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Fabbricanti di futuri Possibili

23/4/2019

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Una delle parti del mio lavoro che amo particolarmente ha a che vedere con il futuro, con la possibilità di desiderarlo, di visualizzarlo e di accoglierlo.

Penso che ciascuno di noi sia un fabbricante di futuri possibili, penso che tutti abbiamo a disposizione, in modo molto democratico, una risorsa per fabbricare che è la nostra immaginazione e penso che purtroppo questa risorsa sia sottoutilizzata.
Una caratteristica del nostro cervello è che non distingue tra reale e immaginario, una volta che qualcosa l'abbiamo “vista” fuori da noi, nella realtà esterna, o dentro di noi, nella realtà interna immaginata, per il nostro cervello, che ne ha fatto un'esperienza, è la stessa cosa.
Quell'immagine e quella esperienza iniziano ad agire dentro di noi producendo delle sensazioni, può trattarsi di indifferenza, di noia, di paura, di gioia, di stupore, di rabbia, si tratta di tensioni che ci informano della connessione e del significato di quell'immagine per noi.

Un buon fabbricante, secondo me, è chi è capace di immaginare gli effetti di ciò che desidera perché questo consente di fare un salto di livello e attivare una spinta all'azione e trasformare un semplice desiderio in una visione da perseguire.
Ti faccio un esempio, con la mia immaginazione posso visualizzare la vincita di un premio o la riscossione di un'eredità e
sicuramente questo è un primo passo per comprendere cosa mi manca, ma se immagino ciò che posso fare con il denaro vinto o ereditato rendo più specifica questa nuova realtà e posso attivare un tensione, una spinta, che mi attiva ad agire per andare verso quelle condizioni di cui ho fatto esperienza.

L'immaginazione è quindi la sostanza per dare forma ai desideri, che danno luogo a diversi possibili futuri, infine la volontà di agire in una direzione piuttosto che in un'altra trasformerà le fantasie in visioni da perseguire. Le visioni sono cioè sogni in azione.

Ma qual è il futuro che merita di essere immaginato, desiderato, perseguito e accolto? Perché se è vero che le nostre facoltà ci consentono di desiderare e immaginare qualsiasi cosa e qualsiasi situazione (ad esempio di avere lineamenti diversi da quelli che abbiamo, di avere caratteristiche personali differenti, di vivere su un altro pianeta, di riavere accanto una persona cara che non c’è più, etc.) non tutte le opzioni sono “buone”, “giuste”, o “utili” per noi.

Ed ecco allora alcune domande per fabbricare il tuo futuro:
Quello che sto immaginando è in armonia con i miei valori, con le mie credenze, non lede a me o altri?
Quali costi/sacrifici sono disponibile a sostenere per raggiungere questa situazione?
Cosa accadrà se il mio desiderio sarà raggiunto e cosa accadrà se non lo sarà?

Infine, per comprendere se i tempi sono maturi, usa il motto di Kafka che diceva “lascia dormire il futuro come merita: se lo svegli prima del tempo, otterrai un presente assonnato”.

Se invece non hai ancora visualizzato il tu futuro qui trovi una scheda (la fabbrica dei desideri) che potrebbe fare al caso tuo.

Buona visione!
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prendi appunti dal tuo guardaroba

10/4/2019

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In questo post ti propongo di osservare il tuo guardaroba non solo dal punto di vista dell'estetica ma anche dal punto di vista della psicologia e della comunicazione, vale a dire considerando cosa le tue scelte in fatto di abiti e accessori raccontano di te per decidere cosa oggi ti corrisponde pienamente e cosa invece non ti rappresenta più, in modo da poter fare delle scelte.
Il tuo guardaroba racconta di te prima ancora che tu esprima il tuo pensiero attraverso la parola, è la “visual identity” della tua personalità.
Prendo a prestito questo termine dal mondo della comunicazione e del marketing perché mi sembra calzante ed efficace.
La visual identity è la parte visiva di un brand e dato che il brand siamo noi i colori, le forme, lo styling dei nostri abiti ed accessori diventano la parte visiva delle nostra identità.

