Formuliamo giudizi continuamente eppure siamo poco consapevoli di come questo avvenga e soprattutto tradurlo in parole non è così semplice.
È difficile tradurre in parole le sensazioni che affiorano, eppure nominare è un atto importantissimo, quello che nominiamo distinguiamo e quello che distinguiamo possiamo utilizzare, più nomi possediamo, più possibilità di azione abbiamo.
Allora entriamo nel merito della questione e vediamo da cosa dipende il modo in cui arriviamo a delle impressioni.
Un modo di spiegare il fenomeno è quello olistico (Asch) è un modello di tipo gestaltico, per cui l’impressione è generata da un effetto globale, la figura viene vista come unità, un insieme di caratteristiche che interagendo danno luogo ad una rappresentazione e ad un significato.
Altro modo di vedere la questione è quello del continuum (Fiske e Neuberg) che prevede un susseguirsi di fasi, per cui si passa da un’impressione generale ad una via via più approfondita, attraverso azioni cognitive di ragionamento e confronto.
Altro modo ancora è quello del ricordo (Smith e Zarate) per cui l’immagine viene confrontata con dei modelli che conserviamo in memoria.
E per finire il modello dell’algebra cognitiva (Anderson) secondo il quale ogni tratto possiede un significato. L’impressione finale che ricaviamo dai singoli tratti che caratterizzano una persona è una combinazione algebrica delle valutazioni associate a singoli tratti.
Ed è proprio quest’ultimo modello che fa da cornice di riferimento teorico al Lessico dell’Abbigliamento all’interno del quale offro proposte di decodifica per: forme geometriche e pattern tessuti, tipologie di tessuti, tagli e vestibilità degli abiti, principali capi d’abbigliamento, accessori.
Si tratta proprio di un vocabolario con la descrizione per ogni elemento di cosa suggerisce sulla base della sua struttura e dei simboli associati. Come dicevo si tratta di una proposta di significato e non una definizione assoluta perché l’assunto di base del Lessico dell’Abbigliamento è che c’è un livello d’interpretazione che condividiamo a livello generale e riguarda la simbologia degli elementi e anche dei bias di cui siamo portatori, eh sì anche loro fanno la loro parte, ma di questo ne parlerò un’altra volta. E poi c’è un livello personale che riguarda i contesti e la storia di ciascun osservatore che crea infinite sfumature.
Condividere un lessico significa dare dei nomi, collegare dei significati e offrire la possibilità di descrivere e utilizzare quei significati per comunicare, creando innanzitutto un’occasione di espressione e benessere per sé e poi a seguire di trasmissione di informazioni verso l’esterno.
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