Secondo la prospettiva dell’ontologia del linguaggio siamo esseri linguistici che ci raccontiamo la realtà e così facendo costruiamo il nostro mondo, così la qualità dei nostri risultati e della nostra vita dipende da come ce la raccontiamo!
E prima della parola viene il pensiero, dunque pensiero e linguaggio sono gli ingredienti alla base del nostro benessere o malessere.
Ogni giorno ne formuliamo tra i 60.000 e gli 80.000 che rappresentano il nostro dialogo interno. Da pensieri positivi derivano stati emotivi positivi e da pensieri negativi, stati emotivi negativi.
Se è vero che i pensieri arrivano è vero anche che il pensiero non è un fenomeno da subire quanto un atto da compiere. Ok ma come ti starai chiedendo?
Vale la metafora dell’interruttore e del fatto che nella nostra mente non può starci più di un pensiero per volta, e possiamo cambiare la tonalità del nostro pensiero con un clic (come si fa con l’interruttore della luce) utilizzando la comunicazione, ad esempio dandoci una scossa o facendoci delle domande.
Spesso si pensa che per avere una vita più piena e più ricca occorra cambiare vita mentre si può partire dallo stile di pensiero prevalente che si ha sulla nostra vita.
Vediamo da vicino cosa ci impedisce di mantenere “positivi” i nostri pensieri e come cambiare registro.
Qui ti presento il primi 2 sabotatori con degli spunti per cambiare registro di pensiero.
I successivi nel prossimo post.
Il primo elemento critico rispetto alla qualità/stile dei nostri pensieri è quello di scambiarli per dei fatti ad esempio se mi dico: mi piacerebbe diventare istruttrice di pilates, ma non ho la disciplina necessaria sto formulando una opinione che mi sabota.
Come cambiare registro?
Delle buone domande ci aiutano a rivedere questa serie di pensieri: cosa mi fa dire che non ho la disciplina necessaria? Ci sono situazioni nelle quali la ho avuta? Quindi il primo punto da tenere a mente è che: i pensieri sono opinioni e in quanto tali non sono né vere né false, quando li scambiamo per fatti possiamo rivederli e ampliare i nostri punti di vista.
Altro elemento che negativizza il pensiero è il ragionamento dal luogo del “dovrei/devo”:
A questa età dovrei avere un buono stipendio; dovrei avere una relazione stabile; dovrei chiedere un aumento; devo fare la dieta.
Questa forma di conversazione attiva la nostra parte passiva e vittimistica e apre lo spazio della lamentela, degli alibi.
Come cambiare registro?
Domandati se ci sono dei dovrei nella tua realtà, elencali e sostituisci la parola “dovere” con “volere”:
A questa età voglio un buono stipendio; Voglio avere una relazione stabile; Voglio chiedere un aumento; Voglio fare la dieta.
Riscrivendoli così, come ti suonano? Ti convincono? Se sì saranno delle dichiarazioni, se no cosa ti crucci a fare con il senso di colpa che è una cosa che non ti interessa?
Se ti va, fino al prossimo post lavora su questi primi due sabotatori e guarda come va.