Mi ha fatto pensare agli indicatori che si possono cogliere dall’abbigliamento sullo stato emotivo, e sul livello di benessere delle persone.
Di seguito l’analisi verte sulle emozioni di base delle stagioni interne.
Dovendo associare un’emozione all’estate questa sarà la rabbia, che porta con sé un alto livello di attivazione e di conseguenza il riflesso nell’immagine sarà un guardaroba dai colori accesi, rosso tra tutti e tessuti atletici e aderenti.
L’autunno è associato alla tristezza, che trova come corrispettivo nel guardaroba una palette di colori profondi e forme morbide che nascondono e proteggono come una carezza.
La primavera è associata all’entusiasmo rappresentato da colori allegri e uno stile eclettico.
L’inverno è associato alla paura, il guardaroba si tinge di nero, grigio e tessuti molto pesanti.
Ma ancor più che per una diagnosi le stagioni sono utili per invertire la rotta. Le stagioni potranno scambiarsi i guardaroba al bisogno, ed ecco che:
- L’estate potrà placare l’esubero di energia rossa con la tranquillità del guardaroba autunno;
- L’autunno potrà innalzare il livello del suo umore con il guardaroba della primavera;
- La primavera potrà arginare il suo entusiasmo con un po’ di prudenza attraverso il guardaroba dell’inverno;
- L’inverno potrà smorzare la sua paura con l’impeto del guardaroba estate.
Il guardaroba sarà così sia termometro sia rimedio alle oscillazioni del nostro umore.
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Marcello, per fare una diagnosi basta guardare le scarpe.
I depressi usano pantofole o scarpe morbide, hanno calze colore scuro, senza odore. Se un depresso ha le stringhe vuol dire che c’è qualcuno che si prende cura di lui e glie allaccia, oppure non è un depresso
o, peggio, è un depresso metodico ad alto rischio suicidario.
Gli euforici non hanno tempo da perdere,
infilano scarpe scalcagnate per risparmiare pochi secondi
e poi camminano male per ore.
Ci sono euforici senza riposo che camminano giorno e notte.
Le calze sudate e puzzolenti, di tutti i colori, spesso
spaiate e bucate.
Se un euforico si presenta in ambulatorio in ciabatte o scalzo,
coi piedi neri, è da ricoverare.
Gli schizofrenici a volte indossano scarpe spaiate per vezzo,
come una presa in giro scaramantica del mondo.
I paranoici hanno scarpe buone per scappare. Se arrivano con scarponi militari infangati, bisogna ricoverarli.
I senza fissa dimora hanno scarpe rotte, ma cristallizzate dallo sporco, indistruttibili.
I nevrotici arrivano con scarpe lucide che scricchiolano sul pavimento,
io non capisco da dove venga il rumore e guardo in giro.
(Paolo Milone, L’arte di legare le persone, Einaudi Editore, Torino, 2021, pag. 74-75)