Ciò che giorno dopo giorno indossiamo agisce da specchio delle nostre caratteristiche, degli interessi e dei nostri valori.
Ad esempio chi ama l’oriente è probabile che nell’abbigliamento avrà qualche elemento stilistico che può riguardare le stampe o l’impressione generale di quel contesto, così chi è amante della musica rock è probabile che nell’abbigliamento riproporrà elementi dei suoi gruppi preferiti.
Ed è proprio questa funzione di specchio che consente a chi ci osserva di trarre informazioni su di noi cogliendo la nostra identità e a noi, da un lato di rinforzarla attraverso i simboli vestemici, la teoria della congruenza ci dice che generalmente preferiamo creare coerenza tra l’immagine interiore e quella esteriore; dall’altro di completarla ed espanderla inserendo, attraverso le caratteristiche che associamo ai capi dell’abbigliamento, quelle che crediamo mancarci (teoria del completamento simbolico)
Inoltre l’abbigliamento oltre ad essere specchio del sé è anche una estensione del corpo e in quanto tale, secondo la teoria dell’enclothed cognition, è in grado di influenzare i pensieri ed i comportamenti di chi lo indossa.
Ad esempio indossare abiti che contengono elementi di una elevata classe sociale (es. tessuti pregiati, tagli formali, etc.) suscitano una risposta fisica in chi li indossa che si manifesta in comportamenti di forza e dominanza (Kraus e Mendes 2014).
In questa dinamica, affinché i principi dell’enclothed cognition si realizzino è fondamentale il significato che attribuiamo ai singoli capi d’abbigliamento che, come in altre occasioni abbiamo detto, dipendono in parte dalle caratteristiche delle forme e dei colori (concetto di affordance – ne ho parlato qui ) e in altra parte ancora dall’esperienza personale di chi li indossa.
La cornice teorica di ispirazione è quella dell’interazionismo simbolico che, semplificando molto, presuppone che gli individui si relazionino al mondo mondo in base al significato che gli attribuiscono, questo significato è un prodotto sociale, vale a dire nasce dall’interazione tra le persone, infine questi significati sono continuamente montati e smontati dai singoli nella loro esperienza personale.
Il lessico dell’abbigliamento verosimilmente è soggetto dunque a queste stesse dinamiche, possiamo allora dire che sia un lessico facilmente interpretabile, condiviso, chiaro e che racconta a tutti le stesse cose?
Per permettere a ciascuno di farsi un’opinione a riguardo possiamo osservare che:
- Affinché ci sia una comunicazione deve esserci una intenzione comunicativa (ad esempio apparire estroverso, credibile, professionale, etc.), veicolata dalla scelta vestimentaria, che sarà oggetto di interpretazione da parte di qualcuno.
- L’intenzione è più semplice da decodificare quando è consapevole perché è più facile che poggi su codici condivisi (esempio se voglio comunicare credibilità è probabile che lo faccia con un codice che anche altri all’interno di un certo contesto conoscono, come ad esempio il colore blu, il taglio formale dei vestiti, etc.), risulta più difficile comprenderla quando non è consapevole, ad esempio la persona dice di non dare importanza all’aspetto estetico e mettersi un po’ quello che capita, ritenendo che non ci sia alcun lessico nel suo guardaroba. In realtà in quei capi che sceglie, a differenza di altri che scarta, c’è un significato e una comunicazione (non mi importa dei vestiti) che è però prevalentemente personale e più difficile da codificare dall’esterno.
- Per poter parlare di comunicazione condivisa e di lessico occorre che la distanza tra l’intenzione comunicativa e l’interpretazione dall’esterno sia tendente allo zero, se questo non succede significa che il lessico non funziona.
- Quanto più i capi scelti per comunicare sono convenzionali e fanno parte della cultura di riferimento di un determinato contesto, tanto più sono decodificabili nel loro lessico (esempio il tailleur in modo piuttosto trasversale indica eleganza e formalità e la polo informalità e comfort), quanto più i capi sono moda, meno sono decodificabili poiché occorre conoscere il linguaggio del brand, del designer, etc.
Approfondimenti dal blog sul lessico dell'abbigliamento
Un lessico dell'abbigliamento
Un breviario per lo stile e l'autostima
Se i vestiti potessero parlare
Abiti come indizi e messaggeri di personalità
La teoria che sta dietro al lessico dell'abbigliamento