Ad esempio l'autore cita la comunicazione capo collaboratore, oggi così mediata dal mezzo digitale, e la possibilità di migliorarla attraverso le metafore della cognizione incarnata che ci insegna che il nostro cervello trasforma le parole in sensazioni.
Nell’articolo l’autore riporta la seguente casistica “dire a un collaboratore, ad esempio, che noi lo accompagneremo passo-passo in questo percorso di ripresa e che gli saremo vicini, sempre pronti a tendergli la mano, attiva nel suo cervello specifiche aree e altrettanto specifiche reazioni fisiologiche, proprio come se quella mano noi gliela tendessimo davvero”.
Da questo ragionamento ne deriva, seguendo gli spunti della cognizione incarnata, che per il grande uso che stiamo facendo del lavoro da casa, dove visivamente quello che abbiamo costantemente sotto gli occhi sono monitor e devices e per il fatto che quando andiamo nei negozi o presso uffici abbiamo sotto gli occhi divisori, pannelli, totem di sanificatori, abbiamo bisogno di oggetti e di metafore linguistiche che facciano da alter ego e bilancino la situazione.
A proposito di parole l’autore nell’articolo suggerisce termini quali: solide fondamenta, caloroso benvenuto, stabilità, duraturo, consistente.
A proposito di oggetti, un’amica e collega mi ha segnalato un’azienda, Flowmarket, che ha creato dei prodotti con stampata una specifica parola, per materializzare i nostri bisogni più intangibili e servire da ispirazione per la riflessione e il miglioramento, per i proprietari e l'ambiente circostante.
Durante la pandemia ha creato una speciale collezione con parole ad hoc per stimolare un clima più favorevole, la trovi qui.
Ma non sono solo monitor, pannelli, sanificatori i protagonisti del nostro ambiente, noi stessi quotidianamente indossiamo mascherine e guanti. Sempre nell’articolo del Sole 24 ore, l’autore porta a riflettere sulle sensazioni di diffidenza, insicurezza e sui ricordi di strutture sanitarie e di malattia che attivano con effetti sulle relazioni sociali.
Questo fenomeno ormai iniziamo a conoscerlo ha il nome di enclothed cognition e riguarda l'effetto degli abiti sul nostro comportamento ed è per questo la utilizzo come logica nel confezionamento degli abiti (ne parlo anche qui).
A giudicare dalla larga diffusione di mascherine di diverse fogge e colori mi viene da dire che il commercio dell’abbigliamento contribuisca a riequilibrare la situazione rendendo più leggero, giocoso e anche un po’ fashion l’obbligo imposto.
Per concludere ritengo che lo strumento che possa sostenerci nel prosieguo di questo periodo, e che per me è lo stesso che rende la mia qualità della vita migliore riguarda le parole, da scegliere consapevolmente e con cura per dar voce ai pensieri, agli oggetti dei propri ambienti e ai vestiti del proprio guardaroba.
Approfondimento
Comunicazione interpersonale dopo la pandemia di Paolo Borzacchiello su Il Sole 24 ore