Nelle mie intenzioni il messaggio era quindi che pace e prosperità insieme sono sempre una buona idea.
Il 24 mattina purtroppo lo scenario è quello che oggi conosciamo, e nel corso di quella giornata e di questi giorni mi sono sentita annichilita per il pensiero che nulla serva di fronte a traumi umani di questo genere, tutto perde di significato, anche per la vergogna di pensare o fare cose normali quando sai, che altrove succedono cose disumane.
Così mi sono bloccata, poi questa mattina ho pensato che le intenzioni non bastano, devono seguire dei fatti, solo che di fronte a situazioni così grandi pensiamo di non poter fare nulla e la tentazione è di sospenderci e aspettare, in effetti nel macro, come singoli, il nostro spazio di influenza è praticamente nullo, ma nel micro il nostro spazio di influenza è molto ampio.
E il mio micro è forse diverso dal macro? Quello che osservo, in proporzioni diverse, è molto simile.
Vedo persone che stanno vivendo un momento difficile per una malattia appena diagnosticata, per la perdita dei propri diritti, per la perdita di un proprio caro, per la stanchezza del momento o al contrario altre che stanno vivendo un momento felice per un nuovo inizio, un riconoscimento professionale, un pranzo o un aperitivo condiviso. E mi sono detta che in fondo è sempre così: tutti noi, nelle nostre vite, andiamo a velocità diverse, sono onde, ci sono i momenti in piano e poi i picchi verso l’alto e verso il basso, dove siamo è transitorio, nel bene e nel male e lo stesso accade nel macro. Contemporaneamente in una parte di mondo c’è la guerra e da un’altra c’è la Milano Fashion week .
Quindi che faccio? Quello che ho sempre fatto, il mio lavoro, la mia vita, e in più nelle intenzioni e nei fatti cercherò di metterci più attenzione, cura, gentilezza e rispetto verso chi incontro e mi sta accanto, perché sono convinta che una escalation di queste azioni nel micro possano incidere nel macro.