chiunque a dire cosa sappia fare bene. Se poi uso la parola talento l'impresa diventa epica!
Perché, a me sembra, che rispetto a questa parola la faccenda sembra essere che o c'è una capacità, un'attitudine indiscutibile, che tutti notano o nulla sembra valere e nulla sia mai abbastanza. E questo lo trovo un peccato.

Penso a quanto sarebbe rinforzante per un bambino sentirsi dire quanto sia bravo e talentuoso nel fare qualcosa, invece purtroppo è più frequente sottolineare cosa gli manchi.
Così facendo trascuriamo gli effetti sulla sua autostima, sono, infatti, gli sguardi e le piccole conversazioni quotidiane in cui si rispecchia che vanno a formare il suo Sé e la cosa bizzarra è che in generale siamo fatti in modo da confermare le interpretazioni e le aspettative che ci arrivano dall'esterno specie se si tratta di figure giudicate o sentite come importanti.
E quando poi da adulti ci sentiamo disorientati e poco centrati rispetto a chi siamo, a cosa sappiamo fare bene, a cosa ci piace più che andare a cercare risposte sull'origine delle nostre inquietudini o mancanze diventano, secondo me, utili delle domande. Come diceva
Jodorowsky in un suo libro: "La risposta è la domanda".
Ed eccole qui le buone domande per esplorarci nelle nostre risorse: in cosa sono davvero brava/o?
Cosa mi riesce bene in diversi ambiti?
Cosa mi viene detto in maniera frequente?

​Ti faccio un esempio parlandoti di me, io penso che un mio talento sia quello di selezionare e scegliere elementi essenziali, semplici e parchi, toglierci o aggiungerci qualcosa e dargli uno stile personale e originale.
Mi accorgo che lo faccio con gli oggetti e con le idee: vedo qualcosa che non è tanto in vista o la leggo o la ascolto, faccio una mia rielaborazione e rimetto in circolo. Ad esempio nella gestione di PersonAtelier, noto che mi riesce bene selezionare dei prodotti poco in vista, idem nel mio lavoro di formatrice, mi colpiscono dei dettagli di modelli e letture dai quali traggo ispirazione, che poi decontestualizzo e rielaboro.
Le mie parole chiave sono: scorgere, notare, vedere, selezionare, scegliere, rielaborare, proporre, personalizzare.
La frase che mi viene più spesso rimandata è: e questo dove lo hai trovato?

Avere queste consapevolezze su di sé e tradurle in parole chiave, così come porre attenzione a cosa gli altri notano di noi ci può tornare utile in diverse occasioni, è ad esempio il primo passo per orientarci in una scelta formativa o lavorativa, in un colloquio di lavoro possono diventare le risposte alla fatidica domanda sui punti di forza, e poi tornano utili per ricentrarci quando ci sentiamo giù e ci perdiamo di vista.
Con l'allenamento le risorse si moltiplicheranno e vedremo sempre più chiaramente anche quelle degli altri aiutandoci reciprocamente a diventare più consapevoli.

Dunque ora giro a te le domande: quali sono le tue risorse? Cosa fai davvero bene e lo riscontri in diversi ambiti? Quali sono le tue parole chiave? Cosa ti viene detto più frequentemente?

Buona ricerca!
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