I tuoi pensieri diventano le tue parole.
Le tue parole diventano le tue azioni.
Le tue azioni diventano le tue abitudini.
Le tue abitudini diventano i tuoi valori.
I tuoi valori diventano il tuo destino.
Gandhi
Avrai sentito dire che “la mappa non è il territorio”, si deve ad Alfred Korzybsky, filosofo e matematico polacco vissuto tra la fine dell’ottocento e la prima metà del novecento, l’elaborazione di questo concetto che mette al centro della costruzione del nostro mondo, il ruolo del pensiero e del linguaggio.
Pensieri e parole, sono il filtro con cui costruiamo la realtà. I nostri sensi ricevono un numero elevatissimo di stimoli ogni secondo, per poterli trasformare in ciò che chiamiamo esperienza dobbiamo filtrarli ed elaborarli, dargli un nome, quello che otteniamo sono delle mappe.
Queste mappe rappresentano la nostra individualità, e sono fatte di pensieri che vengono esternati con parole e diventano poi azioni, comportamenti e nel tempo abitudini e quindi credenze/convinzioni che abbiamo su di noi e sul mondo. Sono le lenti con le quali guardiamo quello che ci circonda e ci fanno agire più o meno efficacemente, dipende se sono mappe di buona qualità!
Per esempio, se mentre mi preparo per uscire di casa per andare ad un incontro importante davanti allo specchio inizio a pensare di non essere abbastanza qualcosa (abbastanza affascinante, intelligente, competente, esuberante) o essere troppo qualcos’altro (ordinaria, disordinata, timida), inizierò ad esprimere questo pensiero con parole (ma guarda che faccia/capelli, ci saranno altri più preparati di me, etc.) e poi con le azioni (ad esempio nella scelta di abiti sempre dello stesso colore, o forma, adottano posture di “difesa” e stando in disparte).
A questo punto con tutta probabilità questo modo di pensare e di agire mi metterà in situazioni nelle quali i miei pensieri troveranno riscontri nella realtà: la profezia che si auto-avvera.
A poco, a poco consoliderò convinzioni e credenze sulla mia persona: sono timida e ordinaria, nel mondo del lavoro per fare carriera bisogna essere esuberanti e affascinanti e io non ce la farò mai.
Questo processo sfortunatamente dà origine ad una credenza limitante che chiude a possibilità di sviluppo e crescita.
Le credenze però possono essere anche trainanti, il gioco diventa sostituire le credenze limitanti con altre credenze, positive e potenzianti, per fare questo può risultare utile un lavoro detossicante quotidiano a partire da un’attenta selezione nel proprio linguaggio.
Il filosofo russo Gurdjieff sosteneva che "noi diventiamo le parole che ascoltiamo". In effetti, le cose stanno proprio così: le parole che ascoltiamo e che pronunciamo lasciano una traccia in noi, lavorano nel nostro inconscio per giorni, mesi, anni, arrivando a cambiare la nostra mentalità e lasciando una traccia fisica nel nostro corpo. Gurdjeff aveva intuito che noi diventiamo per davvero le parole che ascoltiamo ma, ancor di più, quelle che pensiamo o pronunciamo e che continuiamo a pronunciare.
Che fare allora? E’ importante diventare consapevoli della nostra comunicazione, degli effetti che ha su di noi, nel processo di costruzione della nostra personalità e nel nostro sistema di credenze.
Osserviamole da vicino le parole che ci fanno male:
- Uso impulsivo e costante di forme negative che creano barriere: sono i NO e i NON SONO. Quando affiorano apri uno spazio al dialogo e domandati se le cose stanno proprio così, se è un NO irrevocabile o se sono solo alcuni aspetti che ti fanno da dire NO, lo stesso per i tuoi NON SONO, è proprio così? Totalmente NON SEI o ci sono solo alcune sfaccettature.
- Le parole che evocano carenze, sacrifici, sbagli (es. problema, limite, mancanza, errore, etc.), che fanno di noi persone pessimiste, distruttive e noiose. Quando nella tua comunicazione noti che il focus è sulle carenze, bilancia guardando anche quello che c’è, le risorse, e inizia a nominarle, trova e inizia ad usare dei sinonimi a queste parole che alleggeriscano il senso.
- Le generalizzazioni e gli assolutismi (es. sempre, mai, ogni volta, etc.) che creano dinamiche “o”/ “o”, bianco o nero, rigidità e chiusura. Allenati a srotolare i concetti, a specificarli, a dettagliarli, usa le relativizzazioni circostanziando i fatti con degli esempi.
- Le parole con valenza di dubbio che abbassano il morale, trasmettono bassa incisività ed energia (dovrei, se ci fosse, cercherò, forse, magari), sono spesso espresse con verbi al condizionale, sostituiscili con tempi al presente. Ricorda l’insegnamento del Maestro Yoda in Guerre Stellari: “Fare, o non fare! Non c’è provare!”.
Se hai bisogno di qualche suggerimento sulle parole da usare, trovi un elenco di parole positive qui.
elaborato da un gruppo di persone appassionate di linguaggio e pensiero positivo e qui trovi la TED della fondatrice
Elena Daniela Calin, la cui mission è promuovere parole positive. Si definisce in un modo bellissimo: una ricercatrice di parole positive!
Ora a te, se ti va inizia il detox e trova le tue parole!