Ogni giorno scegliamo dal nostro armadio capi che danno informazioni al mondo su cosa ci piace, e cosa riteniamo adatto a noi. I capi prescelti rappresentano la miglior soluzione che abbiamo trovato o perché ci corrisponde pienamente o perché ci rassicura o perché tutte le altre non ci convincevano.
Vale la pena allora assicurarci che il contenuto del nostro guardaroba sia adatto a presentarci.
Ed ecco la mia proposta, un'analisi, per cominciare, su 3 dimensioni. Puoi armarti di un notes ed una penna e passare in rassegna i seguenti aspetti stando in ascolto di quello che arriva:
  • Qual è la tipologia prevalente dei vestiti che emerge per occasioni d'uso?
    Questa analisi ti consente di individuare l'identità prevalente che arriva dai tuoi abiti.
    Si tratta di abiti che usi per lavoro? Per il tempo libero? Per stare in casa o da palestra? Fai una stima in percentuale se riesci e individua la prevalenza. Valuta se è coerente con chi sei tu oggi. Ad esempio nel mio caso, sino a poco tempo fa avevo una prevalenza di abiti “formali” da utilizzare in un contesto lavorativo, ad esempio pantaloni palazzo, con bluse e giacche, di colori “statement” quali il nero, il blu,il grigio, il bianco, mentre scarseggiavano abiti più informali da tempo libero, dei jeans per esempio, delle gonne e dei maglioncini colorati che ho successivamente inserito. La mia identità prevalente era quella della professionista e sentivo che mi mancava la parte più libera e spensierata della sfera personale.
  • Qual è la tipologia prevalente di capi?
    Questa analisi ti consente di individuare innanzitutto se il guardaroba è ben bilanciato e in seconda battuta su cosa prediligi investire e a che fine. Ha in maggioranza di maglie, bluse, camicie, pantaloni, gonne, giacche, giacconi, abiti, scarpe, borse, etc.? Soffermati anche sullo stile dei capi.
    Capita spesso, quando non siamo pienamente soddisfatte della nostra immagine, che investiamo maggiormente in quei capi che riteniamo “innocui” per noi perché spostano l'attenzione da quelli che riteniamo i nostri punti deboli, ad esempio sulle scarpe, sulle borse, sui bijoux o su elementi che ci “rassicurano” dal momento che ci coprono (sia per forma sia per colore). Raramente questa è la miglior scelta perché il rischio è di appiattirsi in un'immagine al ribasso che non ci valorizza.
    Ti faccio sempre il mio esempio, nel mio armadio mi sono accorta di avere una prevalenza di capispalla, vale a dire per la stagione invernale cappotti e piumini e per la stagione primaverile soprabiti e giacche rispetto al numero di pantaloni e soprattutto di bluse e magliette, inoltre la tipologia dei pantaloni era prevalentemente a palazzo che data la mia statura non risultava particolarmente donante. Mi è stato d'aiuto mettere a fuoco questa sproporzione di capi che hanno la funzione di coprire (sia i capispalla, sia i larghi pantaloni a palazzo) per eliminarne qualcuno e fare spazio per altri capi che mi facessero uscire di più allo scoperto, ad esempio pantaloni più slim e tagli più asciutti.
  • Quali sono i colori prevalenti?
    Questa analisi ti permette di valutare il grado di varietà cromatica e la gamma di sfumature che puoi offrire al tuo umore. Il colore è vibrazione ed energia, favorisce il rilascio di neurotrasmettitori che vanno ad agire sul nostro livello di benessere, se nel nostro guardaroba abbiamo una frequenza unica o poco più corriamo il rischio di devitalizzarci e spegnerci.​ Da questa analisi potrai valutare se hai bisogno di aumentare o di abbassare le tue frequenze inserendo o togliendo dei colori.

A questo punto potrai iniziare a fare una sintesi fissando alcuni punti fermi​
  • L'identità che emerge. Nel caso in cui ti soddisfi non avrai bisogno di apportare modifiche diversamente puoi domandarti cosa manca e quali capi rappresenterebbero la visual identity di quegli aspetti.
  • Tipologia di capi prevalenti. Nel caso in cui il numero e la varietà siano di soddisfazione per te non avrai bisogno di fare nulla, in caso contrario domandati quale bisogno vanno ad appagare i capi che hai in maggiore quantità, e prova ad individuare se lo stesso bisogno può essere soddisfatto con altri elementi che ti valorizzino di più.
  • Colori prevalenti. Anche qui, nel caso in cui la varietà sia di soddisfazione per te non dovrai fare nulla, diversamente ascolta la tua parte più istintiva individua i colori che ti piacciono e inizia a provarli andando alla ricerca della tonalità più adatta a te, in questo l'armocromia ci insegna che, in considerazione del nostro sottotono di pelle, si armonizzano meglio certe tonalità piuttosto che altre, quindi non c'è colore che non possa valorizzarti si tratta solo di trovare il giusto punto di colore.
Bene, mi auguro che questa analisi possa esserti d'aiuto, se il tema ti incuriosisce lo trattiamo nel workshop “Dai forma e colore al tuo stile” che trovi qui e nelle consulenze individuali per le quali puoi scrivermi a: [email protected]
Intanto buon lavoro e prendi tanti appunti dal tuo guardaroba!
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