Quest’anno sembra fare eccezione, l’inconscio mi ha spinto ad autoregalarmi un mazzo di carte (intùiti) e così ho chiesto a loro e la risposta ha a che fare con il vuoto.
Allora ho cercato e raccolto le idee sul vuoto e quello che ho capito è che ha la potenzialità di essere riempito, che c’è un vuoto interiore ed un vuoto creativo, il primo è fatto di dolore, passività, noia, il secondo è fatto di passività attiva, di gestazione, di momenti di stop che anziché rallentare consentono di crescere.
Nella maggioranza delle culture orientali è sinonimo di possibilità, di intelligenza attenta non distratta dai pensieri, di capacità di individuare e distinguere le parti, anziché rappresentarle come fa la materia. La meccanica quantistica poi lo descrive come pieno di fluttuazioni energetiche generative di materia.
Nel mio percorso di ricerca mi sono imbattuta infine nel libro “Qualcosa” di Chiara Gamberale, da una recensione apprendo che la principessa “Qualcosa di troppo” sorpresa da un grande dolore rimane smarrita e inizia così a vagare per il regno dove incontra il Cavalier Niente che in compagnia di Madama Noia le darà insegnamenti sul valore del “non-fare”.
La tendenza del nostro tempo e nella nostra parte di mondo è certamente quella del fare e dell’essere pieni dentro e fuori. Dentro di pensieri, informazioni, sentimenti, opinioni, pregiudizi, stereotipi, fuori di beni materiali, tecnologia, oggetti, vestiti, etc.
Fare vuoto permette di lasciare spazio a qualcosa di nuovo, permette di spostarci dal fare all’essere e invertire una sequenza a rischio di inautenticità: faccio per avere per essere qualcuno ad una corrispondente al sé: sono, dunque faccio, quindi ho. La prima sequenza porta il rischio di partire da aspettative esterne, da qualcosa fuori di noi, in questo modo otteniamo e diventiamo ciò che “dovremmo”, la seconda parte dalle nostre caratteristiche, bisogni, desideri, in questo modo facciamo e otteniamo ciò che ci corrisponde.
In definitiva, cercherò di seguire il consiglio della carta “Prenditi il vuoto che ti serve”. Al momento ho ritrovato una passione che avevo un po’ tralasciato, la lettura delle carte e guadagnato la conoscenza di un libro nuovo che mi è venuta voglia di leggere.
Per la prima volta non farò bilanci né progetti, e il mio augurio non può che essere: tutto il vuoto che ti serve!