Sulla base di alcuni studi, l'azienda Maple Holistics ha ideato dei modelli che rappresentano una possibile evoluzione fisica degli uomini causata dall'uso prolungato dei dispositivi tecnologici. In questo filmato il cambiamento viene descritto nei termini di: schiena curva, con muscoli del collo più sviluppati per compensare la cattiva postura data dalle spalle piegate, mani ad artiglio e gomiti piegati a causa dei lunghi periodi trascorsi usando lo smartphone, ma il cambiamento più incredibile potrebbe riguardare i nostri occhi occhi dotati di una seconda palpebra per filtrare la luce eccessiva emessa dai dispositivi tecnologici, a questo link puoi vedere il contributo video.
Mi sono chiesta se questa possa dirsi evoluzione? E mi sono risposta, che in un certo senso sì lo è, perché la natura fa il suo corso, il suo compito è quello di renderci più efficaci ed armonici nell’ambiente in cui ci muoviamo, la sua indole adattiva la porta a modificarsi e modificarci per consentire protezione, resistenza e performance ragionando in un’ottica di funzionalità più che di estetica. Quindi dal punto di vista adattivo se questo è il mondo che stiamo costruendo la natura ci renderà più adatti.
Il punto allora secondo me diventa: come garantirci la possibilità che il nostro cambiamento sia “evolutivo” nel senso di modificarsi in meglio in accordo con diverse sfere, non solo quella adattiva, ma quella estetica, spirituale, culturale, etc.
Beh qui il discorso si fa interessante e molto complesso, ma credo si possa convergere nel pensare che la mente abbia un ruolo fondamentale, insieme allo spirito e alle nostre emozioni. Se queste dimensioni ci orientassero in maniera intensa e profonda anziché a chiuderci in una relazione con un dispositivo tecnologico, ad aprirci ad una relazione con la natura e con gli altri come reagirebbe e si modificherebbe il nostro corpo?
Ne deriva che le nostre menti cambiano i nostri corpi, la tecnologia, che è un derivato dell’ideatività delle nostre menti, cambia i nostri corpi, ma il nostro corpo può cambiare le nostre menti?
Da quest’ultima domanda partì A. Cuddy per sviluppare i suoi studi diventando famosa per le sue power pose per accrescere l’autostima, la sicurezza e affrontare così sfide difficili.
Questa disciplina prende il nome di “embodied cognition”, in italiano cognizione incarnata, che restituisce al corpo un ruolo da protagonista o almeno co-protagonista insieme alla mente nella costruzione della conoscenza del mondo e nell’interazione con esso.
Il corpo non è quindi da considerarsi in balia dei pensieri ma può modificarli attivamente. Ad esempio si è constatato, attraverso numerosi esperimenti, che: camminare con una falcata ampia, energica e con mento sollevato infonde orgoglio, caparbietà, stoicismo (mentre la postura curva porta a scoraggiarsi, cattivo umore e basso livello di energia); contrarre la muscolatura influenza la volontà, ad esempio stringere i pugni aumenta la tenacia, aprire le braccia in segno di vittoria, stimola la produzione di testosterone e riduce i livelli di cortisolo dando maggiore sicurezza e forza.
In definitiva credo che sia molto utile ragionare nei termini proposti nel filmato da cui sono partita, vale a dire: come la tecnologia/la mente cambia il nostro corpo, e allo stesso tempo è molto utile chiederci come possiamo usare il nostro corpo per rendere più efficace ed “ecologica” (adatta alla nostra vita e al nostro benessere) la mente?
La risposta è secondo me trovando nella quotidianità abitudini che ci sostengano e ci rinforzino a partire dalla scelta delle parole che usiamo, delle posture che adottiamo e degli abiti che indossiamo, in questo post trovi qualche spunto per trovare nuove abitudini per la tua evoluzione.
Buon lavoro!
Se ti va di approfondire il tema dell’evoluzione e della cognizione incarnata qui trovi alcuni testi/link utili:
Mindy, How Technology Affects Our Bodies
Il potere emotivo dei gesti Sperling & Kupfer
Ted Amy Cuddy
Perché Einstein non portava i calzini
I segreti dell’intelligenza corporea